Comunità, pubblico e territorio: gli eventi culturali nelle aree interne a S. Lupo

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La Cultura, non dev'essere più la Cenerentola dell'azione politica, né un optional, ma il motore dello sviluppo locale. Questa l'affermazione dominante emersa durante un incontro sugli eventi culturali delle aree interne, a chiusura della rassegna di S. Lupo, dedicata all'olio di qualità. L'evento ha permesso di fare il punto sulla ruralità nell'era del digitale e di misurare nel lungo periodo l'impatto culturale nelle aree interne, quei 'centri minori' che in molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Una parte rilevante delle aree interne ha subìto gradualmente, dal secondo dopoguerra, un processo di marginalizzazione segnato da calo della popolazione, riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio, offerta locale calante di servizi pubblici e privati, costi sociali, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Di contro, si registrano l'alta qualità della vita, la genuinità del patrimonio enogastronomico, paesaggistico, ambientale, energetico. A richiamare luci ed ombre dei piccoli centri urbani, ci hanno pensato alcuni esperti che da qualche anno lavorano sul tema Guido Lavorgna e Raffaella Vitelli, al decimo anno di programmazione culturale ed artistica con Tabula Rasa, Leandro Pisano, fondatore e direttore artistico del festival internazionale di new arts "Interferenze", Aldo Colucciello, antropologo e promotore del festival Intima-Lente, rassegna internazionale di film etnografici e antropologici, Titina Pigna, curatrice dell'edizione 2014 di "Vinalia", finalizzata ad incentivare la cultura enologica, del saper fare vino e del saper bere, Alex Giordano, docente di Societing Università Federico II e Iulm/Milano, Donato De Marco, esponente della cooperativa agricola sociale 'Lentamente' che opera su terreni e casolari pubblici di contrada Casaldianni, a Circello ed infine Marco Iamiceli vice-sindaco di Sassinoro, paese che da qualche anno si dedica all'iniziativa di ampio respiro a tutela dell'oro blu per uno sviluppo energetico sostenibile, che coinvolge esperti, giovani, scuole e associazioni. “Le nostre aree rurali, il Mediterraneo, costituiscono la dorsale del Bel Paese, la terra dell'osso, il sud del Mondo.Comprendere la ruralità nell'era contemporanea, è la sfida dell'era 2.0, ed implica la comprensione di una serie di processi di scala, che vanno dal locale, fino al globale. attraverso un approccio critico. Rileggere la ruralità in chiave moderna, come un qualcosa che asserisce alla modernità. Riavvicinare i giovani alla ruralità – si è detto durante il convegno - recuperare il patrimonio colturale e culturale, riprendersi la propria terra, non marginalizzarla, alla luce della vasta ricchezza di cui vantano i centri urbani, diventa elemento fondamentale, giovani che spesso vanno fuori per acquisire il know-how, ma poi ritornano con occhi consapevoli, al servizio della propria comunità, con una rete di innovazione. La Cultura non deve essere intrattenimento ma al contrario, un lavoro integrato, partecipato, di ricerca e di studio delle ''aree attive'' sui quali piantare un seme per dare una chance ai giovani a prendersi cura dei nostri luoghi. Le aree rurali trasformano il certo in terreni liminari, dove possono avvenire cambiamenti”. Dall'olio extravergine al vino dalle ceramiche al teatro d'autore, il turismo rurale di qualità rappresenta un segmento in crescita e con opportunità di sviluppo che gli derivano dalla capacità di rispondere ad alcune delle tendenze emergenti nella domanda turistica che tendono a premiare forme di fruizione meno massificate e più attente ai valori della natura, della cultura, dell?enogastronomia, della campagna in senso lato. Ma necessita di modelli integrati di sviluppo rurale specifici di ciascun territorio, che sappiano garantire un equilibrio tra consumo e riproduzione delle risorse collettive mediante una partecipazione delle varie categorie di portatori di interesse alle scelte strategiche così come ai benefici generati da questa attività. A concludere l’incontro una riflessione sul fatto che la cultura della partecipazione in Italia non è ancora diffusa: l’impegno deve essere rivolto, quindi, a fare in modo che la partecipazione diventi un fenomeno reale e capillare.



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