Analisi del Gruppo Gedi sulle slot machine. Ecco quanto si gioca nei comuni

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In molti comuni del territorio sannita l'incidenza della spesa del gioco sul reddito è alta. Si guadagna dunque poco e si gioca di più.

In Campania sono 662,5, in media, gli euro procapite spesi per le giocate, mentre sono oltre 7 le slot machine presenti ogni 1000 abitanti. In Italia invece sono stati ben 95 i miliardi di euro spesi nel gioco (gratta e vinci, lotterie, lotto, superenalotto, scommesse sportive, totocalcio, totogol, macchinette, ippica, bingo, gioco online). Di questi, circa 50 miliardi sono finiti in slot e  Vlt (Video Lottery Terminal, evoluzione delle slot NDR).

Insomma, l’Italia è sempre più un paese per “slot” (sono circa 400mila quelle attive). Questo, è quanto è emerso dal lavoro d'inchiesta dei quotidiani locali Gedi e del Visual Lab in collaborazione con Dataninja che hanno Incrociato i dati di popolazione (Istat), reddito (Mef) e raccolta gioco (Aams).

La regione che ha giocato di più alle slot è la Lombardia, la Campania è quinta in classifica. I suoi 5 milioni 839mila abitanti hanno speso 3 miliardi 868 milioni. Quanti soldi vengono bruciati nel gioco nei comuni del Sannio. A Benevento, ad esempio, sono presenti 456 apparecchi (tra slot e vlt) e le giocate complessive sono aumentate rispetto al 2015-16 dello 0.2%. Su un reddito di poco superiore ai 18mila euro, l’incidenza delle spesa per il gioco è del 4% e le giocate complessive nel 2016 hanno raggiunto i 41,85 milioni di euro. A Montesarchio invece la giocata procapite annuale nel 2016 è stata pari a 897 euro per un totale di 12milioni di euro. L’incidenza sul reddito (14.554€) è stata del 6%. A Sant’Agata de’Goti dove il reddito imponibile nel 2015 era pari a 13.130€ la giocata procapite annuale è stata di 494€ per un totale di 5.53milioni di euro con una incidenza del 4%.

A Telese Terme, nel 2015 reddito imponibile di 17.646€ la giocata procapite nel 2016 è stata di 1989€ (per un totale di 15,13milioni di euro di giocate complessive) con una incidenza sul reddito dell’11%. Anche a San Salvatore Telesino si guadagna poco ma si gioca tanto con un tasso che va oltre la media nazionale. Infatti se il reddito imponibile nel 2015 è stato di 14.147€ la giocata procapite nel 2016 ha raggiunto 1041€ con una incidenza di spesa del 7% per un totale di giocate complessive di 4.19milioni di euro.

A Faicchio il reddito imponibile nel 2015 è stato di 11.726€, con una giocata procapite nel 2016 che ha toccato quota 749€ ed una incidenza del 6% ed un totale di giocate complessive pari a 2.74milioni di euro. A Cerreto Sannita che nel 2015 aveva un reddito di 13503€ la giocata procapite nel 2016 è stata di 211€ (incidenza del 2%) per un totale di 831,98mila euro. A San Marco dei Cavoti dove nel 2015 il reddito imponibile era di 12.636€ la giocata procapite nel 2016 ha raggiunto i 1695€ con una incidenza del 13% ed un totale di giocate complessive di 5.67milioni di euro.

A San Bartolomeo in Galdo nel 2015 il reddito imponibile era di 10.898€, nel 2016 la giocata procapite ha toccato quota 1049€ con una incidenza del 10% ed un totale di giocate complessive di 5,02milioni di euro. A San Giorgio del Sannio la giocata procapite nel 2016 è stata di 1309€ con una incidenza dell’8% su un reddito imponibile nel 2015 di 17.078€, il totale complessivo delle giocate invece è stato di 13,15milioni di euro. Ad Airola l’incidenza sul reddito è stata del 4% (nel 2015 il reddito imponibile era di 15.920€) per un totale complessivo di giocate di 4.96milioni di euro ed una giocata procapite di 592€. A Morcone l’incidenza di spesa sul reddito(nel 2015 era di 12.702€) è stata del 5% con una giocata procapite di 595€ ed un totale di 2.92milioni di euro.

