Benevento: grande partecipazione al Musa per la Giornata Mondiale del Rifugiato

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Alla fine del dibattito si è dato il via alla festa vera e propria con degustazione di cibi multietnici organizzata dagli SPRAR e tanta buona musica, a partire dal concerto dei Sancto Ianne con la partecipazione del rapper sannita Shark Emcee. 

Una grande festa dell’accoglienza e dell’interculturalità l’evento organizzato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato voluta dall’ONU, promosso dalla Cooperativa Sociale “Il Faro” gestita da Giuseppe Tecce, dalla Associazione di Promozione Sociale “Oltre i Confini” e dalla Caritas beneventana con il patrocinio del comune di Benevento e andato in scena ieri nella splendida ed evocativa cornice del Polo Museale della Tecnica e del Lavoro In Agricoltura.

Una serata all’insegna del divertimento e dell’arricchimento culturale attraverso l’incontro col diverso nella quale non sono mancati spunti di riflessione e momenti di dibattito e confronto al fine di restituire una corretta narrazione sul fenomeno delle migrazioni forzate che stanno interessando in modo sempre più ampio la nostra penisola.

La manifestazione ha preso il via alle 17:30 con la relazione di Annarita Russo, consigliere comunale della città di Benevento, la quale ha ricordato come “il valore dell’ospitalità è ben radicato nella nostra civiltà occidentale, tanto da essere considerato sacro per I Greci (accuratamente citati sono i paradigmi dell’ospitalità dei Feaci e dell’inospitalità del ciclope Polifemo presenti nell’Odissea) e fondamentale per i Romani, le cui origini sono legate alla leggenda del profugo Enea e che fecero ‘di diversi popoli una sola patria’ secondo l’inno che, al tramonto della civiltà classica, Rutilio Namaziano dedica a Roma nel De reditu suo”.

Tornando alla società globalizzata di oggi, la consigliera ha sottolineato che, in un contesto dettato dal valore quantitativo e materiale dello scambio e di crisi valoriale ed economica per i giovani «non sempre si riconosce all’altro il diritto di esserci, perché il diverso fa paura, non lo si conosce e per pregiudizio lo si respinge, e in un mondo civile questo non lo possiamo permettere. Innanzitutto si deve intervenire sui giovani attraverso l’educazione non solo in famiglia ma anche nelle scuole, per far conoscere i valori autentici, universalmente riconosciuti e prescritti, della diversità come principio di crescita morale e materiale».

Considerando questa come la più grande migrazione della società moderna, nella relazione è stato evidenziato il forte impegno dell’Italia facendo riferimento anche alla recente questione dello ius soli, che vuole riconoscere ai migranti la cittadinanza, a fronte di una chiusura da parte dell’Europa che «invece deve intervenire, facendo una riflessione seria e affrontando con prontezza la questione dei migranti», ricordando che «quanti fuggono dal loro paese e dai loro cari perché la loro vita è in pericolo hanno tutti i diritti di venire in Italia come sancito dall’art.10 comma 3 della nostra Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”».

La Russo ha infine sottolineato come nel territorio sannita ci sia grande collaborazione tra le istituzioni, il mondo cattolico e islamico e le cooperative che «svolgono un importante ruolo di mediazione, esercitano un controllo capillare e diffuso, si occupano degli aspetti sanitari, organizzano varie attività per far comprendere la lingua italiana, ascoltano i loro ospiti per capire come si muovono e, se ci sono anomalie, provvedono a fare segnalazione e questo vuol dire più sicurezza per tutti. L’integrazione, quella vera, deve permettere a quanti arrivano nel nostro paese di raggiungere l’autonomia, offrendo loro la possibilità di lasciare i centri di accoglienza, attuando percorsi formativi e professionali che consentano ai rifugiati di vivere nella società rispettando le nostre leggi». Alla relazione della consigliera ha fatto seguito il saluto del sindaco di Benevento Clemente Mastella, il quale ha specificato che «è giusto accogliere, ma è anche giusto che chi è accolto rispetti ed esprima uguale dignità rispetto a quelli che accolgono. Chi arriva ha anche il diritto e il dovere di non vivere ai margini ma di istruirsi per essere uguali e compatibili con la realtà ospitante, accettando una serie di idee e di principi».

