SPECIALE CITTA' SPETTACOLO: Vittoria di 'Raccontami Benevento', ma occhio alla troppa... 'napoletanità'

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SPECIALE CITTA’ SPETTACOLO - A darci la misura di come stia procedendo il Festival è stata la presentazione del libro del suo direttore artistico. Venerdì 12 settembre Giulio Baffi a Palazzo Paolo V ha parlato del suo Sik Sik l'artefice magico, edito da Guida. Il volume raccoglie la trascrizione del testo messo in scena nel 1979 al Teatro San Ferdinando di Napoli (la cui direzione artistica era al tempo proprio di Baffi), ed una serie di fotografie di Tommaso Le Pera, alcuni bozzetti di scena e le critiche teatrali uscite all'indomani dello spettacolo. Il libro è, inoltre, corredato da un cd con la registrazione audio della serata del 12 aprile, “rubata” da Baffi ed ora resa pubblica perché l'unica testimonianza della rivisitazione che di quel testo Eduardo aveva fatto in occasione della messinscena al San Ferdinando. Un'operazione ammirevole, quanto piacevole è stato riascoltare dalle parole di Baffi una serie di aneddoti sulla vita in scena di Eduardo. Il direttore artistico di Città Spettacolo ci ha restituito, stavolta, la voce di un grande autore/attore e con essa le emozioni provate. Ebbene questo evento – per usare una litote – non aveva certo il pubblico delle grandi occasioni. Ecco qui dimostrata la disaffezione che ormai il pubblico ha per il Festival cittadino, nonché la “distrazione” delle istituzioni culturali per l'evento. Ma c'è anche un altro aspetto che mi si è particolarmente chiarificato grazie a questa presentazione editoriale e che si potrebbe riassumere nel luogo comune che spesso e, ancora mi capita di sentire di una Benevento “provincia” o forse sarebbe meglio dire “periferia” di Napoli. Baffi ha scelto i suoi spettacoli in cartellone (e con suoi si intenda anche i suoi preferiti), perché ama il teatro napoletano, di un amore candido e vero, ma, ahimé, Benevento non ci sta bene in tutta questa napoletanità, non sono i suoi abiti, la sua è un'altra storia, un'altra memoria. Qualche volta il teatro napoletano, con la sua tradizione umoristica di un riso che nasconde sempre la difficoltà, se non il tragico, del vivere quotidiano, con la messinscena di quell'innata e davvero unica arte di arrangiarsi, riesce ad avere la meglio su un teatro privo perché privatosi, della tradizione. È il caso degli spettacoli in scena venerdì rispettivamente al Teatro De Simone e all'Arco del Sacramento: Statue unite di Eduardo Tartaglia vs Capatosta di Gaetano Colella, per la regia di Enrico Messina. Il primo ha, appunto, la semplicità del teatro napoletano classico, il secondo volendosi confrontare con un tema caldo della contemporaneità (il caso dell'Ilva di Taranto), non riesce a sviluppare una drammaturgia veramente teatrale, ma si sofferma su una superficie che ricorda più i modi e i tempi (e le musiche!) della fiction televisiva.
Non vale lo stesso per la partita Napoli-Stratford-upon-Avon disputatasi sabato sera. Eduardo negli
ultimi anni della sua vita aveva tradotto La Tempesta di Shakespeare in napoletano arcaico, ma non la aveva poi rappresentata. Ci ha pensato il regista Bruno Garofolo che ha allestito un'opera-concerto: Napoli nella tempesta, andata in scena sabato sera al Teatro romano. Nonostante gli sforzi e i ragguardevoli interpreti lo spettacolo non ci restituisce l'intenzione eduardiana e sopratutto è lontana anni luce dalla “popolarità” di cui è permeato il teatro di Eduardo. Tutt'altro spirito ha guidato “The Hats Company”, una compagnia che lavora sui testi originali di Shakespeare, ma adattandoli alla tradizione della Commedia all'Italiana. Giochi di parole, inciampi scenici, pastiche narrativi hanno reso godibile e comprensibile anche ai non anglofoni lo spettacolo diviso in due parti: Don't say that name, please! e Wrong play, my lord andato in scena al De Simone.
La vittoria per i Raccontami Benevento, andati in scena finora, va, intanto, a Claudio Di Palma. E non potrebbe essere altrimenti visto che la sua partita se l'è giocata sul campo, anzi negli spogliatoi dello Stadio Ciro Vigorito. Con “Quelli del '76”, ha recuperato una storia tutta beneventana:
il campionato inciso nella memoria collettiva dei beneventani che mai come allora erano stati vicini ad andare in B. Di Palma la ricorda, anzi la “ridà al cor” con intensità, ottima presenza scenica, grande capacità affabulatoria.

Marialaura Simeone



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