Gioco d'azzardo, qual e' il profilo dello scommettitore italiano medio

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Il dibattito sul gioco d’azzardo è uno dei tanti argomenti di preoccupazione sociale che ha interessato l’opinione pubblica negli ultimi mesi.

Il Decreto Dignità, che vieterà ogni forma di pubblicità alle aziende di gambling, ha riacceso la disputa tra i no slot e chi invece appoggia una maggiore libertà nella fruizione delle scommesse. Non sempre tuttavia sono stati presi in considerazione i dati ufficiali, che possono rendere un’idea della situazione attuale nel nostro Paese. E in pochi si sono preoccupati di tracciare il profilo dello scommettitore italiano medio.

Una recente indagine pubblicata sul sito Gaming Report ha rivelato che circa il 40% di italiani è dedito alle puntate. Si calcola che i conti online, soltanto una minima parte di tutta l’industria, facciano riferimento a circa 3 milioni di cittadini. Soltanto una parte di loro tuttavia può essere annoverato tra i giocatori assidui, e una percentuale ancora minora tra i ludopati: si parla del 4% per i primi e del 2% per i secondi. L’azzardo con macchinette e slot è un’abitudine per circa il 15% dei nostri concittadini, per una cifra complessiva di circa 50 miliardi di euro sui 96 totali. A livello europeo, l’Italia domina la graduatoria dell’incidenza delle scommesse sul Pil, con un gettito erariale dello 0,6% del Pil, il triplo di Francia e Regno Unito, il quintuplo di Spagna e Germania. Cifre che ci regalano un primato poco felice nel continente.

Stando alle dichiarazioni degli intervistati, il 14% si ritiene un consumatore medio di scommesse, il 6,5% di slot. Molto più basse le percentuali di chi si definisce un cliente abituale delle aziende di betting, il 3,6%, o delle macchinette, il 2%. Nel terzo millennio la raccolta italiana è quintuplicata, passando a quasi 100 miliardi nel 2017 rispetto ai circa 20 del 2001. L’identikit tradizionale del giocatore medio in Italia parla di un uomo con residenza nel meridione e un’età compresa nella fascia tra i 25 e i 34 anni o sopra i 65. Spesso infatti sono i non lavoratori, con maggiore disponibilità di tempo libero, a entrare nelle scommesse, con motivazioni molteplici. In molti casi la speranza è un’indipendenza economica o un riscatto sociale, in altri il desiderio di arrotondare i pochi guadagni. Soltanto in alcune circostanze si tratta di un’esigenza patologica, legata a un disturbo compulsivo.

La zona del Sannio presenta situazioni decisamente diversificate al suo interno. La provincia di Benevento è una di quelle con maggiore volume di gioco, pur posizionandosi lontano dalla parte alta della graduatoria nazionale elaborata dal Cnr. Molto più in basso invece Isernia, che con il Molise ha un volume di gioco piuttosto risicato, anche per l’assenza di mezzi. Di fatto la regione presenta un numero di slot machine limitato, e la lontananza dai grandi casinò non aiuta il mercato. Con il resto dell’Italia meridionale, il Sannio condivide la predilezione per le scommesse sportive, la specialità d’azzardo più praticata. In calo invece l’ippica e il poker, quest’ultimo nonostante la parziale ripresa garantita dall’online. Il betting rimane l’unica tradizione particolarmente radicata, nonostante l’enorme sviluppo tecnologico delle macchinette e la loro diffusione.



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