San Salvatore-Castelvenere. Gli studenti a lezione con il pronipote di Joe Petrosino

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Mattinata intrisa dai valori come legalità, antimafia, pace, quella vissuta dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo San Giovanni Bosco di San Salvatore Telesino e Castelvenere. Un progetto che va avanti ormai da qualche anno quello di ‘Educazione alla Legalità alla Pace e ai diritti’ di cui è responsabile Agata Abbamonti. L’incontro con il pronipote del poliziotto italo-americano Joe Petrosino è andato in scena nella cornice dell’Abbazia Benedettina del centro telesino.
Ad aprire l’incontro la dirigente scolastica Maria Ester Riccitelli che asserisce “vogliamo dare ai ragazzi una vera lezione di vita. Vogliamo fargli capire quanto la testimonianza sia importante per mantenere in vita i valori, per formare la pace. Il messaggio che vorremmo lanciare è che l’istruzione può trasmettere la consapevolezza della legalità, far acquisire e far crescere dei valori importanti nei ragazzi”. La dirigente scolastica poi cita Borsellino, “se la mafia è un’istituzione antistato che attira consensi perché ritenuta più efficace dello stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando i giovani alla cultura dello stato e delle istituzioni”.
La parola poi passa al sindaco di San Salvatore Telesino Fabio Romano. “C’è soddisfazione per la realizzazione di questo convegno, su un tema attuale importante come la legalità, rivolto ai giovani del nostro Istituto Comprensivo. Questo è un incontro che deve servire a formare le coscienze e lanciare un messaggio forte per la crescita morale e dei valori già insiti nei ragazzi”. Cita Caponnetto poi il primo cittadino invitando i giovani presenti ad essere liberi e nuovi partigiani di questa resistenza alla legalità, spiegando poi che non si tratta di rispettare solo quelle regole scritte all’interno della Costituzione ma anche quelle non scritte. Un’educazione che deve partire già all’interno delle famiglie e solidificarsi nel lavoro svolto poi nelle scuole. Immediatamente dopo, il microfono passa a Romualdo Garofano assessore alla cultura, al turismo e alle politiche giovanili del comune di Castelvenere che chiosa: “Petrosino è stato il padre dell’antimafia, parlare solo di norme può essere deleterio in mancanza di un’attività legata alla fruizione diretta di testimonianze. Oggi dobbiamo fare di tutto per cambiare la società agendo soprattutto sull'educazione e sugli atteggiamenti, dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi l'educazione, la civiltà, il vivere in modo onesto”.
I due sindaci junior si sono chiesti come potersi impegnare fino in fondo e realmente per infondere nella vita non solo il valore della legalità ma anche della pace, trovando poi la sintesi nelle parole del Presidente Mattarella e di Martin Luter King.
La lezione su Joe Petrosino è stata poi intervallata da vari intermezzi musicali ed in principio si ci è soffermati sull’equazione, che pesava come un macigno sulle teste degli emigranti di origine italiana di fine ‘800 ed inizio ‘900, emigrato = emarginato. Equazione, diffidenza, razzismo che magari molte volte in questi anni abbiamo riversato sui migranti che approdavano sulle nostre coste. Una vita quella di Petrosino che non è stata facile, una lotta che è partita per caso nelle strade di New York e che l’ha visto poi protagonista ed in taluni casi precursore di tecniche investigative tutt’ora in uso tra cui: la tecnica dei travestimenti, delle infiltrazioni, della creazione di un pool di poliziotti anti ‘mano nera’ - era definita così la mafia negli States - la cosiddetta ‘Italian Legion’ o ‘Italian Branch’. Petrosino reinventò anche gli artificieri, ‘bomb squad’, le bombe del racket erano infatti all’ordine del giorno in quei tempi e salvò la vita al famoso tenore Caruso, in tournè a Ne York, che non volle cedere al pagamento del pizzo. Una vita partita dall’Italia, Giuseppe Petrosino era il vero nome nato a Padula(Sa) nel 1860 e finita in Italia a Palermo il 12 marzo 1909, quando venne assassinato con quattro colpi di arma da fuoco. Petrosino diceva che: “la mafia è mantenuta in piedi dalle nostre défaillance – dice il pronipote che aggiunge – lui si è trovato a combatterla circondato da un apparato poco sano”. Invettiva forte che lascia l’amaro in bocca perchè anticipa il documentario nel quale viene raccontato non solo Joe Petrosino, ma ricordati anche personaggi come Falcone e Borsellino, solo per citarne alcuni. Probabilmente Giuseppe Petrosino aveva capito con anticipo, la connivenza tra il malaffare e la politica, i mandanti del suo assassinio furono scagionati in maniera poco chiara proprio da un politico del tempo, ma aveva altresì capito che la ‘la mano nera’ non era un fenomeno isolato e di pochi, ma una vera e propria organizzazione internazionale. Sarebbe bene dunque interrogarsi sull’importante testimonianza di vita che ha lasciato lui e chi come lui ha sacrificato se stesso per dei valori fondamentali che sono poi la base del vivere civile di ognuno di noi.
Michele Palmieri
 



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