Crolla il consumo di pane e pasta: con 85 grammi a testa e' minimo storico

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Pane e pasta non fanno più la parte del leone sulle tavole degli italiani. A volare è il riso. Per l’Italia è il risultato peggiore dal 1861.

Cambio di rotta per gli italiani che preferiscono il riso al pane e alla pasta. Infatti, da una recente analisi della Coldiretti sul cambiamento dei comportamenti di acquisto degli italiani è emerso un aumento del 3% sul consumo del riso a scapito di quello della pasta (che crolla dell’1,3%) e del pane (che crolla del 3%, minimo storico dall’Unità d’Italia).

L’analisi si è basata sui dati Ismea/Nielsen relativi al 2016, pubblicati in occasione della campagna "Abbiamo riso per una cosa seria". L’aumento del consumo del riso è determinato da diversi fattori. Sicuramente più economico della pasta, il riso è considerato uno degli alimenti più dietetici e, oltretutto, negli ultimi decenni ha assunto diverse sfaccettature: da primo piatto a piatto pronto, da piatto caldo a freddo, da consumare a tavola o take away.

Attenzione, però, a non farsi trarre in inganno. Sì, perché pur essendo l’Italia il primo produttore europeo di riso, per una produzione di 1,58 miliardi di chili (che sarebbe più che sufficiente per coprire tutti i consumi interni del bel paese), le grandi aziende preferiscono speculare sulle importazioni provenienti dall’Asia, low cost ma soprattutto ad alto rischio, con il risultato che un pacco di riso su quattro è straniero ma il consumatore non lo sa perché non c’è l’obbligo di indicare sull’etichetta la provenienza del prodotto.

I consumi di pane degli italiani – sottolinea la Coldiretti – si sono praticamente dimezzati negli ultimi 10 anni ed hanno raggiunto il minimo storico con appena 85 grammi a testa al giorno per persona rispetto a 1,1 chili che ogni cittadino portava quotidianamente in tavola ai tempi dell’Unità d’Italia nel 1861.
Con il taglio dei consumi – prosegue la Coldiretti – si è verificata una svolta anche nelle abitudini a tavola. Diverse indagini hanno, infatti, riportato preferenze per il pane biologico, quello acquistato direttamente dal contadino, mentre sale l’interesse per i nuovi prodotti senza glutine o a base di cereali alternativi ( kamut e farro ad esempio). 

Una tendenza che riguarda anche la pasta secca dove, rispetto al calo generale del 2016 , si registra un incremento per quella garantita per il 100% con grano italiano e per quella integrale.  A pesare sulle scelte di consumo degli italiani sono soprattutto le percezioni errate sugli effetti che possono avere i carboidrati sul nostro corpo.  Pane e pasta, infatti, dovrebbero costituire circa il 60% delle calorie quotidiane e limitarne la quantità potrebbe avere conseguenze serie sul nostro organismo.

Così come il ricorso al senza glutine, spesso risultato di convinzioni sbagliate, che nel lungo periodo potrebbe portare anche ad un regime dietetico molto sbilanciato. Stando, invece, alle statistiche Istat per l’anno 2015-2016 risulta che gli stessi cali non sono stati riscontrati per il Sud-Italia dove la spesa di pane e cerali si aggira attorno al 3,5% contro il 2,7 % del Nord-Italia.

Stessa situazione per la Campania che si conferma una delle regioni italiane in cui si spende di più per il consumo dei principali carboidrati e per gli alimenti in generale. Ricordiamo, infatti, che già nel 2011 la Campania si posizionava al primo posto nella classifica italiana con 521 euro al mese per il solo acquisto di alimenti e bevande.

Carmen Chiara Camarca



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