Ricordando l’integrazione di cui è stato capace il popolo italiano quando, nel secolo scorso, si è trovato esso stesso ad emigrare in varie parti del mondo, il sindaco ha sottolineato come i nuovi migranti debbano integrarsi pienamente dedicandosi all’intera collettività, ribadendo il forte impegno del Sannio in questo senso, il quale ospita più migranti della provincia di Roma e prendendo posizione anche sulla questione dello ius soli, che «esiste in quasi tutti i Paesi del mondo ed è bene che esista anche nel nostro Paese, però è opportuno che ci siano tutte le modalità con le quali essere attrezzati per forme di accoglienza che siano generose e mortifichino la personalità degli altri».

È stata dunque la volta di Giovanna Salerno, dirigente della DIGOS della Questura di Benevento che ha dato lettura di una epistola scritta dal questore Giuseppe Bellassai, il quale racconta la sua personale e drammatica esperienza di servizio a favore dei migranti prestata a Lampedusa e rivolge un accorato appello a tutti coloro che vedono nell’altro solo un problema e un pericolo invitandoli ad «essere meno severi, a toccare con mano quella triste realtà che è l’immigrazione, passando dalle parole ai fatti, ad includere per capire cosa si nasconde dietro a un volto mettendosi per un attimo dall’altra parte e riflettendo sulla circostanza che tutto quello che quegli uomini e quelle donne vivono sarebbe potuto toccare a noi che abbiamo il solo merito di essere stati fortunati nel nascere in altri posti e da altri genitori».

Ai saluti istituzionali è seguita l’interessante tavola rotonda sul tema del Dialogo tra i Popoli, moderata da Angelamaria Diodato, alla quale sono intervenuti don Sergio Rossetti direttore dell’Ufficio Migrantes della Caritas di Benevento e Mustapha Ghafir Imam della Moschea di Benevento. Don Rossetti ha esordito affermando che «nei nostri paesi c’è una desertificazione dei popoli. L’integrazione di queste persone nel giusto modo può creare una rete sociale e uno sviluppo economico». Egli ha proseguito sottolineando il ruolo della Caritas in questo contesto: «Per noi cristiani tutti i rifugiati “sono la carne di Cristo”, secondo le parole di Papa Francesco pronunciate a Lampedusa. Prima di avere una coscienza religiosa dobbiamo avere una coscienza retta». L’Imam di Benevento Mustapha Ghafir si è soffermato invece sul motivo degli arrivi alle nostre coste e sullo stare insieme senza paure: «C’è un proverbio arabo che afferma: “Nessun gatto scappa dalla casa del matrimonio”. Ciò vuol dire che chi lascia il proprio paese e i propri cari e viene in Europa ha un motivo vero. Da parte nostra c’è un grande dialogo con la Chiesa, in particolar modo con la Caritas. Il conflitto nella Storia non è mai stato tra religione e religione, il conflitto lo creano quelli che approfittano della religione come strumento per arrivare ai loro fini. La Moschea in questo contesto può fare tanto, giocando il ruolo del riformatore e accogliendo i rifugiati non solo dal punto di vista economico, ma anche spirituale ed educativo. Il Corano afferma che “quando entri in una casa, devi rispettare le sue leggi” e dunque, per l’Islam, tradire chi ti ospita è un grave peccato. La nostra religione ci obbliga a prestare fedeltà al Paese che ci ospita e a rispettare le sue leggi. Il musulmano che non rispetta questo tradisce non solo lo Stato che lo ospita, ma anche la propria fede e la propria identità religiosa».

 



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