Carabiniere ucciso a Roma. Di giacomo (SPP): "Salvini invoca lavori forzati. Meno propaganda, più fatti"

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Aldo Di GiacomoAldo Di Giacomo

Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria sostiene che anche in occasione del barbaro assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega, 35 anni, originario di Somma Vesuviana e in servizio alla stazione Roma centro di Campo dè Fiori, il Ministro Salvini non ha perso occasione per fare propaganda invocando i “lavori forzati” per il responsabile. 

"Da Ministro della Repubblica - il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo - dovrebbe però sapere che senza una normativa di legge non si può continuare a parlare alla “pancia degli italiani” solo per propaganda e consenso politico, bisogna legiferare tanto per inasprire le pene per chi uccide un appartenete alle forze dell’ordine tanto per i bambini che subiscono violenze. Le chiacchere le porta via il vento". 

Di Giacomo esprime il cordoglio più sentito alla moglie e alla famiglia del giovane carabiniere a nome di tutto il personale di polizia penitenziaria che – aggiunge – in carcere quotidianamente condivide l’identico rischio di vita, come dimostrano le continue aggressioni in carcere, proprio come gli altri uomini e donne in divisa in servizio fuori gli istituti di pena.

"A distanza di pochi giorni dal “comizio” di Bibbiano il Ministro – conclude Di Giacomo – tra le tante divise che alterna, indossa i panni di “forcaiolo”, senza però di fatto muovere un dito a tutela dei lavoratori del comparto sicurezza. Persino le nuove assunzioni preannunciate anche nelle carceri italiane vanno avanti molto lentamente mentre le condizioni di lavoro di agenti di polizia penitenziaria, carabinieri, forze dell’ordine, soprattutto in questa torrida estate, sono sempre più stressanti. Da Salvini ora si aspettano i fatti e non più parole".



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