Seminari, al Museo del Sannio incontro sul mondo arabo

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Innovativo e interessante seminario, nella serata di sabato 8 dicembre, presso il Museo del Sannio, sul tema: "Quale futuro per il mondo arabo? Dalle Rivolte alla guerra su Gaza", incontro organizzato dall’associazione Millennium, da sempre attenta ai fenomeni geopolitici del mondo contemporaneo. Relatori dell’incontro Gianluca Vevoto, Giuseppe Esposito e Orazio Maria Gnerre, quest’ultimo ha svolto la funzione di moderatore e di analisi degli interventi.
Le vicende del mondo arabo appaiono spesso agli occhi di noi occidentali, di frequente anche a causa di una imprecisa e voluta superficialità dei media, come fatti lontani e figli di popoli arretrati e il più delle volte violenti,in effetti parliamo di un mondo solo apparentemente lontano, parliamo di una terra martoriata e senza pace in cui si intrecciano afflati religiosi ed interessi politici. Luogo dunque di popoli contesi, corteggiati e facilmente condannati come terroristi, piegati alle convenienze di stati potenti che, senza scrupoli e vestiti di autorità democratica, enfatizzano o condannano comunità che chiedono solo sopravvivenza e dignità di popolo. Le rivolte arabe appaiono allora, come vicende che, al di là dell’immagine di conquista democratica con cui l’occidente vuole classificare il fenomeno, avvenimenti simbolo di instabilità socio-politica dietro cui , sempre, si nascondono interessi dei grandi paesi dell’occidente. Ḥamās, "Movimento Islamico di Resistenza", organizzazione fondata nel 1987 sotto la pressione della Prima Intifada, quale braccio operativo dei Fratelli Mussulmani, per combattere l'occupazione israeliana della Palestina storica, pur se da sempre alleata della Siria e vicina alle rivendicazioni palestinesi, sta spostando i propri interessi diplomatici avvicinandosi agli USA, tutto ciò mentre la Turchia sta cercando di destabilizzare la Siria con l’accusa di inviare “ribelli” in quel territorio. In realtà la ‘primavera araba’ nasconde motivi ed interessi sull’area riconducibili alle grandi potenze quali gli USA, la Russia, la Cina ed in parte anche l’India. Le primavere arabe in effetti, non hanno portato cambiamenti significativi e sopratutto in senso democratico in quelle aree, basti pensare a ciò che sta accadendo oggi in Egitto tra la popolazione e il presidente Morsi, o alla Libia del dopo Gheddafi, che ha generato poteri tribali che si combattono ancora. Vi è dunque una regia più ampia in medio oriente, la Francia molto attiva nella questione libica, gli USA interessati al controllo dello stretto di  Hormuz, punto di grandissima importanza strategica se si pensa che vi transita circa un quinto di tutto il petrolio  prodotto nel mondo, un’area strategica molto vicina all’Iran, paese ricchissimo di risorse naturali e perciò di particolare interesse geopolitico. Anche la Russia, sebbene in misura minore, rivolge i suoi interessi all’area, se non altro per contrastare il predominio della presenza americana, basti pensare all’opposizione dichiarata ad interventi militari occidentali nella zona della Siria. L’America vuole però impedire possibili alleanze tra Siria ed Iran e persegue lo scopo di controllare le zone delle risorse energetiche, di proteggere Israele, sua storica alleata, di evitare zone di destabilizzazione e di consolidare il controllo dei punti strategici dell’area. Il Qatar è stato scelto dall’America, in alternativa al ruolo fino ad ora svolto dall’Arabia Saudita, come stato su cui esercitare l’influenza in funzione anti Iran ed il controllo delle rotte verso l’oceano indiano, tutto ciò anche per impedire l’influenza sovietica nella zona. Nell’Oceano indiano stanno nascendo basi commerciali, vedi quelle indiane e cinesi, che interessano l’economia americana, quel “filo di perle cinese” che arriva fino allo stretto di Malacca. L’India è dunque zona di grande interesse per l’America, controllare l’India significa contenere la Cina, che sta cercando di conquistare l’amicizia politico-economica di quel paese, ma l’India guarda con interesse anche all’Iran e dunque, ancora una volta, l’Iran appare come un ostacolo da superare. Tutto ciò mette in evidenza come la questione palestinese e le primavere arabe nascano in modo endogeno, ma sono gestite , in modo diretto o indiretto, da chi ha interesse a ridisegnare l’area del medio oriente. L’attacco alla Striscia di Gaza di questi ultimi giorni da parte di Israele, non ha prodotto risultati territoriali significativi, l’episodio è solo riconducibile a questioni di politica interna ad Israele, è stata una ‘prova’ bellica che ha evidenziato il sostegno militare dell’Iran alla Palestina, ma ha prodotto, grazie all’avvicinamento palestinese all’occidente, il riconoscimento della Palestina quale stato ‘non membro osservatore’ dell’ONU. Indebolita la Siria, Hamas ha infatti cambiato alleanza fiutando di poter, così, controllare Gaza. Il medio oriente è però anche zona di forti contrapposizioni religiose fra islamisti classici, in netta diminuzione, e salafiti di stirpe sunnita e islamisti sciiti, in una lotta all’interno dell’islamismo in cui si inserisce l’occidente che, attraverso la politica del “dividi et impera”, cerca di promuovere, a proprio vantaggio, gruppi religiosi che finiscono, quasi sempre, per diventare nemici degli stessi occidentali. Complicata trama del mondo islamico dunque, in cui si inseriscono forti interessi per le fonti energetiche ed il loro controllo, in un intrigo che poco ha a che fare con i diritti dei popoli, ma è piuttosto espressione di una politica del particolare a cui poco importano le sacrosante ragioni generali.
Coinvolgente occasione di riflessione su un tema solo sfiorato dal nostro interesse occidentale, poco attento alla lettura accorta di dinamiche che solo apparentemente non ci appartengono in quanto esse, nostro malgrado, dirigono , anzi sempre più dirigeranno, le scelte economiche e sociali del nostro mondo. In conclusione dobbiamo evidenziare solo il piccolo rimpianto per la scarsa affluenza di pubblico ad un evento che meritava sicuramente maggiore rilievo.
Eusapia Tarricone



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