Sanita', i sindaci bocciano l'atto aziendale dell'Asl

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Si è svolta stamani l'Assemblea dei Sindaci - presenti in 15 su 78 - che doveva discutere, nel merito, dell'atto aziendale promulgato dall'Asl, ovvero: l'organizzazione interna - e quindi che si riflette sul territorio - della rete sanitaria.

Cita Machiavelli Carmine Valentino sindaco di Sant’Agata de’ Goti e segretario del Partito Democratico di Benevento nell’introdurre, stamani, in Conferenza dei Sindaci il proprio intervento in merito alla proposta dell’Atto Aziendale dell’A.S.L. Benevento.

Atto spiega Valentino, «che non può essere nella sostanza condiviso da questa Conferenza dei Sindaci, per varie ragioni e, pertanto, va respinto con contestuale invito alla Direzione Strategica dell’Azienda Sanitaria Locale di Benevento a condividere a sua volta le predette ragioni per essere effettivamente portatrice dei reali bisogni socio-sanitari della nostra provincia, che indicheremo di seguito, recependoli in atti formali da indirizzare a: Presidente della Giunta Regionale, legale rappresentante e, quindi, massimo responsabile politico della Campania, seconda regione italiana per popolazione con i suoi 5.870.000 abitanti; Presidente della V^ Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Campania; Struttura Commissariale tuttora attiva, nonostante le dimissioni del Commissario dott. Joseph Polimeni e la sua mancata sostituzione».

Questa dunque la posizione del primo cittadino del centro saticulano, posizione sostenuta anche dalla Commissione Consiliare Permanente. A fare il paio con le ragioni appena espresse lo stesso Valentino tende poi a fare due doverose premesse. La prima: «l’Atto Aziendale in esame può anche risultare ineccepibile, se così lo si vuol intendere, limitandosi però ai soli aspetti meramente formali di formazione dello stesso ovvero alla pedissequa applicazione delle norme regionali (rectius: della struttura commissariale) dettate in materia dal DCA 33/2016 “Piano regionale di programmazione della rete ospedaliera ai sensi del DM 70/2015”». La seconda: «il Comune di Sant’Agata de Goti ha impugnato avanti al TAR Campania di Napoli il DCA 33/2016 “Piano regionale di programmazione della rete ospedaliera ai sensi del DM 70/2015” per le ragioni di manifesta illegittimità indicate nel provvedimento di Giunta Comunale n. 82 del 23.05.2016, ratificato dal Consiglio Comunale con atto n. 14 del 27.05.2016».

Per Valentino: «Il ragionamento è molto semplice e riguarda anzitutto la corretta applicazione delle norme di legge, statale e regionali, che disciplinano la materia e che risultano violate proprio dalle previsioni contenute, in particolare, nel DCA 33/2016». Inoltre, per chiarezza, il sindaco della cittadina caudina richiama anche gli articoli 20 e 21 della L.R. 03.11.1994, n. 34 e s.m.i.: «Art. 20 Il Sindaco, la Conferenza dei Sindaci e il Comitato di rappresentanza. 1. Gli organi rappresentativi dei comuni esprimono, nell'ambito territoriale di ciascuna Azienda sanitaria locale, i bisogni socio - sanitari delle rispettive comunità locali. Art. 21 Rapporti tra aziende sanitarie locali e organi rappresentativi dei comuni. 1. Il direttore generale di ciascuna azienda sanitaria locale orienta la propria attività programmatica sulle linee di indirizzo fornite dal sindaco o dal comitato di rappresentanza».

