Sciopero generale, Sannio in piazza: 'Grande partecipazione, è solo il primo passo'

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Uno sciopero generale in Italia non lo si vedeva dal marzo, il 23, del 2002 quando il Circo Massimo a Roma fu gremito da oltre tre milioni di lavoratori, e segretario della CGIL era Sergio Cofferati. La metà degli aerei e dei treni fermi, fermi anche la maggior parte dei trasporti pubblici su gomma, adesione nazionale oltre il 70,2%. Disoccupazione ai massimi dal 77’ con quella giovanile che tocca il 44,2%. Secondo alcune associazioni il governo deve incassare anche il flop del progetto ‘Garanzia Giovani’ (solo il 15,5% dei giovani è stato ricontattato a seguito del primo colloquio. L’85% è rimasto arginato invece nella perenne attesa di essere richiamato). I cortei si sono svolti in 54 città i principali a Roma e Torino dove la Camusso ha ribadito che: “l’unica vera emergenza è il lavoro Sta al governo decidere se discutere o creare conflitto oppure scegliere di discutere. Nel ricatto non c’è modernità, e le regole imposte sono quelle degli anni 20”. Duri anche gli interventi di Landini – FIOM – e Barbagallo della UIL.

Lo sciopero generale a Napoli

A Napoli sono stati tre i cortei che hanno attraversato la città oltre quello dei sindacati in corso ancora ci sono quelli dei movimenti e dei collettivi studenteschi. In piazza come ribadito anche gli studenti che protestavano contro ‘la buona scuola’ voluta da Renzi, reclamando diritto allo studio, reddito e lavoro con diritti e tutele contro la precarietà. Momenti di tensione che però non è degenerata nei pressi di Piazza Matteotti – il corteo era partito alle ore 10 da Piazza Mancini - luogo in cui si sarebbe svolto il comizio conclusivo della manifestazione tenuto da Anna Rea, segretaria generale della Uil Campania e Gianna Fracassi segretaria nazionale della Cgil, e Piazza Garibaldi nei pressi della stazione centrale. Corteo che ha visto anche la vasta partecipazione dei ‘precari’ e delle cosiddette ‘partite iva’.

Lo sciopero generale visto dal Sannio

Allo sciopero oltre la CGIL hanno aderito anche la UIL e l’UGL. Nove i pullman messi a disposizione della CGIL partiti anche da Telese Terme, Benevento, Airola, Montesarchio. Secondo Rosita Galdiero – segretario generale CGIL Benevento – “i livelli di astensione raggiungono in tutta Italia il 70%, prova di uno sciopero molto atteso e sentito come forte è il risentimento nei confronti del Jobs Act. Con noi in piazza, partite iva, giovani e precari anche dell’Unisannio. Oggi si è ricompattato il mondo del lavoro in tutte le sue forme e sigle. ‘Così non va’ e ‘contro la cancellazione dei diritti e delle tutele’ i due slogan più acclamati in piazza”. “A fermarsi – continua la Galdiero – aziende importanti come la Nestlé, la GS, Carrefour e poi lavoratori di cliniche private e della Maugeri. Fermi anche i lavoratori dei cantieri fissi e dei trasporti. Come annunciato la CGIL andrà avanti nella battaglia e nella vertenza quello di oggi è solo un primo passo”. A fargli eco è Domenico Penna – segretario UGL Benevento –che conferma: “ il sentito spirito dei lavoratori che aspettavano lo sciopero generale” e poi continua: “ l’UGL è scesa in piazza dichiarando lo sciopero generale per tutelare i diritti dei lavoratori perché non condividiamo le scelte del governo. Nel Sannio abbiamo anche svolto assemblee e riunioni registrando una grande e alta percentuale di adesione”.
Euforico Fioravante Bosco – segretario provinciale della UIL – che ci tiene a ribadire come a fermarsi oltre alle numerose aziende sia stato anche la Gosaf di Sant’Agata De’ Goti e poi come un fiume in piena prosegue: “ è stata una giornata straordinaria per quanto concerne la partecipazione, con circa cinquantamila lavoratori che hanno dimostrato anche come la CISL, non essendo oggi in piazza, non solo tergiversando ma anche dalla parte del torto. Oggi viviamo un momento complicato, ed il governo ha deciso di non aiutare i lavoratori ed il lavoro né con il Jobs Act né con la Legge di Stabilità, ma anzi ha deciso di tagliare i fondi anche per i patronati costringendo i cittadini a pagare le prestazioni. Grandi aziende al sud oggi vivono un periodo di crisi e sono in ginocchio ma non esiste uno straccio di politica industriale”. Poi conclude: “nel Sannio nei prossimi mesi vedremo la messa in opera delle cosiddette grandi opere ma le aziende sannite che stato di salute hanno? Pessimo perché chiedono di continuo per i loro operai cassa integrazione e mobilità. Bisogna rimettere il lavoro al centro della discussione, il lavoro a tempo indeterminato e non la precarizzazione”. A chiudere Francesco Falace della Fiom di Benevento:“ il Jobs Act cancella solo diritti, aumenta il demansiona il lavoro, permette il controllo attraverso le video camere, modifica l’articolo 18. I lavoratori non possono accettare una legge delega che è una cambiale firmata in bianco. Nel frattempo non si creano nuovi posti di lavoro e non migliorano le condizioni del lavoro. Alle aziende non servono incentivi per i licenziamenti ma che ridurre il costo del lavoro. Renzi ha dimostrato continuità dunque con le politiche europee d’austerità in linea con Berlusconi, Letta e Monti. Siamo in piazza oggi per costruire una nuova coscienza sociale, perché lo stato sociale non è il bancomat dei governi, e non è nemmeno colui che deve pagare le loro scelte scellerate”.

Michele Palmieri



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