"Santa Maria Assunta scrigno di conoscenza". Sabato la presentazione del libro di Emilio Bove

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Si terrà sabato 18 giugno alle ore 19.00 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a San Salvatore Telesino la presentazione del libro di Emilio Bove.

“Santa Maria Assunta, scrigno di conoscenza”. È questo il titolo del nuovo lavoro scritto da Emilio Bove, medico e storico locale nonché ex amministratore di San Salvatore Telesino.

La presentazione del volume, a cui parteciperanno Don Franco Pezone, parroco di San Salvatore Telesino e Giovanni Tancredi presidente dell’Agriges mentre le conclusioni saranno a cura dell’autore, si terrà proprio nella chiesa parrocchiale del centro telesino dedicata a Santa Maria Assunta, sabato 18 giugno, alle ore 19.00.

“Si tratta di notizie storiche sulla nascita della parrocchia al servizio del Casale di San Salvatore – spiega Emilio Bove – l'evoluzione del parrocchia coincide con lo sviluppo della sua comunità di riferimento. L'archivio parrocchiale è servito per documentare tutto ciò. Vengono anche analizzati gli elementi architettonici della chiesa, le tele in essa custodite con cenni biografici ai parroci più importanti che hanno retto la Parrochia (In appendice vi è la cronotassi dei parroci dal 1600 ai giorni nostri)”.

“La Chiesa di Santa Maria Assunta fu edificata nella prima metà del XVI sec., a ridosso di una cappella- sepolcreto dei duchi Monsorio, feudatari del luogo. E’ probabile però che preesistesse una semplice cappella votiva ad unica navata già nel ‘300, e che solo successivamente la chiesa sia stata sottoposta ad una serie di ampliamenti fino a raggiungere l’attuale configurazione di tempio a tre navate, divise da una teoria di archi su pilastri e costruite metà a volta e metà con le soffitte a tegola. Sono presenti, fin dal secolo XVI, una serie di cappelle laterali, una delle quali, di notevole importanza, è posta alla destra dell’altare maggiore; è la cappella inizialmente dedicata a Santa Croce, ed assume in un secondo momento la nuova denominazione di Cappella dell’Assunta. Ristrutturata nel 1519 in occasione della morte di un feudatario di San Salvatore, presenta sulla parete di destra un sepolcro allestito per accogliere le spoglie mortali del duca Vincenzo Monsorio. Il sarcofago, interamente di marmo bianco, è composto da un altare su cui si adagia la statua raffigurante il duca; ai suoi piedi, scolpiti nel marmo, due cuccioli vegliano il duca e, al tempo stesso, simboleggiano l’arte della caccia, attività in cui pare fosse stato particolarmente versato. Al di sopra di essa un’iscrizione rappresenta la dedica della famiglia ai posteri. Nel marmo è scolpito anche lo stemma della famiglia: la cima di un monte sormontata da un giglio allude ad una probabile provenienza montana del Casato. Nella cappella, una grande botola presente al centro del pavimento, ricoperta da una lastra di marmo, consente l’accesso al sepolcro di famiglia. Alla destra della cappella è situata la sacrestia, originariamente posizionata dietro l’altare maggiore. Tra la sacrestia e la cappella dei Monsorio vi è l’altare dedicato a San Leucio. Di questo altare le visite pastorali non fanno menzione prima del 1674, quando per la prima volta si parla di un altare decorato da una tela raffigurante il santo protettore. Non vi sono particolari che precisano le dimensioni e le fattezze dell’opera anche perché, probabilmente per l’umidità, essa viene sostituita con un altro dipinto. Fino alla prima metà del ‘700 la Chiesa è ad unica navata e possiede tre succorpi: il primo, data la frequente mortalità infantile, viene utilizzato esclusivamente per la sepoltura dei bambini; il secondo, posto ai piedi del presbiterio, serve per accogliere i sacerdoti, mentre il terzo è riservato al resto della popolazione. Nella seconda metà del ‘700, divenuta insufficiente all’esercizio del culto per l’incremento demografico della popolazione di San Salvatore, la parrocchia viene ampliata; le navate diventano tre, mentre i succorpi vengono portati a sei. All’ingresso viene aggiunto un ampio portale di pietra lavorata; si rinnovano gli stucchi; gli antichi altari vengono completamente rifatti in marmo. Al fondo della Chiesa, in posizione sopraelevata, viene collocato un organo, mente la torre campanaria si arricchisce di un orologio. L’occasione consente anche il trasferimento, nella rinnovata Chiesa, del quadro della Trasfigurazione, un dipinto attribuito a Luca Giordano e collocato alle spalle dell’altare maggiore in sostituzione dell’antico quadro dell’Assunta, anch’esso attribuito alla scuola del grande maestro napoletano. Quest’ultimo dipinto viene sospeso alla volta della navata centrale della chiesa, in posizione preminente, quasi ad indicarne il titolo giuridico”.(E.Bove Il lungo viaggio del beato Leucio, 2000).



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