Vicenda Centro Aiuto alla Vita. Lidu Benevento: "siamo per la laicita' delle Istituzioni e la difesa dei diritti civili"

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“Non ci interessa contestare il CAV: non ne condividiamo metodi e finalità, ma rispettiamo la libertà di ciascuno di operare nel modo più confacente al proprio modo di pensare, a condizione, tuttavia, che tale libertà non si risolva in pregiudizio della libertà altrui”.

“Il CAV (Centro Aiuto alla Vita) è un'associazione privata che si distingue per una costante attività di contrasto alla corretta applicazione di una legge dello Stato, la 194/1978, che, in vigore da quasi trent'anni, tutela il diritto delle donne ad una maternità voluta e consapevole. La spina verde di Rione Libertà e le strutture su di essa esistenti sono beni pubblici, realizzati con soldi pubblici e destinati all'utilizzo per scopi di pubblica utilità”.

Così in una nota la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo Benevento che è intervenuta sulla vicenda dell’inaugurazione dello spazio del CAV (Centro Aiuto alla Vita) all’interno della Spina. Una vicenda che ha visto molte prese di posizione.

“Il Comune di Benevento – hanno aggiunto il presidente della Lidu, Luigi Diego Perifano – ha concesso l'uso di un bene pubblico ad un'associazione privata che opera con l'obiettivo primario di contrastare una legge dello Stato. Non ci interessa contestare il CAV: non ne condividiamo metodi e finalità, ma rispettiamo la libertà di ciascuno di operare nel modo più confacente al proprio modo di pensare, a condizione, tuttavia, che tale libertà non si risolva in pregiudizio della libertà altrui. Ciò che contestiamo è la condotta dell'Amministrazione Comunale che, da una parte, usa come scudo una parrocchia per accordare l'utilizzo privatistico di strutture pubbliche; e, dall'altra, viene meno ai propri doveri di neutralità e correttezza istituzionale , i quali impongono non solo il rispetto delle leggi dello Stato, ma soprattutto la tutela , quando espressamente prevista dall'ordinamento giuridico ,come nel caso della L.194/78,della libertà di coscienza e di scelta di tutte le cittadine e i cittadini amministrati”.

E concludono: “Non serve ribadire ciò che dovrebbe essere scontato: gli amministratori comunali non possono e non devono riversare nell'attività rivolta alla sfera collettiva i propri valori etico-religiosi, assoluti e non negoziabili, specie quando ciò si sostanzia in una sottile forma di pressione psicologica nei confronti di donne che già vivono con intima sofferenza il ricorso all'interruzione di gravidanza.La laicità delle istituzioni pubbliche dovrebbe essere un valore acquisito e condiviso: ma evidentemente a Benevento c'è ancora chi ritiene plausibile assecondare, nel 2017, un antistorico conflitto fra convinzioni religiose e diritti civili".



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