‘Le Iene’ sugli speed check. Anche a S. Agata i dissuasori della ‘Noi Sicuri’

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Vincenzo Iannotta, comandante della Polizia Municipale di Sant'Agata dei GotiVincenzo Iannotta, comandante della Polizia Municipale di Sant'Agata dei Goti

Anche S. Agata de’ Goti coinvolta, di riflesso, nell’ultima inchiesta de ‘Le Iene’, il programma televisivo di Mediaset. Questa volta nell’occhio del ciclone sono finiti gli ‘speed check’, i gabbiotti arancioni che dovrebbero contenere le telecamere e controllare la velocità dei veicoli. Il collegamento tra questi dissimulatori di velocità e S. Agata è presto detto: il 10 febbraio 2011 si tenne un incontro pubblico, voluto dall’amministrazione Valentino, per fornire un’informativa sulle misure di sicurezza stradale attivate con l’installazione degli speed check. All’incontro parteciparono amministratori locali e provinciali, esperti del settore e il responsabile del progetto “Noi Sicuri”, Paolo Goglio. Ed è proprio Goglio che Mauro Casciari, inviato de ‘Le Iene’ ha cercato in lungo ed in largo per fare chiarezza sull'argomento. La 'iena' Casciari, nella trasmissione, ha contestato il fatto che attorno agli speed check esisterebbero delle anomalie, dovute alla “mancata approvazione e omologazione da parte del Ministero delle Infrastrutture, si tratta di semplici contenitori privi di alcun misuratore di velocità approvato, anche il Codice della Strada non approva l’uso dei gabbiotti arancioni come segnaletica ed il divieto posto sulle colonnine non è regolamentare (misura 15 cm e non 40 cm come per legge). Ma l’elemento che complica tutta la situazione è il fatto che, sempre secondo le ricerche di Casciari, la ‘Noi Sicuri’ avrebbe venduto a circa 400 Comuni italiani i dissuasori per 3mila euro l’uno, mentre ad un privato costerebbero neanche 200 euro. Detto ciò, e dato che anche il Comune di S. Agata si è avvalso della collaborazione della ‘Noi Sicuri’, IlQuaderno.it ha ascoltato il Comandante della Polizia Municipale di S. Agata, Vincenzo Iannotta per fare chiarezza sulla questione. “Innanzitutto voglio sfatare la leggenda dell’illegittimità di questi strumenti riportando l’editoriale del portale tecnico della polizia locale ‘poliziamunicipale.it’” – ha esordito Iannotta. Dall'aticolo emerge che “gli armadietti porta autovelox fin tanto che non saranno espressamente vietati dalla legge potranno continuare ad essere utilizzati anche se il Ministro delle Infrastrutture la pensa diversamente. Al momento, infatti, non esiste alcuna disposizione normativa che impedisca ad un comune di installare a bordo delle proprie strade, nei punti più pericolosi, i contenitori dei controllori elettronici del traffico. Certamente questi manufatti dovranno essere impiegati per effettuare controlli, anche se saltuari. E non dovranno costituire insidia o pericolo per la circolazione stradale. E neppure potranno essere installati senza alcuna logica, in un numero esorbitante rispetto alle reali esigenze di controllo. Ma dire che questi contenitori sono vietati appare decisamente fuori luogo. Nessuna disposizione normativa al momento vieta l'installazione di questi armadietti che non possono essere classificati ai sensi del codice stradale e relativo regolamento. Quindi se il Ministro dei Trasporti intende vietarli dovrà essere approvata una disposizione ad hoc, ovvero diramato l'atteso decreto interministeriale che da quasi 4 anni è in attesa di essere divulgato per regolare compiutamente l'impiego degli autovelox in Italia e regolare anche la ripartizione dei proventi autovelox al 50% tra ente proprietario della strada ed organo accertatore”. In relazione a S. Agata de' Goti, nel luglio 2011, la Giunta Comunale (atto n. 248) aderì al progetto sperimentale di prevenzione e sicurezza stradale “Noi Sicuri” il cui coordinatore nazionale all’epoca era Paolo Goglio, con l’obiettivo di ridurre i comportamenti imprudenti e gli incidenti in determinate zone del territorio. La decisione fu sostenuta da varie richieste e petizioni presentate da cittadini per l’area Capitone - Sanguinito e per quella di Località Capellino a seguito dell’apertura della nuova sede del Liceo Classico”. Il progetto fu avviato con l’installazione di tre cabine arancioni in Via Capellino ed altre tre in località Capitone - Sanguinto, dove il monitoraggio effettuato aveva fatto emergere una particolare pericolosità con il superamento dei limiti di velocità oltre il 70%. “Dopo aver ottenuto il parere positivo della Prefettura di Benevento ed il nulla osta dell’Amministrazione Provinciale di Benevento, il progetto a S. Agata ha previsto l’acquisizione in locazione di sei cabine per la durata di sei mesi, con il rinnovo per altri sei mesi con l’utilizzo delle cabine in comodato d’uso gratuito; i monitoraggi effettuati dalla ditta incaricata prima, durante e dopo; l’attività di consulenza per le campagne di educazione e sensibilizzazione mediante la presentazione pubblica e la comunicazione con diffusione di manifesti” – ha continuato il Comandante Iannotta. Solo dopo un anno (delibera n. 343 del 30/11/2011) la Giunta Valentino ha chiuso il progetto, sottolineando gli ottimi risultati ottenuti con un’inversione di tendenza da parte degli automobilisti in particolare in località Capellino. “Mi preme sfatare un altro falso mito, quello relativa ai costi – ha precisato Iannotta - . Il costo totale dell’azione per la fornitura in locazione, la consulenza e le attività di monitoraggio è stato di 6mila euro, pagati in tre anni. Niente altro è stato pagato a nessun titolo. Le attrezzature bruciate da vandali, inoltre, non sono state né potevano essere caricate sul conto del Comune, ma a carico della ditta. Non era dunque un espediente per gonfiare ulteriormente la spesa”. Il Comandante Iannotta ci tiene a sottolineare, poi, come il progetto degli ‘speed check’ sia stato anche oggetto di una tesi di laurea e sia valso al comune caudino il premio “Targa Blu 2012 – Honoris Causa” per la sicurezza stradale conferito dal Centro Studi Indipendente sulla Sicurezza Stradale.

Nella Melenzio



Articolo di Valle Caudina / Commenti