Il segretario dem poi sottolinea: «Lette le predette normative, si evidenzia che i bisogni socio-sanitari delle comunità locali che costituiscono la provincia di Benevento non sono compiutamente rappresentati nell’Atto Aziendale in esame che, invece, recepisce in toto le vere e proprie imposizioni del DCA 33/2016 e del DCA 99 del 22.09.2016 “Piano regionale di Programmazione della Rete per l’Assistenza Territoriale 2016–2018”. Riguardo al DCA 33/2016 e, quindi, alle previsioni relative all’unico presidio Ospedaliero dell’A.S.L. Benevento, il “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori” di Sant’Agata de’ Goti, va evidenziato che le stesse violano norme di legge ed anche il Decreto Balduzzi citato nel titolo (DM 70/2015), ai cui standard dichiara di riferirsi; e tale violazione si concretizza allorquando si prevede una dotazione complessiva di soli n. 56 posti letto per acuti nel mentre il DM 70/2015, in riferimento alle strutture private, prescrive una soglia di 60 posti letto per acuti al di sotto della quale non può aversi accreditamento istituzionale. La stessa norma riporta poi – testuale – “… Al fine di realizzare l’efficientamento della rete ospedaliera, per le strutture accreditate già esistenti alla data del 1° gennaio 2014, che non raggiungono la soglia dei 60 posti accreditati per acuti … sono favoriti i processi di riconversione e/o di fusione attraverso la costituzione di un unico soggetto giuridico ai fini dell'accreditamento … In questi casi, con riferimento al nuovo soggetto giuridico ai fini dell'accreditamento, la soglia dei posti letto complessivi non può essere inferiore a 80 posti letto per acuti …”. Anche in questo caso è evidente che la norma, ancorché riferita alle strutture private, a maggior ragione si applica a quelle pubbliche nel rispetto dell’elementare principio della par condicio che vale ed è normato per tutti i settori in cui il privato agisce contestualmente al pubblico ed in concorrenza con questo. Diversamente opinando si dovrebbe affermare che la norma de qua stabilisca un inspiegabile principio di penalizzazione della struttura pubblica che, proprio per le dimensioni tanto esigue (nel ns. caso 56 rispetto a 60/80) ed in ragione delle caratteristiche specialistiche del settore, non potrà mai competere con il privato e sarà quindi destinato, ex lege, a soccombere in ogni senso».

Poi Valentino entra nel merito dell’Atto Aziendale, «che è – dice – trasposizione dei predetti Decreti Commissariali, si presenta come fortemente penalizzante per l’offerta di “salute”, per i servizi sanitari che riserva, in particolare al bacino di utenza del P.O. “Sant’Alfonso M. de’ Liguori” e più in generale, ai cittadini della provincia di Benevento , in quanto prevede, tra le altre cose: una sostanziale riduzione dei posti letto dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento che perde in assoluto 7 posti letto e, nella sostanza, quale A.O., 36 posti letto per acuti trasformati in 24 lungodegenze e 12 di riabilitazione: posti letto, questi, che ben potevano essere assegnati a strutture riabilitative di eccellenza che pure sono presenti sul territorio; un drastico taglio della cosiddetta “Rete territoriale Emergenza-Urgenza e sistema 118” con la soppressione del COT (Centro Operativo Territoriale) di Benevento, accorpato a quello di Avellino, e la riduzione da 10 a 6 dei Punti STI-118 dislocati sul territorio sannita, ognuno dei quali sarà chiamato a coprire una superficie di ca 350 Kmq; la soppressione delle Unità Operative di Cardiologia e di Oncologia del P.O. “Sant’Alfonso M. de’ Liguori” con contestuale, sensibilissima riduzione dei posti letto complessivi assegnati al nosocomio, che passano da 96 a 76, inclusi in questi ultimi 20 posti di lungodegenza, per cui il numero effettivo di posti letto dell’ospedale (per acuti), se lo si deve considerare ancora tale e non già, di fatto, come Residenza Sanitaria Assistita, scenderebbe addirittura a 56; l’ulteriore riduzione dei posti letto dell’ospedale classificato “Sacro Cuore di Gesù-Fatebenefratelli” che con due successivi decreti commissariale, il 49/2010 e il 33/2016, scende da 274 a 203 posti letto; un incremento di posti letto per tutte le province campane con la sola eccezione della cosiddetta macroarea Avellino - Benevento per la quale si decreta una riduzione di 80 posti letto di cui 71 solo a Benevento»

