Slot machine. Gli orari imposti ai giochi creano danni anche all'erario

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Gioco e ludopatia, un binomio che qualcuno cerca di rompere con regole e limitazioni orarie. E' quanto ha fatto il sindaco di Napoli, De Magistris, imponendo dallo scorso giugno e poi prorogando la limitazione dell'accensione delle macchinette da gioco dalle 9 alle 23, con deroga al regolamento comunale.

La recente ordinanza del Comune di Napoli relativamente alla limitazione “estrema” degli orari di accensione delle apparecchiature da intrattenimento sta facendo discutere parecchio come quella di Bergamo: si è fatto sentire, di conseguenza, anche il Presidente della Sts-Fit Giorgio Pastorino che si esprime in modo estremamente negativo nei confronti del “dictat” di Napoli ritenendo che limitare gli orari in cui si può giocare con le “macchinette” oppure si può scommettere, creerà notevoli difficoltà.

E non solo agli esercenti o i proprietari di alcuni dei migliori casino online che si troveranno con introiti sempre più “magri” e con i quali dovranno fare i conti con la tassazione a venire nel prossimo autunno, ma saranno un danno anche per l'Erario, naturalmente, ed anche per i giocatori che avranno sempre la possibilità di rivolgersi al gioco online di qualche sito illegale, senza garanzia alcuna. Secondo Pastorino le ordinanze di queste due importanti città, ma anche di altre emesse sempre con il medesimo criterio di “proibire” il gioco lecito, non avranno alcuna conseguenza di “salvaguardia del territorio e dei loro cittadini”: troppe alternative “aperte” si possono trovare, anche rischiose... ma sembra che questo non turbi lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali.

Vi è quindi chi dice "basta andare contro il gioco d'azzardo trincerandosi dietro la lotta contro il gioco problematico" ed il dilagare di questa dipendenza". senza però rendersi conto che "il proibizionismo non ha mai avuto esiti positivi o significativi", ma ha solo creato confusione ed “attrazione” proprio perché una cosa viene proibita... L'esperienza dovrebbe servire a qualcosa, e con questo si riferisce a quella fatta nel Trentino Alto Adige dove il gioco è stato quasi bandito da tutta la Regione e l'unica cosa che è riuscito a provocare è stata la nascita e la proliferazione di tantissimi totem che adesso devono essere “rincorsi” dalle Autorità per provvedere al loro “spegnimento”.

L'entrata in vigore dei “nuovi orari” nella città di Napoli, che consentono il gioco solo dalle 9 alle12 e dalle 18 alle 23 è stata motivata, come sempre sta succedendo nella nostra Penisola, con l'emergenza sanitaria rendendo pubblico che in Campania si spendono circa 119 euro annui pro capite per il gioco (che è uguale a 30 cent al giorno). Ma questa sarebbe una emergenza? Forse sì, ma concettualmente questo intervento del Comune viene messo in campo magari per far vedere che “qualcosa l'amministrazione fa” in relazione a quanto gli altri non hanno fatto.

In realtà, non sembra che la spesa “messa in gioco” possa giustificare un intervento così radicale a discapito di imprese ed aziendine che con il gioco vorrebbero avere una attività commerciale comparabile a qualsiasi altro settore: ma questo sembra impossibile trattandosi di gioco, seppur regolamentato dallo Stato ed al quale vengono versate somme ingenti. Nel medesimo tempo, Sts-Fit si è attivata nella città di Bergamo dove andrà contro il Comune e la sua ordinanza sugli orari chiedendo conto dei quattrini fatti perdere alle attività commerciali a seguito di queste restrizioni. Si spera che in Conferenza Unificata e con la riforma dei giochi si parlerà non solo di distanze ma anche di limite sugli orari... sarebbe meglio.



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