Tre arresti per la strage del bus sulla A16

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Falso in atto pubblico e concorso in omicidio colposo plurimo. Queste le accuse che questa mattina hanno portato in carcere tre degli indagati per la tragedia del bus precipitato il 28 luglio scorso dal viadotto Acqualonga dell'A16 Napoli - Canosa, nel quale morirono 40 persone. Si tratta di Gennaro Lametta, titolare della Mondotravel, proprietario del bus e fratello dell'autista morto nell'incidente, Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, funzionario tecnico e impiegata della Motorizzazione civile di Napoli. Lametta è stato prelevato questa mattina alle 7 dalla sua abitazione di Napoli dagli agenti della Polstrada di Avellino, che nelle settimane scorse chiese di essere ascoltato sulla falsa revisione del pullman. La procura dispose anche una perizia calligrafica poiché uno dei due funzionari contestava l'autenticità della propria firma. Perizia che smentì il funzionario. Si tratta di un secondo filone dell'inchiesta principale che vede indagato Gennaro Lametta assieme a due funzionari di Autostrade per l'Italia per omicidio colposo plurimo e disastro colposo e altri tre dirigenti per omissione in atti d'ufficio nel capitolo relativo alla mancata manutenzione sulle barriere del viadotto. Il gip di Avellino, Antonio Sicuranza, ha accolto le richieste di custodia cautelare, avanzate dalla Procura. Le indagini dei pm Annecchini e Del Bene si riferimento alla mancata revisione del bus che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata effettuata soltanto sulla carta nei giorni successivi all'incidente. Nei mesi scorsi la procura di Avellino aveva contestato il falso in atto pubblico ai due funzionari che consegnarono il certificato di revisione del bus precipitato datato marzo 2013, ma in realtà era stato compilato con l'accesso illegale ai sistemi informatici della Motorizzazione Civile di Napoli pochi giorni dopo l'incidente.



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