Secondo l'Istat a maggio cala la disoccupazione. Uil: "Dare risposte con strumenti adeguati"

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Corteo di disoccupati (foto di archivio)Corteo di disoccupati (foto di archivio)

A maggio, secondo l’Istat ci sono stati 20mila giovani occupati in più, il tasso di disoccupazione è calato dello 0,01% rispetto ad aprile fermandosi però al 41.5% mentre il generale si asseta intorno al 12.4%.

Secondo i dati Istat pubblicati oggi, nel mese di maggio 2015 20.000 giovani hanno trovato lavoro. Nell’ultimo mese il dato sulla disoccupazione giovanile è sceso dello 0,1%, rispetto al mese precedente, assestandosi intorno al 41,5%. Il tasso di disoccupazione generale su tutti i cittadini italiani resta invariato rispetto al mese precedente, rimanendo stabile al 12,4%.

Per la UIL, “sono troppi i dati, e c’è troppa confusione. Certamente la natura dei dati è diversa, ma se si riuscisse a mettere a fattor comune le tre fonti di conoscenza del nostro mercato del lavoro: Istat, Ministero del lavoro con le comunicazioni obbligatorie e Inps; riusciremmo a capire come stanno effettivamente le cose. La fotografia degli indicatori di maggio 2015, scattata dall’Istat, non ci fa essere ottimisti”.

“È infatti preoccupante la riduzione dell’occupazione– continua la sigla sindacale - l’aumento degli scoraggiati che non può che essere dovuto a un travaso dei disoccupati verso l’inattività e l’ancora altissimo tasso di disoccupazione giovanile, a cui non sembra aver dato risposta né il programma “Garanzia giovani” né i cospicui incentivi previsti per il contratto a tempo indeterminato che, probabilmente, hanno ulteriormente indebolito il contratto di apprendistato. Si sta sempre più assottigliando la forbice tra il complessivo numero di disoccupati e inattivi, rispetto agli occupati. Senza considerare che tra gli occupati ci sono centinaia di migliaia i lavoratori che ogni mese sono in cassa integrazione”.

“Tutto ciò – commenta Fioravante Bosco, segretario generale della Uil Benevento - costituisce soprattutto un grande problema sociale, al quale il governo Renzi deve dare risposte con strumenti adeguati e non con una semplice riscrittura delle regole del lavoro. Né sembra sufficiente l’iniezione consistente di decontribuzione senza scegliere la strada maestra delle politiche di crescita, sviluppo e attrazione di investimenti”



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