Analisi di Save the Children. Nel Sannio: dispersione scolastica bassa, pochi giovani e alunni

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Il dato che preoccupa il Sannio è quello legato alla sempre minor presenza di giovani e dunque di alunni. Basso invece l'indice che riguarda la dispersione scolastica. 

Sono 1.292.000, ovvero 1 su 8, i bambini che in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta. Il 14% in più rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’VIII Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola” di Save the Children e pubblicato da Treccani.  A preoccupare il Sannio, non è però il dato sulla dispersione scolastica ma quello fatto registrare nel rapporto tra popolazione anziana e giovani. I picchi negativi si registrano, infatti, nelle aree interne: Benevento e Avellino, dove gli anziani ogni 100 bambini risultano rispettivamente 178 e 168,9. Un dato che spaventa perché sancisce un aspetto importante: quello della desertificazione e dello spopolamento.

Dall’analisi di Save the Children è inoltre emerso che la Campania è al secondo posto – dietro alla Sardegna – per quanto riguarda la dispersione scolastica (18.1% mentre la media nazionale è del 13.8%): “3 giovani su 4, numero più alto dopo Calabria e Sicilia, non svolgono diverse attività culturali”. La Campania ha anche una percentuale del 27,5% di minori in povertà relativa (su una media nazionale del 22,3%), in un’Italia in cui le famiglie con minori in povertà assoluta in dieci anni sono quintuplicate e che si trova a fare i conti con gli effetti della recessione sulla motivazione dei giovanissimi e con una popolazione sempre più vecchia, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini. “La diseguaglianza sociale – si legge nell’Atlante – condiziona il rendimento scolastico, con oltre 1 quindicenne su 4 in Italia bocciato in contesti socio-economici svantaggiati. In questo contesto, alunni e studenti spesso non trovano nella scuola risposte idonee alle sfide di oggi. A livello nazionale, per esempio, le strutture sono spesso inadeguate, con oltre 4 istituti su 10 (41,4%) che non sono dotati di laboratori a sufficienza”.

Quanto, la condizione economica degli alunni si riflette non solo sul rendimento ma accentua le diseguaglianze sociali?. Save the Children spiega che: “Negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%) è ripetente, mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 23 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è ancora elevato il rischio di dispersione scolastica: le scuole secondarie di secondo grado in Campania sono colpite da un tasso di abbandono del 5,06%, più basso solo di quello della Sardegna su un dato nazionale del 4,3% e dell’1,03% nelle scuole secondarie di primo grado, il secondo più alto dopo la Sicilia, su un dato nazionale dello 0,83%”.

Povertà, diseguaglianza sociale e rendimento scolastico

“In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7.60 per l’istruzione al mese. È un fenomeno che investe tutto il paese: i bambini in tale situazione - 1.292.000, il 14% in più in un anno – rappresentano il 12,5% del totale dei minori (si trovano nel 12% dei casi al Nord, nell’11,6% al Centro, nel 13,7% al Mezzogiorno). Il peggioramento della situazione economica ha colpito in modo ancora più profondo i minori in povertà relativa, che sono 1 su 5 in Italia, ossia il 22,3%(con un incremento del +20,2%), ma che in Campania riguarda il 27,9% dei giovani fino ai 17 anni, più di 1 su 4. La forbice tra Nord e Sud, nel caso della povertà relativa, è ampia: nel Meridione il 32,6% dei bambini vive tale situazione contro il 16,1% del Nord. Inoltre, sebbene negli ultimi decenni siano stati compiuti importanti passi in avanti nel contrasto alla dispersione scolastica, con una tendenza positiva che ha visto il tasso di abbandono abbassarsi progressivamente dal 2008 a oggi, il fenomeno della dispersione continua a rappresentare una delle principali sfide con cui la scuola italiana deve fare i conti, come mostrano i dati dell’anagrafe nazionale studenti del MIUR evidenziati nell’Atlante. Tali dati consentono di tracciare un identikit più preciso degli alunni a rischio: tra i ragazzi delle secondarie di II grado, possibilità superiori di abbandono sono registrate tra i maschi, in particolare tra coloro che vivono nelle regioni del Mezzogiorno,soprattutto in Campania e Sicilia e tra quelli con i genitori di origine straniera”.

Secondo Save the Children: “Anche in questo caso il divario tra Nord e Sud è ampio: nel Settentrione i quindicenni in condizioni socio-economiche svantaggiate che non raggiungono le competenze minime nella lettura sono il 26,2%, cifra che sale al 44,2% nel Meridione. È necessario, dunque, che sistema scolastico e interventi sociali rispondano in modo adeguato a contesti e bisogni diversi”.

