Vino, in Campania nessuno come il Sannio. Fioccano i primati, ora serve crescere davvero

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Diecimila ettari vitati, circa ottimila vignaioli, cento aziende imbottigliatrici, un milione di ettolitri di vino prodotto, tre denominazioni di origine e una indicazione geografica (Aglianico del Taburno, Falanghina del Sannio, Sannio e "Beneventano"), sessanta tipologie di vini per 2500 viticoltori. Ma non solo: circa il 50% della superficie viticola campana (e quindi della produzione), pari a 23mila ettari di territorio, è del Sannio. Tanto quanto basta per detenere il primo posto nel comparto vitivinicolo della Campania e nella produzione di reddito in agricoltura che spetta la comparto vitivinicolo.
Se non sono numeri importanti questi, allora c'è poco da discutere. Se invece, vogliamo soffermarci su quella che è la vera potenzialità del Sannio (senza tralasciare le altre 'perle' che si chiamano olio, ceramica, zootecnia oltre al vasto patrimonio artistico e culturale), vale approfondire e dare la giusta vetrina e considerazione ad un settore che deve essere riconosciuto da tutti. I dati della produzione vitivinicola del Sannio, sono stati resi noti dal progetto 'In Vino Veritas'. Un percorso 'intelligente' composto da sei eventi "made in Sannio", in quella che viene considerata la 'patria dell'enoturismo'. Vitulano, Ponte, Castelvenere, Paupisi, Torrecuso e Solopaca (il prossimo weekend l'ultimo appuntamento della serie con la tradizionale 'Festa dell'Uva') hanno ospitato eventi, spettacoli, degustazioni, showcooking, visite guidate e convegni. Se a questo aggiungiamo anche la manifestazione 'Vinalia' di Guardia Sanframondi, allora il quadro è completo.
Le difficoltà restano eccome, visto che il settore si trova spesso e volentieri affogato dalla burocrazia e paga politiche sbagliate fatte in passato, sopratutto a livello regionale. L'errore maggiore? La gestione dei P.I.F. Una tematica calda che è stata alimentata, domenica scorsa a Torrecuso, in occasione della giornata di chiusura di 'Vinestate'. Un paesaggio vitivinicolo del Sannio è possibile, nessuna utopia: in quest'ottica, anche l'idea degli amministratori telesini di avviare le pratiche per la candidatura Unesco dei vigneti sanniti (c'è un incoraggiante precedente con le Langhe piemontesi) viene buona. Niente è impossibile, specialmente se sul territorio operano imprenditori vitivinicoli capaci e preparati che non aspettano altro che essere messi nelle condizioni migliori per operare. Durante il dibattito l'intervento più concreto è stato quello del presidente del Consorzio Sannio Tutela Vini, Libero Rillo che, affermò, senza mezzi termini, che per raggiungere livelli di eccellenza occorre mettere in campo progetti seri legati alla produzione, alla programmazione ed al territorio. Solo così il Sannio potrà ambire alla definitiva consacrazione, puntando sulla qualità del prodotto ed aprendo una volta per tutte ai mercati emergenti all'estero. Occorre farsi conoscere insomma, puntando sul turismo rurale e sulla capacità delle nuove generazioni di ottimizzare quanto di buono è stato fatto in decenni di storia. L'opportunità c'è e viene dalla distrubuzione dei nuovi fondi regionali: è importante partire con il piede giusto, evitando gli errori del passato e scommettendo sul capitale umano. I vertici provinciali sono tutti d'accordo. Adesso servono i fatti.
G.V.



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