Cerreto come Uppsala e Mashhad: la gentilezza trova un muro ma abbatte le differenze - FOTO

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Muro GentilezzaMuro Gentilezza

Un appendiabiti, dei cappotti per chi ha freddo, la possibilità di prenderli gratuitamente e di donarli. 

Tutto nasce a Mashhad, nel nord-est dell’Iran, dove già da qualche anno(2015) sono comparsi i “muri della gentilezza”. Un gesto semplice e rivoluzionario allo stesso tempo, che apre la frontiera dell’aiuto slow, quello dove non è necessario nemmeno chiedere. Un gesto che può essere letto anche come uno schiaffo al sistema di welfare, incapace di dare risposte sicure e pronte a chi ha bisogno. Un grido rispetto alla richiesta di giustizia, quella sociale. Un tocco di umanità, in un mondo “ristretto” tra muri e filo spinato. Chiavi di lettura, certo, ma di vero cosa c’è? Sicuramente la volontà di agire, di autorganizzarsi, di dire ci siamo,

Qualcuno, un giorno, a Mashhad, appese lungo un muro dei vestiti e vicino vi aggiunse la scritta: “Se non ne hai bisogno lascialo. Se ne hai bisogno prendilo”. Il bene, genera sempre altro bene, e l’iniziativa si espande a macchia d’olio in tutte le città, travalica i confini e raggiunge anche la Svezia, Uppsala per essere precisi. Oggi, il “muro della gentilezza” è arrivato anche in Italia, nel Sannio a Cerreto Sannita grazie all’iniziativa lanciata dai giovani di iCare cooperativa sociale di comunità e la Caritas Diocesana di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti. Giovedì sera, i giovani della cooperativa all’esterno di Casa Santa Rita – un bene rigenerato che oggi ospita la sede Caritas, iCare, Casa per la Pace – è apparso un appendiabiti, legato alla meglio, e sul quale sono stati appesi dei cappotti. Lo slogan? “Prendi se hai bisogno, dona se non ti serve”. Quello che è accaduto dopo è andato oltre ogni logica: condivisioni alle stelle, interessamento di network nazionali come radio e giornali (da Repubblica a FanPage) ed iniziativa che sta raccogliendo consensi e partecipazione.

Una iniziativa che sicuramente si rivolge più alle famiglie, quelle pressate dalla crisi economica senza fine, da chi non ha la possibilità di permettersi un giubbotto caldo per l’inverno che per i clochard, ci troviamo in un paese di poco meno di 4mila abitanti. Una grande idea, avrebbe cantato Jovanotti, “che ancora non si sa, un'idea che cambierà questa città. Puoi trovarla dove c'è necessità dove un uomo lotta per la sua libertà, dove uno insegue la sua dignità. Puoi trovarla là dove c'è bisogno, puoi trovarla là dove può nascere un sogno” ed i sogni, se collettivi, se nati dal basso, possono davvero essere forza trainante di cambiamento.

Come i sogni che sta portando avanti la cooperativa che è sempre più un luogo dove i bisogni sociali vengono trasformati in progetti nuovi con le sinergie di tutti e dove gli spazi diventano luogo di comunità. Un luogo creativo per un nuovo sviluppo locale, Un luogo di lavoro e di coordinamento delle varie attività di volontariato e di cooperazione sociale. La cooperativa lavora su più fronti: dalla realizzazione con il riutilizzo di materiale di scarto di prodotti ecosostenibili, alla sperimentazione di nuove forme di accoglienza, dalla filiera di contrasto alla violenza sulle donne, all’agricoltura sociale ed alla pasticceria sociale con dei laboratori dedicati ai ragazzi che vivono realtà di disabilità, disagio fisico, di salute comportamentale, familiare, economico. 

Iniziative di una collettività che ancora crede che l’interesse per il prossimo sia necessario, oggi più che mai, e che la gentilezza, l’accoglienza, sia sempre la scelta più giusta rispetto a porte o porti sprangati. 



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