Italia in fiamme: Quando le nuove tecnologie possono dare il loro contributo

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NOSTRO SERVIZIO - L’Italia brucia e lo fa più dello scorso anno. E’ questo lo sconfortante dato che emerge dalla stima provvisoria (aggiornata al 21 agosto) redatta dal Corpo Forestale dello Stato nell’analisi che valuta la presenza e l’incidenza degli incendi boschivi a partire dal 1° gennaio 2012. Il dato è tanto più allarmante se si pensa che, rispetto al 2011, il numero degli eventi registrati è aumentato del 70% con 6346 incendi e un corrispettivo aumento delle superfici colpite pari al 100%. Nel solo periodo dal 13 al 21 agosto, poi, sono 971 gli eventi registrati con una media di circa 110 incendi al giorno.
Le maggiori criticità si riscontrano in Sardegna, Campania, Calabria, Puglia, Toscana e Lazio: in queste Regioni – stando all’analisi pubblicata sul sito del Corpo Forestale dello Stato - si è concentrato ad oggi quasi il 70% del totale degli eventi e delle superfici percorse dal fuoco, con la maglia nera indossata dalla Campania nell’ultima settimana presa in considerazione dall’analisi. Un lavoro che impegna duramente il Nucleo Investigativo Antincendi Boschivi (NIAB) del Corpo Forestale dello Stato e che ha portato all’introduzione, nell'ordinamento giuridico nazionale, del reato specifico di incendio boschivo. “Ma molto può essere ancora fatto in termini di prevenzione e previsione”, afferma Carmine Maffei, ingegnere esperto di telerilevamento della vegetazione che lavora presso il centro di monitoraggio satellitare MARSec di Benevento e che da diversi anni, studia anche in collaborazione con importanti enti di ricerca internazionali la rilevanza dello stato di salute della vegetazione nella mappatura del rischio di incendio.
“Caratteristiche della vegetazione, condizioni climatiche e morfologia del terreno sono utilizzati come elementi di riferimento per l'elaborazione degli indici di previsione del rischio incendio, essendo i cosiddetti fattori predisponenti l’innesco”. In tale contesto sono stati fatti passi in avanti grazie all’ausilio delle nuove tecnologie il cui impiego è stato fortemente caldeggiato dall’Unione Europea con diverse risoluzioni parlamentari (l’ultima delle quali è del 24 maggio di quest’anno). Anzi, proprio la Commissione europea, tramite il Centro Comune di Ricerca di Ispra (JRC) fornisce un importante contributo alla conoscenza del fenomeno degli incendi boschivi nel quadro dell'European Forest Fire Information Sistem (EFFIS) attraverso tre attività: la valutazione rapida del danno via satellite (EFFIS Fire Danger Forecast); la previsione giornaliera del rischio di incendio da uno a tre giorni basata su dati meteo; la raccolta di informazioni su tutti gli incendi verificatisi nell'Unione Europea che interessano superfici superiori ai 25 ettari.
Ma cosa altro si può fare con le nuove tecnologie per la tutela del patrimonio forestale?
“Con i satelliti – ci spiega Maffei – è possibile (a seconda della tipologia di sensori montati a bordo) fare o early warning (allertamento, ndr) o una mappatura del rischio di incendio. I dati telerilevati forniscono su base quotidiana informazioni sulla perdita d’acqua della vegetazione prima ancora che la stessa diventi gialla, ovvero sia visibile anche all’osservatore a terra. Con l’infrarosso termico, poi, si può capire il grado di stress idrico della vegetazione che è un ulteriore fattore predisponente”. Un’operazione di diagnostica ambientale, dunque, che potrebbe consentire una migliore allocazione di risorse e mezzi del Corpo Forestale in base alle mappe di rischio, per permettere interventi più veloci e mirati in caso di incendio. “C’è da dire – aggiunge Maffei – che tali informazioni possono essere fornite in maniera molto semplice e immediata. Anche al MARSec disponiamo ad esempio di dati importantissimi sullo stato della vegetazione grazie ai satelliti della NASA che acquisiamo tutti i giorni”.
In Italia c’è un forte interesse per queste applicazioni che, purtroppo, talvolta è accompagnato da scetticismo o da poca consapevolezza. Intanto, però, il Bel Paese, nella sua estate più calda, continua a bruciare colpendo non solo il patrimonio forestale, ma anche le vite umane. Sono infatti 5 le vittime (2 in Campania) legate agli incendi boschivi, tre delle quali erano operatori dello spegnimento. Troppe considerando anche l’elevata incidenza di cause dolose (circa il 65%) e colpose (22,7%, dati CFS aggiornati al 31 luglio 2012) all’origine degli incendi boschivi.
La prevenzione e la previsione – anche con l’uso delle nuove tecnologie - restano dunque le uniche armi per evitare che si ripeta il triste primato del 2012.
 



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