Caso pasti da casa, il M5S dopo sentenza: "Regolamento presentava vizi di costituzionalita' "

17:57:42 1761 stampa questo articolo
Sguera e Farese. Foto tratta da FacebookSguera e Farese. Foto tratta da Facebook

“Questa sentenza, rappresenta una pietra miliare per tutto il Paese, in quanto mette in chiaro i principi a cui debba ispirarsi un’amministrazione”.

“La Giunta targata Mastella subisce una nuova sconfitta con la Sentenza del Consiglio che dichiara inammissibile l’appello promosso dal Comune contro la pronuncia del TAR Campania”.

Così Anna Maria Mollica e Marianna Farese consiglieri comunali di Benevento ed esponenti a Palazzo Mosti del Movimento 5 Stelle, che sono intervenute sul caso mensa ed in particolare, del ‘panino libero’, e sullo stop sancito dal Consiglio di Stato.

“Non c’è soddisfazione – aggiungono le grilline – nel dire ‘ve lo avevamo detto’, poiché oggi questa sentenza conferma la protervia del Sindaco e del suo Assessore, che volevano avere ragione a tutti i costi (e i costi li pagano i contribuenti). Sin dalla sua gestazione, era chiaro che quel regolamento presentava vizi di costituzionalità, nella parte in cui, rendendo obbligatoria l’adesione alla mensa, limitava i diritti di libertà dei genitori e intaccava l’autonomia scolastica dei Dirigenti. A nulla sono valse le osservazioni e, nonostante il giudizio espresso dal TAR, questa amministrazione cocciutamente ha presentato il ricorso al Consiglio di Stato, che non ha lesinato osservazioni sulla illegittimità poste in atto”.

“In particolare – precisano – il Consiglio ha ‘bacchettato’ la Giunta, laddove sottolinea che sono i genitori ad essere i titolari della prima funzione educativa e alimentare nei confronti dei figli, che il regolamento presenta plurimi profili di illegittimità, che il Comune non ha la competenza di imporre prescrizioni ai Dirigenti Scolastici, che il regolamento va in direzione contraria a quanto stabilito dal MIUR nella circolare del marzo 2016 ed, infine, che le motivazioni adottate dal Comune non sono sufficienti a giustificare un siffatto obbligo, e conclude: ‘la tassativa e rigorosa prescrizione regolamentare… si rivela, pertanto, affetta da un eccesso di potere per irragionevolezza, in quanto misura inidonea e sproporzionata rispetto al fine perseguito’. Quale fine intendeva perseguire questa amministrazione? Garantire un giusto apporto nutrizionale nei confronti dei fanciulli o garantire alla ditta appaltatrice gli incassi stabiliti nel capitolato d’appalto? Se il fine sono gli scolari, il regolamento si è rivelato fallace. Solo riacquisire la fiducia dei genitori nei confronti di tale servizio, attraverso qualità degli alimenti, trasparenza nella gestione e condivisione degli obiettivi, può essere la strada”.

E concludono: “Questa sentenza, infine, rappresenta una pietra miliare per tutto il Paese, in quanto mette in chiaro i principi a cui debba ispirarsi un’amministrazione nel fornire questo servizio e al contempo rappresenta una vittoria dal basso, poiché è grazie alla tenacia di alcuni genitori che, non lasciandosi intimorire dal braccio di ferro messo in campo in questi anni, hanno portato avanti questa battaglia con un notevole dispendio di tempo e di danaro. A loro va il nostro plauso e la nostra gratitudine, perché è grazie a loro se in questo campo è stato riconfermato il diritto che siano i genitori a scegliere per i figli e che tale diritto non può sottostare alla mera logica di far quadrare i conti”.



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