Ed evidenzia: «Il DCA 33/2016, poi, ancorché formalmente riferito a criteri e standard: palesa evidenti squilibri territoriali se si considera, proprio in riferimento al P.O. di Sant’Agata de’ Goti quanto evidenziato dalle OO.SS. della Dirigenza Medica, che in un comunicato pubblicato dai maggiori quotidiani campani e dalla stampa specializzata, hanno fatto rilevare che “In risposta all’emergenza di Terra dei Fuochi e sconfessando quanto previsto dalla legge finanziaria regionale (n. 6 del 2016) approvata ad aprile scorso, si accantona l’ipotesi di istituire un Polo oncologico pluriterritoriale a Sant’Agata dei Goti, ospedale nuovo ed attrezzato, dove sparisce l’oncologia a vantaggio di piccoli ospedali in dismissione come Piedimonte Matese e San Felice a Cancello cui sono attribuiti alcuni posti letto che in Oncologia non possono fare a meno della complessità per garantire salute pubblica. Furbizie ingenue da parte di chi ha negato ogni confronto qualificato con professionisti che conoscono i territori, finendo per garantire interessi particolari a discapito di vantaggi collettivi …”; fa registrare un continuum nell’azione di spoliazione dell’offerta sanitaria nel Sannio a fronte del mantenimento dello statu quo che, invece, il Piano ha disposto per altri territori ed altre realtà ospedaliere di analoghe dimensione e condizioni, sopravvissute miracolosamente ai “tagli” che per Benevento, invece, sono stato il primo e principale criterio».

Relativamente alla sola situazione del Presidio Ospedaliero “Sant’Alfonso M. de’ Liguori” di Sant’Agata de’ Goti, tiene a dire che « il Piano ex DCA 33/2016 e l’Atto Aziendale che lo recepisce in toto: ne sanciscono in buona sostanza la chiusura, artatamente differita nel tempo, creando le condizioni che porteranno a ciò nell’immediato futuro. E’ evidente, infatti, che un ospedale privato del reparto di Cardiologia, in un contesto nazionale e regionale che vede le patologie cardio-circolatorie al primo posto assoluto tra le cause di morte, non può avere a sua volta vita lunga. Quale utente sceglierebbe di sottoporsi ad un intervento chirurgico presso il sopravvissuto Reparto di Ortopedia e Traumatologia del Sant’Alfonso sapendo di non potersi avvalere, in fase preventiva e nemmeno in caso di estrema necessità, dell’opera di un cardiologo? E, in questa situazione, il COT 118 della macroarea Avellino-Benevento quanti utenti sceglierà di destinare al Pronto Soccorso del “Sant’Alfonso”? La risposta è semplice: pochi, pochissimi. Così, fra sei mesi o un anno si verificheranno i dati di attività del Sant’Alfonso e si accerterà – questo è sicuro – che l’ospedale non è produttivo perché non ha utenza per cui … va chiuso!....; preordina nei fatti, in conseguenza dell’articolazione interna data al P.O., condizioni di malasanità e di estremo pericolo per l’utenza che pure si rivolgerà o sarà in qualche modo costretta a rivolgersi al servizio pubblico, non garantendo gli standard minimi di sicurezza per la gestione, ad esempio, di accessi al Pronto Soccorso con codici gialli e rossi per casi di natura cardiologica o diversa ma comunque con potenziali complicanze a valere sull’apparato cardio-circolatorio».

Da qui l’invito di Valentino: «bisogna agire affinché l’A.S.L. Benevento, prenda atto dei fatti innanzi illustrati, li faccia propri e formalizzi specifiche richieste di revisione dei predetti Decreti Commissariali, affinché, attraverso le necessarie rettifiche degli stessi, si possano, innanzitutto, rispettare i dettati normativi di cui al DM 75/2015 ed agli artt. 20 e 21 L.R. 32/94 e s.m.i. e, con questi, riallineare l’offerta sanitaria nel Sannio almeno a quella minima garantita nelle altre parti del territorio regionale, senza nulla togliere ad alcuno ma restituendo quello che è stato tolto e che, invece, spetta alla provincia di Benevento».

La discussione verte poi sul costituendo Polo Oncologico.

