Si scava a S. Agata de' Goti. Rifiuti urbani, ma anche sanitari e di autofficine. Trovati alcuni fusti

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A fine giornata, i tecnici dell'Arpac e gli uomini della Forestale hanno rilevato la presenza di alcuni fusti. Al momento il contenuto è ancora da verificare. Bisognerà attendere le analisi dell'Arpac tra circa 10 giorni. Da questa mattina stanno operando, sul terreno di un’ex cava di tufo di S. Agata de’ Goti, in località Capellini – Palmentata, gli uomini dell’Arpac, assieme a quelli della Forestale di Benevento e della stazione di S. Agata, alla ricerca di rifiuti pericolosi. “Stiamo eseguendo un’attività su delega della Procura di Benevento, iniziata 5 mesi fa, sulla base di alcune dichiarazioni fornite da un pentito di camorra, ma che hanno poco a che fare con quanto si sta rinvenendo” – ha dichiarato un responsabile della Forestale. “Per ora, anomalie sono state riscontrate: parliamo di rifiuti sanitari, urbani, di autofficine e simili”. Questo, dunque, è quanto è emerso dai primi due scavi effettuati nell’ex cava. “L'operazione è stata possibile grazie alla sinergia con l’amministrazione comunale, con l’Arpac di Benevento e di Salerno, con i reparti provinciali e locali della Forestale e con i vigili urbani del comune caudino”. La zona è stata sottoposta a sequestro e tra oggi e domani saranno eseguiti altri scavi. Partendo da quanto è stato trovato circa un mese fa in località Canepino a Morcone, la Procura della Repubblica di Benevento ha avviato una serie di indagini in tutto il Sannio. S. Agata de’ Goti è, per natura geografica, terra di confine tra il Sannio ed il casertano e voci di popolo hanno sempre raccontato di cave situate soprattutto nella zona al confine con la Terra di Lavoro e ricoperte in poco tempo di chissà cosa. Solo adesso, però, si sta cercando di indagare e capire se le voci possono rimanere tali o trovano un fondamento. L’area oggetto di scavo, circa un ettaro, è da solo un anno di proprietà di una società locale, ma fino al 2013 era appartenuta a privati, sempre di S. Agata. Secondo quanto raccontato dai proprietari storici della cava, intorno alla metà degli anni ’70 si smise di estrarre tufo, dal momento che il materiale era di scarso valore e difficile da vendere. Per oltre 10 anni la cava fu lasciata abbandonata, fino a quando, intorno agli anni ’90, il Comune la chiese in prestito per sopperire alla saturazione della discarica comunale ufficiale, con tanto di delibere. Il proprietario storico ci tiene a sottolineare che in quel sito sono andati solo rifiuti urbani “la munnezza delle case e quella del mercato della domenica”, ma nulla di più. Inoltre, racconta che se in alcuni casi furono notati pneumatici ed elettrodomestici vari, furono fatti rimuovere immediatamente. Il Comune, a quanto si apprende sempre dal proprietario, usufruì del sito per qualche anno, poi la cava fu ricoperta di pietre. Ritornando agli scavi, gli uomini della Forestale hanno dichiarato che si tratta di una cava che può essere rappresentata come a forma di panino: il tufo di base, i rifiuti ed ancora il tufo. Il primo scavo è arrivato ad una profondità di poco meno di 12 metri, tenendo conto che a 25 metri l’estrazione tufacea si fermò data la scarsa qualità del materiale. Stesso procedimento si sta eseguendo nel secondo scavo. L’attività continuerà anche domani, data la vastità della zona da analizzare. Solo in corso d’opera sarà possibile valutare se estendere le ricerche o fermarsi solo a questa cava. Sta di fatto che la zona è invasa da insetti e più ci si avvicina agli scavi e più sale un puzzo nauseabondo, irrespirabile. Preme alla calma il sindaco Valentino che accompagnato da qualche componente della sua giunta, presiede i lavori all’ex cava. “Come Amministrazione comunale vogliamo sfatare qualche falsa voce che negli anni ha individuato varie zone della regione come siti di sversamento di rifiuti illegali e pericolosi, come la Terra dei Fuochi. Vogliamo fare accertamenti e capire fino in fondo se esistono aree critiche e come intervenire. Stiamo lavorando al fianco dei vari organi competenti, affinché si faccia luce e si mettano in campo tutte le verifiche necessarie al fine di documentare in modo certo eventuali situazioni di criticità di natura ambientale. Il nostro scopo è di garantire situazioni di certezza in merito alla salute del territorio”. “Siamo qui per fare accertamenti preliminare sulla radioattività e sulla presenza di eventuali rifiuti radioattivi. Da quanto riferito dai colleghi non ci sono misure di rilievo, fatto salvo le fonti naturali dovute alla presenza del tufo in abbondanza in zona. Per il resto dei rifiuti – ha ribadito il responsabile Arpac di Benevento, Pietro Mainolfi - si procederà ad accertamenti: ad occhio sembrano rifiuti di tipo urbano, misti a rifiuti che potrebbero essere di tipo industriale o sanitario. Rimandiamo tutto ai successivi accertamenti analitici in base ai campionamenti. Dovranno passare una decina di giorni prima di avere il responso delle analisi dal Centro regionale di Agnano per l’Arpac”.

Nella Melenzio



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