In Campania invece, l’incidenza di alunni respinti nella scuola secondaria di primo grado va dallo 0,63 % di Benevento al 4,09% di Napoli su una media nazionale del 2,8%, mentre i respinti alla scuola secondaria di secondo grado vanno dal 5,9% di Avellino all’11,4% di Napoli su una media nazionale del 9,1%, nei licei dal 3,1% di Benevento al 5,7% di Napoli su una media nazionale del 5,3%, e negli istituti tecnici dall’ 8,0% di Avellino al 16,1% di Caserta su una media nazionale dell’11,5%.

“La crisi economica – hanno aggiunto – ha avuto un effetto negativo anche sulla motivazione degli studenti: la mancanza di lavoro e prospettive tra gli adulti di riferimento ha generato sfiducia in molti bambini e adolescenti, aumentando il rischio del fallimento formativo. In Italia meno di 1 un giovane laureato su 2 ha un lavoro (nell’Unione Europea il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione, in Italia appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7%): non sorprende, dunque, che gli ‘scoraggiati’ tra i 15 e i 34 anni, cioè disponibili a lavorare ma che hanno smesso di cercare un’occupazione, siano cresciuti del 43% in dieci anni, raggiungendo quota 420.000, di cui 340.000 si trovano nel Sud”.

Disconnessi culturali e ultraconnessi

“Con l’aggravarsi delle condizioni socio-economiche di molte famiglie, all’aumento delle povertà economiche sono corrisposte anche nuove povertà educative: tanti bambini, infatti, non hanno accesso ad attività culturali. Sei ragazzi su 10 (il 59,9%) tra i 6 e i 17 anni non arrivano a svolgere in un anno (3 su 4 in Campania, 75,5%, terza percentuale più alta dopo Calabria e Sicilia) quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet. Una scuola (non) a misura di bambino Con solo il 4% del PIL nazionale speso nel settore dell’istruzione, contro una media europea superiore di quasi un punto percentuale (4,9%), non è facile per la scuola pubblica offrire una risposta adeguata alle problematiche che incontra. Le poche risorse si traducono in strutture spesso poco o male attrezzate: il 41% delle scuole secondarie di primo grado, per esempio, lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento adatti a sperimentare nuove prassi didattiche, con 4 scuole su 10 che possono fare affidamento su meno di un laboratorio ogni 100 studenti[16] (che in Campania oscillano tra i 21,1% di Avellino e il 63,6% di Napoli). Solo il 17,4% degli istituti scolastici (1 scuola su 6), inoltre, è dotato di almeno una palestra in ogni sede (che in Campania diventa il 24,9% a Napoli, mentre nelle restanti 4 province scende sotto la media nazionale fino ad arrivare al 5,7% di Benevento) e sebbene quasi tutte abbiano una biblioteca, quasi 3 su 4 danno la possibilità di effettuare un servizio prestito (esattamente il 72,5% a livello nazionale, che in Campania scende in tutte le province, oscillando tra il 70,3% di Avellino e il 53,8% di Benevento) ma meno di un terzo del patrimonio librario risulta fruibile (in Campania tutte le province scendono sotto la media nazionale del 31,1%, fino ad arrivare al 12,9% di Benevento). Appare evidente il divario tra Nord e Sud: se in Settentrione 2 biblioteche su 3 sono dotate di almeno 3.000 volumi, in Meridione lo è solo 1 su 3 (39%), ancora meno nelle isole (32%).

I fenomeni che condizionano la scuola di oggi, accanto alle povertà socio-economiche, c’è la denatalità: "in cinquanta anni gli under 15 sono passati da 12 a 8 milioni, perdendo circa un terzo della popolazione in età della scuola dell’obbligo: l’Italia conta 165 anziani ogni 100 bambini sotto i 14, con un numero di over 65 che doppia quello dei giovanissimi in diverse province (in Campania sono 178 a Benevento e 168,9 ad Avellino. Nonostante il numero totale di alunni diminuisca, aumenta invece quello dei bambini di origine straniera, che rappresentano il 9,2% (in Campania oscillano tra l’1,7% di Napoli e il 3,2% di Caserta); tra coloro che non hanno la cittadinanza italiana il58,7% è nato in Italia (in Campania si va dal 28,7% di Benevento al 38,2% di Caserta). Di fronte alla sfida dell’inclusione, tuttavia, solo nel 2,2% delle scuole del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica (in Campania sono 1,8% a Caserta, 0,7% a Salerno e 0,6% a Napoli); un passo avanti è stato fatto con il Piano di formazione dei docenti 2016-2019, che ha recepito le indicazioni del IV Piano nazionale infanzia su questo tema”.



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