«Discorso a parte merita poi il discorso Polo Oncologico previsto dalla Legge Regionale 05/04/2016, n. 6 Prime misure per la razionalizzazione della spesa e il rilancio dell'economia campana”, che al comma 3 dell’art.22 “Misure in materia sanitaria” detta:“3. Alla luce delle risultanze delle analisi sull’incremento delle patologie tumorali in una zona della Regione Campania svolte, ai sensi dell’articolo 1, comma 1bis della legge 6/2014, dall’Istituto Superiore di Sanità, la struttura amministrativa competente in materia di salute e sicurezza alimentare della Regione Campania, in raccordo con le A.S.L. e le A.O. dei territori interessati, entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, attiva, esclusivamente sulla base degli indirizzi del Commissario di governo per la prosecuzione del Piano di rientro dal disavanzo del Settore sanitario, i percorsi previsti dalla legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica) per gli Accordi di Programma Quadro, affinché la Regione Campania d’intesa con il Governo ed i Comuni interessati definisca idonee, legittime e concrete risposte ai bisogni dei territori coinvolti prevedendo, per quanto possibile, l’istituzione di un “Polo Oncologico Pluri-Territoriale” con la riallocazione dell’Ospedale “Sant’Alfonso Maria dei Liguori” di Sant’Agata dei Goti (BN), la rinaturalizzazione delle Aree Agricole a Rischio Ambientale, il riconoscimento di un marchio di Sanità Regionale per la tutela delle produzioni agro-zootecniche-alimentari e del pescato. Resta fermo che, per l’intera durata della gestione commissariale per la prosecuzione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, le attività di cui al presente comma, sono esercitate esclusivamente nell’osservanza delle disposizioni impartite dal Commissario ad acta”.
Tutti dobbiamo lottare affinché l’Accordo di Programma Quadro richiamato nella predetta norma regionale e previsto dall’art 2, comma 203 della Legge 662/96, diventi realtà, tenendo conto che la stessa Camera dei Deputati, con ODG n. 9/03119-A/11 del 18/02/2016, ha impegnato il Governo a “… far attivare un “Accordo di Programma Quadro” … tra il Dipartimento della Salute e della Sicurezza Alimentare della Regione Campania, le Aziende Sanitarie Locali, le Aziende Ospedaliere dei territori interessati ed i comuni della Terra dei Fuochi, il quale preveda specifiche azioni capaci di meglio tutelare la salute e lo sviluppo delle aree interessate …».

Secondo il primo cittadino saticulano: «Anche in questo caso è intervenuta la struttura commissariale che con DCA 30/016 ha proposto la rimozione del comma 3, dell’art. 22 della legge regionale n.6/2016” e, contestualmente, ha disposto “… la sospensione dell’efficacia dei provvedimenti assunti in forza delle disposizioni della legge regionale n. 6/2016 individuate come contrastanti con il Piano di Rientro, sino alla necessaria modifica o abrogazione ad opera dei competenti organi regionali”».

Valentino poi fa sapere che: «La battaglia sta continuando perché il Comune di Sant’Agata de’ Goti ha impugnato anche il DCA 30/2016 avanti al TAR Campania di Napoli e, nel frattempo, è forte un’analoga spinta in tal senso che viene dai sindaci di tutti i comuni della cosiddetta Terra dei Fuochi, riuniti sotto l’egida del Vescovo di Aversa, mons. Spinillo, che con noi sta combattendo una battaglia giusta ma di pace in quanto ha il solo fine di restituire a quei territori un ambiente sano nel quale poter vivere e di garantire ai tanti ammalati di cancro, bisognosi di assistenza super specialistica, un presidio dedicato, individuato nell’Ospedale ASL di Sant’Agata de’ Goti, che li possa accogliere e curare. Quel presidio, invece, oggi subisce il danno e la beffa: il danno di non essere ancora polo oncologico pluri-teritoriale; la beffa, di vedersi cancellati i posti di oncologia».

E conclude: «Questo è troppo! Allora, come Sannio e come Sindaci, rappresentanti di centinaia di migliaia di cittadini che vivono su un territorio difficile e disomogeneo, abbiamo il dovere di opporci con fermezza in tutte le sedi ed in tutti i modi consentiti, non potendo accettare pedissequamente, come ha fatto l’ASL rispetto ai predetti Decreti Commissariali, una inaccettabile penalizzazione della provincia tutta di Benevento riguardo a quel diritto alla salute, costituzionalmente garantito, che l’Atto Aziendale ASL, riflettendo i DCA 33/2016 e 99/2016, di fatto lede, riducendone in modo esponenziale la portata».



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