Economia. Analisi sull'investimento Nestle, il commento di Luigi Ruscello

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"Le ricadute occupazionali dell’investimento Nestlè saranno, anche nella migliore delle ipotesi, una gocciolina nell’oceano perchè occorrerebbero 22mila posti per ritornare ai livelli del 2007, cioè ante crisi". E' quanto sostiene Luigi Ruscello nella sua analisi di commento all'annunciato investimento della Nestlè a Benevento.

In un momento in cui agli onori della cronaca sale l'annunciato investimento della Nestlè nel suo stabilimento Buitoni a Benevento, con i prospettati nuovi 150 posti di lavoro in 3 anni, si assiste alla crisi di altre aziende. Rischiano seriamente il posto di lavoro i 17 dipendenti dell'azienda Ex Monier di Ponte Valentino a Benevento. Lo stabilimento di produzione tegole sarà smantellato, trasformandosi in deposito merce, e rimarranno solo 2 addetti.

Tanto premesso, in questa breve nota mi soffermerò sull’affermazione del Ministro De Vincenti, che considero veramente temeraria, secondo la quale l’iniziativa posta in essere a Benevento è l’esempio che dovrebbe copiare tutto il Mezzogiorno. Ebbene, definirla 'temeraria' è un complimento perché non riesco a trovare elementi di novità ed efficacia in una siffatta tipologia di operazioni. In primo luogo, è da osservare che, per essere considerato un esempio, sarebbe stato necessario che il progetto fosse stato promosso da imprenditori meridionali in sinergia tra loro. In secondo luogo, non si rilevano elementi di novità nelle agevolazioni concesse in quanto si tratta del dannosissimo contributo a fondo perduto (circa 11 milioni di euro), del credito d’imposta (pari al 20% dell’investimento) e dei benefici previsti da Industria 4.0, tipo iper e super ammortamento.

Una cosa è certa, continua quel processo che nel mio libro sulla questione meridionale ho definito di 'disinformazione scientifica'. Tutti i politici, le organizzazioni imprenditoriali e, di conseguenza, tutti i mezzi d’informazione mettono in risalto che saranno investiti nel Sud ben 48 milioni. Ma questa, per usare una moderna espressione, è una fake news.  L’opinione pubblica nazionale, infatti, compresi noi beneventani, è spinta a credere che il Mezzogiorno sarà beneficiario di ulteriori fondi. Nessuno però si prende la briga di spiegare che tali fondi non finiscono a Benevento o al Sud, bensì alle ditte produttrici delle attrezzature necessarie all’allestimento delle linee di produzione e dei depositi. Solo se i lavori edili e di montaggio dovessero essere eseguiti da ditte beneventane, una sia pur modesta parte resterà in loco.  Per verificare la mia tesi, basta pensare all’ipotesi che tale investimento sia realizzato a Milano. La differenza essenziale dunque risiede nell’occupazione provocata dall’investimento, per cui c’è da sperare solo che si concretizzino almeno i 150 posti di lavoro.

Mi permetto di osservare che già operava una linea di produzione, ma non mi risulta che ci siano stati tentativi per stipulare particolari accordi sulle necessarie forniture, come invece già realizzato dalla modenese Italpizza con la Coldiretti. Per concludere, dunque, a mio più che modesto parere, considerato che l’azienda era in crisi, come si evince dall’articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno nel dicembre 2016, il progetto serve solo alla Nestlè per sistemare i propri conti. E non escluderei un parallelo intervento in favore dell’Italpizza di Modena, cosicché la sbandierata politica meridionalistica sarebbe pienamente realizzata.

Luigi Ruscello



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