Diocesi Cerreto, mons. Battaglia presenta lettera pastorale: "Chiesa in stato permanente di missione"

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Presentazione lettera pastorale Presentazione lettera pastorale

Una Chiesa missionaria e di strada, capace di incidere nella vita. Mons. Battaglia presenta la sua lettera pastorale.

Essere viandanti, immergersi nell’alterità. Potrebbe essere questa l’immagine per rappresentare il modello di Chiesa che don Mimmo Battaglia vescovo della diocesi di Cerreto Sannita, Telese e Sant’Agata de’ Goti ha presentato quest’oggi in una cattedrale gremita di religiosi e laici. “Non stare al proprio posto, mescolarsi nella diversità”, un messaggio chiaro ed inequivocabile quello lanciato dal presule titernino che disegna nella prima lettera pastorale – è intitolata “Coraggio! Alzati, ti chiama!” – la road map del suo ministero. Presente anche don Francesco Cosentino, officiale della Congregazione per il Clero e docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana, e Concettina Garofano, docente di Teologia Morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. San Luigi.

Quello di don Mimmo però non è un piano pastorale, non ci sono ‘disposizioni definite’ e ogni cosa non è già messa al proprio posto. Non si tratta di una “pastorale della conservazione” ma vuole vivere uno “stato permanente di missione”. “È un canto al mettersi in cammino – ha detto don Cosentino – don Mimmo è un prete che non ha mai amato la staticità, ha preferito la pastorale dei volti a quella degli schemi”. Sono due però le domande, fondamentali, che salgo o a galla leggendo la lettera pastorale. La prima potrebbe essere: qual è l’immagine di Dio? La seconda: qual è l’immagine di chiesa?

“In questa lettera – ha aggiunto don Cosentino – non c’è distanza non c’è freddezza”. È una lettera, dunque, che punta diritto al cuore dei problemi. Quella espressa da don Mimmo è una Chiesa povera e sinodale, che si pone in ascolto e si lascia travolgere dal soffio dello Spirito Santo. Un piano che ha però una ‘piattaforma condivisa’ ovvero: gesti letti alla luce del Vangelo, riprendendo le intuizioni del Concilio Vaticano II.

“Tutti siamo il Bartimeo chiamato ad andare – ha sottolineato don Cosentino – quello della chiesa è un lavoro di popolo, la chiesa non è una semplice struttura”. Un progetto ambizioso che necessita di lavoro, tempo, pazienza e fiducia. Un progetto che ha come scopo quello di vedere oltre le etichette che mendica incontri, speranza, alimenta sogni. Una Chiesa che citando Francesco, “che non può lasciare le cose come stanno”, che deve andare oltre l’ordinaria amministrazione che non ha bisogno di “cristiani da salotto”. Quella che vuole costruire don Mimmo è una Chiesa, inquieta, dinamica, creativa, con le porte aperte, senza potere, che valorizza i lontani, gli ultimi ed i piccoli. Una Chiesa costruttrice di socialità, “artigiana di pace”, schierata per la promozione della giustizia sociale, per la difesa dell’ambiente.

Insomma, la sfida è lanciata e prevede novità importanti come la riorganizzazione degli uffici di Curia, che tende ad elaborare un nuovo concetto di laicità, che punta ad una pastorale vocazionale che “chiama tutti”, che sente l’urgenza dell’evangelizzazione. Nei prossimi giorni tra vescovo e sacerdoti ci sarà anche un confronto per dirimere un documento di indirizzo su alcune pratiche come le offerte.

Per Concettina Garofano quella di don Mimmo è una lettera che “coniuga fede e vita, misericordia e pace. Una Lettera che si fa segno”.

“La chiesa è nata con un soffio – ricorda don Mimmo – e con un soffio si è manifestata, si è fatta conoscere creando stupore”. Mons. Battaglia parla di “dinamismo di irradiazione” È di chiesa che “non esita a confrontarsi con la diversità” che lavora per un “cambiamento di mentalità”. Una Chiesa aggiunge: “viva, che esca dal chiuso dei privilegi, che non è autoreferenziale” perché “riformarsi vuol dire cambiare mentalità”.

Battaglia ha poi concluso: “Chiesa mia, diventa davvero Chiesa samaritana, urla rivendica i diritti dei poveri, non avere paura, lenisci le ferite. Fa che giovani non siano oggetto ma soggetto di evangelizzazione. Rivolgiti a coloro che sono senza Dio, senza speranze, senza progetti e senza sogni, fatti compagna di viaggio senza arroganza. Questa chiesa si fida, si affida è di tutti perché non esiste una Chiesa di serie A se una serie B.

Michele Palmieri



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