Cives. La famiglia fa la differenza nel 9° incontro

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Si è svolto giovedì 6 marzo il nono appuntamento della VII edizione di “CIVES - Laboratorio di Formazione al Bene Comune” un incontro a cui hanno partecipato Alessandra Smerilli docente di Economia della Cooperazione presso l’università Cattolica di Roma e Segretario del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, la quale ha relazione sul tema “Ripartire dalle famiglie”. “Affronteremo il tema anche a partire dalle conclusioni dell’ultima Settimana Sociale di Torino – ha affermato Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento, nell'introdurre l'incontro – come stimoli e proposte alle chiese locali, ai cattolici impegnati, alle associazioni. Ricordando l’essenziale bellezza e gioia del fare famiglia, dobbiamo pensare anche alle condizioni che oggi mancano per consentire ad essa di vivere almeno in modo dignitoso”. Subito dopo, per un’analisi di lettura e di conoscenza del contesto territoriale sul tema, Antonella Pagliarulo, Katia Sasso ed il Direttore don Lupo Palladino hanno presentato le attività dell’Ufficio per la Pastorale Familiare della diocesi di Benevento. “Spazio Famiglia – ha esordito Katia Sasso - è un’area consultoriale nella quale professionisti ed operatori si confrontano con le famiglie bisognose di contatto e d’ascolto. Interveniamo sugli adolescenti, sulle coppie, sull’affido familiare. Attraverso l’impegno all’autoformazione tentiamo di operare delle relazioni di aiuto, come facilitatori di relazioni all’interno dei contesti familiari Con Educanimando, inoltre, abbiamo costruito un percorso laboratoriale fondato sul metodo esperienziale e sulla formazione. Le nostre attività puntano in sostanza a valorizzare la famiglia in quanto risorsa per se stessa e per le altre famiglie”. E’ poi intervenuta Alessandra Smerilli, la quale ha dato una lettura su cosa vuol dire oggi, con le difficoltà che viviamo, ripartire dalla famiglia. “Il documento che emergerà da Torino si intitolerà La famiglia fa la differenza – ha anticipato – e questo ci dice che quando essa soffre, ne paga le conseguenze tutta la società. Mettere al centro la famiglia significa essenzialmente aiutare le famiglie ad aiutarsi tra di loro. Fino a qualche tempo essa era parte integrante del tessuto, oggi se si scopre sola è difficile che riesca a farcela. Potremmo dunque dire che oggi la famiglia è diventata una periferia, sempre più emarginata”. Con uno sguardo attento alle criticità, l’intervento della docente è stato puntuale nel sottolineare anche quanto sia fondamentale e necessario il ruolo della famiglia nel panorama sociale attuale: “La lettura dei dati ci dice chiaramente che senza di essa oggi la nostra situazione sarebbe ancora più problematica, ma continua a soffrire perché in realtà nessuno si cura davvero di essa. Dal punto di vista economico essa non è riconosciuta come soggetto, perché la teoria economica fa riferimento solo agli individui, ma ciò non aderisce allo stato reale delle cose. Tutto quello che avviene all’interno delle mura domestiche viene considerato attività di consumo e non produttiva. Invece, soprattutto oggi, la famiglia è fonte primaria di capitale umano, sociale, di fiducia, cura e gratuità. Si tratta di capitali difficili da quantificare ma che la rendono una istituzione economica a tutti gli effetti”. Un ruolo imprescindibile, dunque, che non sempre viene riconosciuto e, soprattutto, sostenuto attraverso politiche adeguate: “Le famiglie sono in credito: senza di esse lo Stato dovrebbe pagare necessariamente di più e riprendendo quanto scriveva Rosmini dovrebbe ricompensarle. La sfida che abbiamo di fronte è quella di far emergere una buona economia che veda al suo interno la gratuità e la reciprocità; un’economia che dovrebbe servire al nostro incivilimento, per questo parliamo di Economia Civile. In questo ambito, la famiglia va considerata un’istituzione economica, cioè come un’impresa, produttrice di risorse. La sfida è ripartire da essa riconoscendone l’essenza e restituirle tutto quello che fa risparmiare. Dovremmo farci sentire come famiglie che rappresentano davvero il soggetto pubblico di cui c’è estremamente bisogno”.



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