Sette vizi per raccontare l'Italia, la cultura che risponde alla demagogia nel primo libro di Melania Petriello

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"Al mio Paese è il viaggio dell'occhio che guarda per raccontare, utilizzando il filtro della lingua, della catarsi, della identificazione. Della dissomiglianza. Della coralità.
Il paradigma della frattura tra ricerca e giornalistiche attiene alla necessità storica di ricontestualizzare la memoria. E che abbiamo il dovere di raccontare, per vincere la resistenza della demagogia e della disaffezione".
E' così che la giornalista sannita Melania Petriello parla del suo primo libro "Al mio Paese. Sette vizi. Una sola Italia", raccontato da dieci firme eccellenti della stampa italiana, con il prologo di Franco Di Mare e l'epilogo di Fabrizio Dal Passo. Edito da Edimedia, il lavoro fa parte della fortunata collana pensierolento, diretta da Nazzareno Orlando.
Il debutto, è il caso di dire, ieri a Roma, nella prestigiosa sede della Federazione Nazionale della Stampa, con la calorosa accoglienza del Segretario generale, Franco Siddi, sorpreso dalla non consueta partecipazione alla presentazione del libro di un'autrice al suo primo lavoro, anche se accompagnata da personaggi affermati. In sala, molti rappresentanti del mondo dell'informazione, degli uffici stampa istituzionali, di organismi internazionali.
Giuseppe Crimaldi (Il Mattino), Tiziana Di Simone (Radio Uno), Luciano Ghelfi (Tg2), Luca Maurelli (Il Secolo), Carlo Puca (Panorama), Gianmaria Roberti (La Discussione), Fausta Speranza (Radio Vaticana), Carlo Tarallo (Dagospia) e Vanni Truppi (autore Rai), ognuno a suo modo, hanno raccontato il proprio Paese, il nostro Paese, i suoi vizi, non peccati, le debolezze collettive, non individuali, che uniscono e dividono l'Italia. Quelle imperfezioni che, come scrive Franco Di Mare nel prologo, spesso, più delle virtù, "stanno dietro le manifestazioni dei saperi dell'uomo, delle sue scoperte, dietro la creazione del benessere e della bellezza, dietro le opere d'arte e la poesia".
A dare il battesimo all'opera prima di Melania Petriello, nella sala convegni della Fnsi di Corso Vittorio Emanuele a Roma, c'erano il Garante per l'Infanzia, Vincenzo Spadafora, il capo redattore della giudiziaria del Messaggero, Massimo Martinelli e Fabrizio Dal Passo, docente di Storia Moderna e di Storia delle Istituzioni politiche alla Sapienza. A lui, l'autrice si è rivolta quando si è trovata davanti il materiale prezioso e fragilissimo delle memorie italiane, attraversate consapevolmente e inconsapevolmente con l'espediente dell'avvenimento quotidiano, della storia personale, di un giorno qualunque di un italiano comune. La strage di Capaci, il Concilio Vaticano II, il caso Pasolini, il '68, ma anche gli interminabili ed inutili pranzi al Consiglio europeo e i muri invalicati più che invalicabili tra nord e sud. Tutto questo e molto altro, scrutato democraticamente dal basso, è 'Al mio Paese', un libro redatto in maniera magistrale che, secondo Massimo Martinelli, "consente ai giovani di riappropriassi di una fetta di storia che non troveranno scritta da altre parti".
Se qualcuno cerca di rubare la memoria ai giovani, a riprendersela sono i protagonisti, Viviana Altieri e Natale Cutispoto, dello short film scritto e diretto da Valerio Vestoso, ispirato al libro, che ha aperto la presentazione ufficiale di ieri. Un video, applaudissimo dal pubblico, già premiato come miglior cortometraggio al Viday di Roma, la rassegna di cinema e arte visiva del FilmStudio di Trastevere, ora in esposizione a Palazzo Odescalchi. Un lavoro che Martinelli interpreta alla perfezione con la volontà di esporre la memoria del Paese nel luogo più frequentato dai ragazzi, affinché possano diventarne custodi e padroni.
E' il Garante dell'Infanzia a testimoniare il tentativo di scippare e di occultare il passato agli occhi delle nuove generazioni. L'arma per ribellarsi esiste ed è l'eccellenza: "Non possiamo rassegnarci - dice Spadafora - all'idea di sacrificare la qualità".
'Al mio Paese' diventerà presto uno spettacolo teatrale, con la rielaborazione drammaturgia di Irma Immacolata palazzo e della stessa autrice. Sarà in scena al Teatro Eliseo, la prossima stagione.
Toccante, poetica, la sintesi di Fabrizio Dal Passo, che ogni giorno, per passione, prima ancora che per lavoro, si nutre di storia, di arte, di bellezza, di romanità. Origini che nascondono vizi che se barattate con le virtù, avrebbero consegnato al futuro un Paese 'altro', lontano dal 'mio Paese'. Un Paese fatto di realtà e di illusioni, dosate non sempre sapientemente: "L'Italia - scrive Dal Passo - è il miracolo di un bambino che nasce da una madre indegna…L'Italia è la contraddizione che trionfa, è la resurrezione del giusto dall'ingiusto, del grande nell'infimo".
Per questi motivi, la speranza di riscatto civile di un popolo è destinata a sopravvivere al peggio.
Laura De Figlio



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