Ecomafie: oltre 25 mila reati accertati. 71 al giorno, 3 ogni ora

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Nel 2016 sono stati 25.889 i reati ambientali accertati su tutto il territorio nazionale, 71 al giorno, circa 3 ogni ora.

Due anni fa l’entrata in vigore della legge sugli ecoreati ed i primi effetti cominciano a farsi vedere. Infatti, gli arresti sono cresciuti del 20% (225 nel 2016 contro i 188 del 2015) mentre sono diminuiti del 7% gli illeciti (27.745 nel 2015 - 25.889 nel 2016) e di conseguenza è calato anche il fatturato dei gruppi criminali(-32%). È quanto emerge da Ecomafia 2017 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat e Novamont, e presentato ieri a Roma alla Camera dei Deputati. Cresciute anche denunce che salgono 28.818, nel 2015 erano state 24.623, così come i sequestri 7.277 (nel 2015 erano stati 7.055). Cala anche il fatturato delle ecomafie che scende a 13 miliardi registrando un - 32% rispetto allo scorso anno.

sono ancora tanti problemi da affrontare a partire dalla corruzione(76 le inchieste in cui le attività illecite in campo ambientale si sono intrecciate con vicende corruttive), l’abusivismo edilizio (17mila nuovi immobili abusivi nel 2016) e il ciclo illegale dei rifiuti (nel 2016 sono stati 5.722 con una crescita di quasi il 12%, le persone denunciate,+18.55, quasi 16 al giorno, gli arresti 118, +40%, e i sequestri 2202). Nella classifica stilata per numero di reati ambientali svetta la Campania con 3.728 illeciti, seguono Sicilia (3.084), Puglia (2.339) e Calabria (2.303). La Liguria resta la prima regione del Nord, il Lazio quella del Centro. Su scala provinciale, quella di Napoli è stabilmente la più colpita con 1.361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811).

“Quest’anno il Rapporto Ecomafia – ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

Le inchieste hanno svelato diversi intrecci tra corruzione e reati ambientali e portato all’arresto di 320 persone e la denuncia di altre 820, coinvolgendo 14 regioni. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, se ne sono contate 31, più o meno il 41%. Negli ultimi 6 anni, dal 2010 al 2016, le inchieste degne di rilievo e censite per questo lavoro sono state 352: le due regioni più colpite sono il Lazio (49) e la Lombardia (44), davanti alla Campania, alla Sicilia, alla Calabria e alla Puglia. Calano i reati del ciclo illegale del cemento. Gli illeciti contestati nell’ultimo anno sono stati 4.426, in media più di 12 al giorno, con una flessione del 10% circa rispetto al 2015. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa se ne sono stati contati 1831, circa il 41% sul totale nazionale. Nel 2016 sono stati 5.942 gli illeciti contro gli animali, rispetto agli 8.358 del 2015. I più diffusi: bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti. Per quanto riguarda l’archeomafia, si è registrato una diminuzione dei furti del 7,9%. Le persone denunciate sono state 1.141 (erano 1.355) e quelle arrestate 37 (contro le 49 del 2015). Il totale dei pezzi sequestrati ammonta a 97.426, tra reperti archeologici, dipinti, libri antichi e monete preziose. Lazio e Toscana, rispettivamente con 80 e 79 furti, guidano la classifica delle regioni con il maggiore numero di ruberie e, insieme, raggiungono il 28% del totale nazionale.
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Per quanto riguarda le attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti, secondo quanto disciplinato dall’articolo 260 del d.lgs. 152/2006, al 31 maggio 2017 le inchieste sono diventate 346, con 1649 ordinanze di custodia cautelare, 7.976 denunce e il coinvolgimento di 914 aziende. I paesi esteri coinvolti sono saliti a 37 (15 europei, 8 asiatici e 13 africani e uno americano). Sommando i sequestri effettuati nell’ultimo anno e mezzo, e solo nell’ambito di 29 inchieste monitorate, le tonnellate bloccate sono state più di 756.000. Un quantitativo di rifiuti tale che per trasportarlo servirebbero 30.240 tir, che messi in fila coprirebbero la stessa strada che da Roma arriva a Modena.

Sul fronte incendi, il 2016 è stato segnato da 4.635 roghi che hanno mandato in fumo 27mila ettari. Le persone denunciate, tra piromani, ecocriminali ed ecomafiosi sono stati 322, mentre quelle denunciate 14.

La criminalità continua, inoltre, a puntare sul settore dell’agroalimentare: nel corso del 2016 ci sono stati 33.000 illeciti amministrativi e più di 7.000 illeciti penali, portando alla denuncia di oltre 18.000 soggetti. Sono state più di mille le strutture chiuse o sequestrate, bloccando la vendita di 83,6 milioni di Kg/litri di merce, per un valore complessivo di oltre 703 milioni di euro, in netta crescita rispetto al 2015 quando si era attestato a circa 586 milioni. Il numero più alto di infrazioni penali riguarda i prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame, molluschi, datteri fresco, refrigerato e congelato), con ben 10.735 illeciti amministrativi e penali accertati. Anche i vini e gli alcolici hanno impegnato particolarmente le autorità di controllo, portando a 3.411 illeciti, 2.816 denunce e 321 sequestri.

Accanto alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codine penale, Legambiente ha avanzato anche diverse proposte. Infatti, secondo l’associazione ambientalista rimangono ancora molti fronti aperti sul piano normativo e interventi urgenti da attuare. Occorre, dunque, mettere in campo una grande attività di formazione sulla corretta applicazione della legge sugli ecoreati che coinvolga tutti gli operatori del settore e definite, inoltre, le linee guida nazionali per garantire una uniforme applicazione in tutto il paese della legge.

Tra le altre proposte:  “Sempre in tema di legge sugli ecoreati, è necessario definire una modalità unica sul territorio nazionale per far confluire le sanzioni che vengono fatte pagare ai responsabili dei reati contravvenzionali minori in base a quanto previsto dalla parte Sesta Bis del Codice ambientale; si deve rimuovere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge sugli ecoreati, così come in quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente; Completare al più presto l’iter di definizione dei decreti attuativi del Ministero dell’ambiente e della presidenza del Consiglio dei ministri per rendere pienamente operativa la legge che ha riformato il sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente; Va approvata una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive e va approvato in tempi rapidi il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette; infine, un’ultima modifica normativa riguarda l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni”. 



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