Universo Teatro: “La freccia nel fianco” ha chiuso la rassegna

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E’ andata in scena ieri sera, 24 novembre, alle 21 presso il Mulino Pacifico la rappresentazione teatrale “La freccia nel fianco” del Cut (Centro Universitario Teatrale) dell’Università degli Studi del Sannio, spettacolo conclusivo della rassegna Universo Teatro sul tema “Tra magia e realtà: streghe a convegno in co del ponte presso a Benevento”, inaugurata lunedì 19 novembre e dedicata ai gruppi teatrali degli atenei di tutto il mondo.

Erano presenti allo spettacolo l’assessore alla Cultura del Comune di Benevento Raffaele Del Vecchio, il rettore dell’Università degli Studi del Sannio Filippo Bencardino e la delegata alle attività culturali dell’Ateneo Rossella Del Prete. L’esibizione è stata preceduta da un messaggio di benvenuto e di ringraziamento di Michelangelo Fetto e Antonio Intorcia della Solot ,Compagnia stabile cittadina. Hanno dato la parola al direttore artistico della kermesse Ugo Gregoretti, nonché presidente onorario del Cut e regista della trasposizione teatrale de “La freccia nel Fianco”.

“Nel 1975 la Rai - ha detto Gregoretti - mi affidò la realizzazione di un programma culturale in cinque puntate di un’ora ciascuna intitolato Romanzo Popolare Italiano. Era una rilettura in chiave ironica e parodistica di cinque romanzi che avevano avuto grande diffusione in Italia e clamoroso successo negli anni compresi tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Tra questi La freccia nel fianco di Luciano Zuccoli, pubblicato nel 1913 e destinato alle lettrici alto-borghesi. In esso come per gli altri romazi io avevo una duplice funzione, autore e regista della trasposizione televisiva e commentatore e critico fisicamente in scena del testo letterario.

La freccia nel fianco è un romanzo ricco di situazioni e di dialoghi, ma anche di pagine descrittive molto seducenti e appassionate, talvolta così esagerate e deliranti da rasentare la comicità, molto amate dalle lettrici di allora ma difficilmente trasformabili in battute dirette, problema che in questi casi si pone sempre. Tentai perciò di salvare una di queste improbabili pagine inventando un coro recitante di signore, di lettrici che passeggiavano in scena, leggendo a voce alta con grande e comica immediatezza i brani descrittivi e alternandosi con il racconto dei personaggi. Dopo oltre trent’anni assisterete al tentativo di sottoporre La freccia nel fianco a un nuovo esperimento: la trasformazione del vecchio copione della riduzione televisiva in testo teatrale, adeguandolo al palcoscenico e affidandolo ai giovanissimi studenti del Centro Teatrale di Benevento, quasi tutti esordienti. La trama è una storia d’amore che nella fase iniziale presenta una singolare anomalia: lei Nicolettta ha 18 anni e lui, Bruno, che l’ha fatta innamorare scoccandole nel fianco la freccia di Cupido, ne ha 8…”.

Nello spettacolo c’è la perfetta compenetrazione tra recitazione teatrale e proiezione delle immagini televisive del 1975. L’allora quarantenne Ugo Gregoretti accompagna gli spettatori nella storia in scena dalle prime battute introduttive fino al termine, quando spiega le differenze esistenti tra il romanzo originario di Luciano Zuccoli e la trasposizione cinematografica di Alberto Lattuada del 1945. Come anticipato dal maestro, la rappresentazione ha un coro recitante di signore che, leggendo il romanzo, non senza momenti di piccola comicità, accompagneranno la triste vicenda di Nicoletta Dossena e Bruno Traldi di San Pietro.

Tra la ragazza e il fanciullo sboccia immediatamente un casto idillio, si instaura un rapporto esclusivo, fatto di tenerezze e venato di lievi morbosità. L'incanto si interrompe bruscamente quando, una mattina, il conte Fabiano (padre di Bruno) è costretto a fuggire da un creditore. La giovane resta profondamente turbata dalla partenza del bambino e sente che il piccolo Amore “le aveva piantato nel fianco una freccia di cui ella non sapeva più liberarsi, di cui avrebbe portato il peso e il segno per tutta la vita”. Dodici anni dopo, Bruno e Nicla si incontrano casualmente in un caffè di Milano, dove il giovane si è stabilito da poco. Il marito di Nicla accoglie Bruno come un fratello e permette che i due si frequentino. Gradualmente i loro sentimenti crescono, ma Nicoletta sembra ferma nel proposito di non cedere alla passione e all'adulterio.

L’amore, però, è più forte e rivivendo i ricordi e i luoghi della loro amicizia, i due si rendono conto di non poter resistere. Approfittando di una breve assenza di Luigi (marito di Nicla), si abbandonano a una notte d'amore. Il giorno dopo Bruno parte, mentre Nicla esce con una barchetta sul lago in tempesta e si lascia morire annegando. Fine tragica di una rappresentazione dai toni malinconici, ma mai noiosi. Scenografia semplice, ma efficace. Tanti gli attori che si sono alternati sul palco: Carmen Ambrosino, Carlotta Boccaccino, Michele Bosco, Mariella Ciruolo, Katia Cogliano, Maura De Rosa, Floriana Fusco, Vito Galante, Giovanni La Motta, Gilda Lorizio, Erminio Panella, Bruno Petretti, Raffaele Spagnoletti, Silvia Tavino.
G.P. 



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