Abbandono scolastico: Italia quarta in Europa. Campania al 19%, si salvano Benevento e Avellino

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Peggio dell'Italia solo Malta (18,6%), Spagna (18,3%) e Romania (18,1%).

“L’abbandono scolastico è uno dei problemi più seri tra quelli che affliggono non solo il mondo della scuola, ma l’intera società italiana”. Lo rivela uno studio di Openpolis con il contributo di Impresa Sociale "Con i Bambini" che hanno analizzato i dati sull’abbandono scolastico.

Stando a quanto raccolto, l’Italia in una speciale classifica è quarta in UE per numero di giovani che abbandonano gli studi prima del completamento del ciclo formativo. Peggio solo Malta (18,6%) Spagna (18,3%) e Romania (18,1%). Un dato che si attesta tra i giovani dai 18 ai 24 anni al 14% nel 2017(la media UE è poco più alta del 10%, l’idea è quella di scendere sotto questa soglia entro il 2020) ed è risalito rispetto al 2016 dove si era fermato al 13.8% e comunque in diminuzione rispetto al 2008 quando si attestava al 19.6%. Una piaga, questa, che colpisce maggiormente il Mezzogiorno ma che rivela come, tale pratica, sia comunque diffusa anche sui territori del Centro – Nord. Un vero e proprio “fallimento” del sistema educativo che non riesce ad includere i più svantaggiati, coloro che fanno fatica sia a livello economico che sociale ed i più colpiti dal fenomeno sono gli studenti gli origine straniera.

In molti casi, l’abbandono scolastico riguarda soprattutto coloro che lasciano gli studi prima del conseguimento del diploma e dunque con la sola licenza media. Un fenomeno che può, in certi casi, contribuire ad aumentare non solo l’esercito di coloro che vanno in difficoltà nella ricerca di lavoro ma anche le diseguaglianze. I motivi che spingono ed incidono i giovani ad abbandonare il percorso scolastico? Secondo Openpolis possono essere diversi: “condizioni di marginalità sociale, che possono portare sia a una frequenza saltuaria, sia all’abbandono definitivo degli studi, disagio economico”.

Cosa ha fatto l'Italia in questi anni? Per ridurre il problema nel 2013 il governo intervenne con un decreto che poi fu convertito in legge con uno stanziamento complessivo di 11.4 milioni di euro. Un intervento che prevedeva l’allargamento dell’offerta formativa e dunque anche delle attività didattiche. Un intervento che partiva “dagli alunni delle primarie e dalle aree a maggior rischio di evasione scolastica, l’obiettivo era tenere aperte le scuole oltre l’orario, ma anche promuovere le attività sportive”. Forse, però, è il caso di tornare nuovamente ad investire nell'istruzione e colmare un gap che potrebbe rivelarsi fondamentale anche per la crescita stessa del sistema Paese. 

Insomma, meno istruzione più pericoli. “Ciò – scrive Openpolis – produce una serie di conseguenze negative che non colpiscono solo il singolo ragazzo o la ragazza. Quando il fenomeno colpisce ampi strati della popolazione, è l’intera società che diventa complessivamente più debole, povera e insicura”. Più istruzione, più possibilità. “Un maggiore livello di istruzione – si legge in Eurydice, La lotta all'abbandono dei percorsi di istruzione e formazione in Europa – può portare una serie di risultati positivi per l’individuo così come per la società in relazione a impieghi, salari più alti, migliori condizioni di salute, minore criminalità, maggiore coesione sociale, minori costi pubblici e sociali e maggiore produttività e crescita”.

Analizzando i dati Istat, Openpolis fa inoltre un confronto con i dati 2009 -2017 sull’abbandono scolastico nei vari territori. Sul quadro complessivo però, “pesano delle profonde differenze”. Infatti, alcune aree del paese l'obiettivo europeo del 10% è ad un passo dal raggiungimento: nord-est (10,3% nel 2017 mentre nel 2009 era del 16.1%), nord-ovest (11,9% mentre nel 2009 era del 19.3%), centro (10,7% mentre nel 2009 era del 13.5%), Al Sud il tasso, invece, è ancora altissimi e si attesta al 18.5 nel 2017 mentre nel 2009 era del 22.95%. Le Regioni, del Mezzogiorno, che più devono fare i conti con l’abbandono sono Sardegna (21.2%) e Sicilia (20.9%), Campania (19,1%), Puglia (18,6%) e Calabria (16.3%).

In Campania in modo particolare, il dato passa dal 22.1% dell’area metropolitana di Napoli al 17.9% di Caserta ed al 15.3% di Salerno. Meglio, molto meglio il Sannio e dunque Benevento con l’11.2% (anche se c’è ancora molto da fare per scendere sotto la soglia del 10%) e l’8.5% di Avellino che risulta essere anche in controtendenza rispetto alla media Europea. 

Michele Palmieri



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