Al Centro Damasco di Montesarchio 80 tra eritrei e somali. Sono vittime di crimini di guerra

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Centro Damasco (foto di archivio)Centro Damasco (foto di archivio)

E’ a Montesarchio il centro più importante del Sannio che ha accolto i migranti che nelle scorse ore sono arrivati sulle coste italiane. Si tratta del Centro Damasco, gestito dal Consorzio Maleventum di S. Agata de’ Goti, che da ieri ospita 80 tra somali ed eritrei. Tutta l’organizzazione è curata dalla Prefettura di Benevento con il Prefetto Paola Galeone ed il vice prefetto vicario Circelli. Nelle prime ore del pomeriggio di ieri, infatti, due pullman della Ditta Di Caprio di S. Agata, sono partiti dal porto di Salerno scortati da 15 agenti della Questura di Benevento coordinati dal dirigente Lorena Capolupo, e sono stati portati al Centro Damasco. “Si tratta per lo più di famiglie, quindi ci sono anche parecchi bambini – ha sottolineato a IlQuaderno.it Paolo Di Donato titolare del Consorzio Maleventum – e a Montesarchio hanno trovato ad accoglierli un’equipe di professionisti tra psicologi, sociologi, mediatori culturali ed interpreti”. Quelli che attualmente si trovano nel Centro di Montesarchio sono persone che, in linea di principio, scappano dai propri paesi natali a causa della guerra. “I migranti arrivati ieri ci stanno raccontando di una situazione al limite: tra le persone che abbiamo accolto ci sono professionisti costretti ad abbandonare i loro paesi per la guerra. Sono riconoscenti all’Italia per il soccorso che hanno ricevuto, ma sono pronti a denunciare i crimini contro l’umanità che vivono nei paesi d’origine” – ha continuato Di Donato. Quella che stiamo raccontando è solo una delle tante storie di migranti che rientrano nell’Operazione Mare Nostrum, operazione militare ed umanitaria nel Mediterraneo meridionale iniziata lo scorso 18 ottobre per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti. Le motovedette militari, infatti, sorvegliano le coste italiane del Mediterraneo e nel momento in cui avvistano barconi o simili, li intercettano e li portano sulla terraferma. Giunti nei centri di accoglienza, dopo possono stare solo un paio di giorni, vengono attuate delle prime visite esterne per accertare l’assenza di malattie infettive e poi vengono smistati ai centri convenzionati, come quello di Montesarchio. Sono qui la Questura avvia le procedure per il fotosegnalamento e la raccolta delle impronte digitali e si avvia il procedimento per la richiesta del permesso di soggiorno per scopi umanitari. Nel corso di 4/5 mesi, poi, sarà la Commissione Regionale per i Profughi a stabilire o meno se esistono le condizioni per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di guerra.

Nella Melenzio

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