Insomma, nel Sannio si gioca e forse anche più del dovuto. Ma a chi vanno i soldi? Secondo l’analisi fatta da GEDI: “Nel 2016 il 71,6 per cento delle vincite è tornato nelle tasche dei giocatori, che però continuano a giocare alimentando un circolo vizioso. Il resto degli incassi, pari a oltre il 28 per cento (28,3%) va allo Stato (17,5% contro il 13% del 2015), agli esercenti (6%), ai gestori (4,3%) e ai concessionari (0,5%). Nel 2016, il settore dei giochi ha garantito entrate erariali intorno ai 10,5 miliardi, di cui 5,8 miliardi dai soli apparecchi”.

Si può parlare di vera e propria psicosi? Per la ricerca effettuata da GEDI: “Quanti siano gli italiani malati di gioco d'azzardo patologico è una delle stime più difficili da fare. I dati oscillano tra 1,5 e oltre il 3 per cento di giocatori problematici e circa il 2 per cento di giocatori patologici (pari a oltre un milione di persone). Ma potrebbero essere molti di più i ludopatici impigliati nelle maglie del sommerso”. Una vera e propria piaga.

Nel 2018 è però previsto il riordino del sistema con un taglio di circa il 35% degli apparecchi, per il giocatore “sarà necessario inserire la Carta Nazionale dei Servizi e la Tessera Sanitaria impendendo così ai minori di giocare”. Mentre “le sale gioco verranno dimezzate nei prossimi 3 anni, passando dalle attuali 98.600 a circa 50mila”.

Sul problema del gioco d’azzardo - per il quale negli anni scorsi la Caritas ha anche avviato la campagna No Slot - e definito “schiavitù”, solo 5 giorni fa era intervenuto anche l’arcivescovo metropolita di Benevento mons. Felice Accrocca che parlava di “un vuoto legislativo, perché – nonostante i fatti dimostrino la pericolosità del fenomeno – poco o nulla si è fatto, finora, per arginarlo da parte del potere legislativo, lasciando a chi tocca raccogliere i cocci, vale a dire alle istituzioni più vicine al territorio, di adoperarsi ciascuno come può per fronteggiare il pericolo. Questo vuoto è sicuramente il primo dato che emerge, e fa paura, perché estremamente pericoloso”. 

Poi domandava: “Perché rovinarsi l’esistenza? […] la nostra provincia è la settima in Italia per quanto riguarda il gioco d’azzardo e le scommesse, nonché la prima in Campania per la spesa in slot machine. Se poi teniamo conto che, in media, ogni cittadino del Sannio (contando quindi anche i neonati!) spende, dati alla mano, più di 1.100 euro ogni anno nel gioco d’azzardo legale, possiamo facilmente comprendere quanto la spesa finisca per incidere su quelle famiglie in cui uno o più membri risultano affetti da una dipendenza patologica nei confronti del gioco. Una dipendenza che è vera e propria patologia, da prendere molto, ma molto sul serio. In tanti, infatti, sembrano perdersi dietro Gratta e vinci e slot machine che all’inizio non richiedono cifre considerevoli, ma, una volta che ci si è assuefatti alla droga del gioco, portano a dilapidare interi stipendi. S’inocula così la speranza di poter meglio fronteggiare la crisi con piccole vincite che consentirebbero di giungere più agevolmente alla fine del mese e si finisce invece per produrre disperazione, perché le già scarse finanze domestiche arrivano a dimezzarsi a causa dei ripetuti tentativi che non sortiscono effetto”.

Michele Palmieri

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