"Camorra Capitale": richiesti 30 anni di carcere per Pagnozzi

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Tribunale. (foto di repertorio)Tribunale. (foto di repertorio)

Richieste di condanna pesantissime per i 32 imputati del processo “Camorra Capitale” che hanno scelto il rito ordinario, con pene per i vertici della cosca che vanno dai 13 ai 30 anni di reclusione.

30 anni di carcere. È quanto richiesto dalla Procura di Roma nel processo denominato Camorra Capitale ai danni di Domenico Pagnozzi, soprannominato “o professore” e ritenuto a capo dell’omonimo clan originario di San Martino Valle Caudina –  operante però in autonomia dal gruppo di Gennaro Pagnozzi detto “o’ giuaguaro” scomparso di recente – nell’avellinese. Pesanti anche le accuse: associazione mafiosa, associazione dedita al narcotraffico, plurimi episodi di riciclaggio e numerose estorsioni.

Il raggio d’azione del clan

Gli arresti scaturirono all’alba del 10 febbraio 2015 con l’operazione “Tulipano” condotta da Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di RomaDirezione Distrettuale Antimafia. In totale le manette scattarono per 61 persone – tra cui anche Salvatore Cavaiuolo di Pannarano difeso dall’avvocato Massimiliano Cornacchione per lui la richiesta di condanna è di 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione - furono sequestrati beni per diversi milioni di euro mentre gli indagati furono ben 99. Per gli inquirenti si trattava forse "dell'ultimo capitolo del dominio romano del clan Senese". Si parlò di una vera e propria camorra romana, operante in particolare nella zona sud est della capitale.  Loro stessi, come emerge dalle intercettazioni, sapevano di essere noti come “i napoletani della Tuscolana”. Il clan per la Procura si sarebbe dunque radicato in questo territorio ed avrebbe inquinato interi settori dell’economia, impressionante il numero di conversazioni intercettate: dalle abitazioni private alle auto, alle moto usate dagli affiliati, ai luoghi di lavoro e presso i bar ove erano soliti incontrarsi gli affiliati. Ore ed ore di servizi di osservazione, controllo e pedinamenti effettuati dagli inquirenti.

Richieste esemplari quelle richieste dall’accusa, che mostrano quanto la Procura Antimafia abbia intenzione di lasciare il segno. Perché se dovessero essere accolte, di pene così alte per camorra nella città di Roma non erano mai state registrate. Dalla prossima udienza la parola passerà ai difensori dei numerosi imputati. Pagnozzi è difeso dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, la cui arringa difensiva è attesa per il prossimo 23 novembre. La sentenza invece è prevista per il prossimo mese di dicembre.



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