Vicenda mensa, ricorso al Consiglio di Stato?. M5S: "Una spesa illogica"

12:32:59 1225 stampa questo articolo
Marianna Farese e Nicola Sguera Marianna Farese e Nicola Sguera

"È giusto che un Comune dissestato paghi cifre importanti per difendere l’indifendibile?".

"Le tante, troppe parole dell’assessore Del Prete (di complemento a quelle del Sindaco) non riescono a nascondere il vero movente dell’agire di questa Amministrazione, che, incapace di accettare una sentenza di buon senso da parte del TAR Campania sulla refezione scolastica, decide di appellarsi al Consiglio di Stato. Intollerabile che una cinquantina di famiglie (che in realtà stanno agendo coraggiosamente anche per altri che o non vogliono esporsi o non possono per motivi economici) umìli in questa maniera il sindaco Mastella, che si vantava di anticipare addirittura a livello locale le decisioni dell’ANCI".

Così i donsiglieri comunali Nicola Sguera e Marianna Farese che intervengono sul tema della mensa scolastica. Solo alcuni giorni fa il TAR aveva dato ragione ai genitori annullando la decisione sul divieto di consumo del panino.  

I due consiglieri grillini commentano la decisione del Comune di Benevento che ha fatto sapere di voler ricorrere al Consiglio di Stato: " La lesa maestà non poteva rimanere impunita. E poiché le spese legali del Comune saranno “socializzate” dall’intera comunità mentre quelle delle famiglie ricorrenti saranno a loro carico immediatamente la Del Prete ha dichiarato: «L’Amministrazione Comunale, pur prendendo atto della sentenza [che significa, ci chiediamo, prendere atto?], ha deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato». Non ci interessa ribattere punto per punto le asserzioni dell’assessore. Ci pare perdita di tempo. Come la vicenda del divieto delle biciclette su Corso Garibaldi, la mensa sembra diventata la casamatta da difendere ad ogni costo, il luogo simbolico in cui sembra giocarsi il destino stesso di un’Amministrazione che aveva promesso di risolvere tutti i problemi della città e si è rivelata mediocre o inconcludente rispetto a ciascuno di essi. Oppure è dovuta ricorrere alla coercizione, come in questo caso. Come ci si può vantare di avere oltre mille iscritti sapendo che essi non avevano alternative? Che, letteralmente, o si mangiava “questa minestra” o si ci buttava dalla finestra? E non c’è un po’ di imbarazzo nell’ammettere che la Commissione preposta ai controlli ancora non è operativa?". 

E concludono: "Per questo abbiamo presentato interrogazione, depositata oggi, in cui chiediamo di conoscere i costi di questo atteggiamento protervo. È giusto che un Comune dissestato paghi cifre importanti per difendere l’indifendibile? A noi appare amministrativamente (e moralmente...) illegittimo gravare l’Ente di una spesa illogica e realisticamente destinata ad avere efficacia nulla, configurandosi come mero esercizio vessatorio (a spese della comunità) nei confronti di famiglie che si sono limitate a reclamare un diritto (riconosciuto da tutte le sentenze e dal MIUR!) e che hanno pagato di tasca propria per tale riconosci-mento".



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