Telese Terme, le esperienze di alcuni giovani europei del Progetto TUC promosso dalla Social LaB76

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un momento del Progetto TUCun momento del Progetto TUC

Si è concluso ieri il progetto internazionale ‘TUC’ –Training Using Creativity- finanziato dall’Agenzia Nazionale per i Giovani titolare del progetto Erasmus+, il primo in terra sannita, proposto dalla cooperativa Social LaB76. 26 i giovani operatori sociali e culturali accolti.

Erano arrivati il 13 aprile da Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Romania, Spagna,Lettonia e Italia i 26 giovani selezionati al progetto ‘TUC’. Una settimana di ‘palestra creativa’ di nuove conoscenze, d’intrecci affascinanti come teatro ed espressività. “Un approccio diverso, un viaggio, dei laboratori di formazione. Uno strumento: il teatro‬ – ci spiega il presidente della Social LaB76 Maria Grazia Di Meo - che i ragazzi potranno poi applicare in vari modi nelle loro esperienze di lavoro”.
Fondamentale la formazione dunque che è stata curata dall’ artista, trainer e Project Manager Emanuele Nargi e da Riccardo Brunetti, docente universitario presso la ‘Sapienza’ a Roma, psicologo e coordinatore del ‘Cognitive and Clinical Psychology dell’Università di Roma.

Quello che è andato in scena per una settimana, campo base la biblioteca comunale di Telese Terme, sono stai i workshop, le feste interculturali, le reinterpretazioni di canti abiti e balli tipici delle tradizioni di provenienza. “Social LaB76 – asserisce ancora la Di Meo – ha progettato l’evento in maniera ‘piccola’ solo per riuscire a gestirlo, anche perché poi un numero maggiore di ragazzi avrebbe previsto non solo dei formatori in più ma anche la disposizione di locali diversi che in zona non si trovano facilmente”.

A IlQuaderno, i protagonisti hanno provato a raccontare le funzioni dei laboratori, le impressioni. A parlare anche i formatori come Riccardo Brunetti: “Questo è un progetto che mira ad un obiettivo ben preciso: allenare la creatività per poi utilizzarla in tutti i contesti in cui lavorano i ragazzi dal sociale ai bambini. Ed il teatro è un ottimo strumento per allenare la creatività. Vorremmo insegnarli ad essere anche imprenditori di se stessi”. Gli fa eco Emanuele Nargi: “Abbiamo pensato al teatro come performance art, perché non tutti sono teatranti c’è anche chi lavora in ufficio e ciò potrebbe permettergli di rompere la quotidianità. Nella vita la creatività è uno strumento utile, anche se utilizzata solo per provare a crearti delle opportunità nel marasma della crisi”.

Cristina, spagnola, ci riferisce che “è stata un’esperienza nuova quella di lavorare con il teatro. È una cosa molto speciale e non credeva di riuscire ad intrecciarsi in maniera così veloce in diverse culture”. Evija invece proviene dalla Lettonia, per lei l’esperienza “È stata grandiosa ed interessante, anche se quando sono arrivata non sapevo cosa aspettarmi. Il percorso si è dimostrato complicato ed impegnativo perché nella mia routine quotidiana non faccio tante cose, ma ho scoperto di avere molto più talento di quanto credessi. Per alcuni di noi questa è stata una grande possibilità, io sono tornata a sentirmi bambina. Giocare lavorare con la voce sono cose che normalmente che non compi, ed i formatori in questo sono stati bravissimi.”

Aurelian proviene dalla Romania e ci spiega che ha partecipato a questo progetto perché “volevo esplorare non solo la mia creatività, ma anche perché mi permetteva di visitare questa parte dell’Italia. Devo dire che è stata un’esperienza molto profonda. Ho conosciuto tante persone interessanti e ho imparato cose nuove”. Aurelian ha anche un obiettivo: “cercare di mettere in pratica le cose che ho imparato qui nel mio paese”.

Tomas invece proviene dalla Repubblica Ceca, e per lui questo “è stato un approccio totalmente diverso rispetto alle altre esperienze che ho fatto in passato, mi piacciono le idee simboliche e le metafore sulle quali abbiamo lavorato. È stato bello anche riuscire a percepire l’importanza di ogni momento e sentire la tensione che man mano si creava durante il corso. Forse, la cosa più bella è stata quella di creare una piccola performance e poi interpretarla una persona sola, un’esperienza completamente nuova. È stato interessante però anche fare una composizione artistica usando i materiali presenti nella stanza, senza poterla minimamente pensare”. 

Michele Palmieri



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