Il teatro di Tiziana Maio torna a stupire e a coinvolgere

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Il Quaderno ha intervistato la giovane attrice Tiziana Maio che, preso il volo con la Compagnia Stabile Solot di Benevento, pare non arrestarsi più. Solo il 13 aprile scorso, infatti, è andato in scena l’ennesimo spettacolo da lei ideato: “Nella noce la Strega. Incantesimo da camera”.

Da cosa nasce la sua passione per il teatro?
Nel mio ultimo spettacolo parlo dell’esperienza di essere strega a Benevento. In una battuta, racconto della mia bisnonna che era una strega e del suo giardino pieno di erbe dove io, dall’età di cinque anni, mi divertivo a improvvisare messe in scena di programmi che guardavo in tv assieme ai miei amichetti. Scendevamo nel fatidico giardino, disponevamo in fila delle sedie e allestivamo un vero teatrino. La gioia era vedere i passanti fermarsi ed assistere allo spettacolo!
Quando ha deciso di dar forma alla sua passione con lo studio?
Convinta di voler fare l’attrice, mi sono iscritta alla scuola di Teatro di Benevento, la Solot, diplomandomi a diciassette anni. Ho collaborato con Michelangelo Fetto e Tonino Intorcia, lavorando nelle scuole; successivamente, ho fatto laboratori per Città Spettacolo e ho studiato con Michele Monetta, Enzo Moscato. Di recente, Enzo Mirone mi ha fatto capire la fondamentale funzione sociale del teatro: la relazione, l’uscire dal chiuso dell’edificio ed entrare in contatto con la gente. Non occorre, necessariamente, partire dalla messinscena di un testo scritto che il pubblico guarda, ascolta e applaude. Il teatro deve impegnare tutti i sensi, non solo la vista e l’udito…
Una rottura con una visione tradizionalista?
Un tentativo di scioglierlo dall’imbalsamatura cui è costretto da tempo.
Provocatorio, quindi?
Decisamente no. Il mio teatro vuole emozionare, scuotere gli animi, partendo dal rituale e coinvolgendo in tal modo il pubblico che ha l’esigenza di interagire con l’attore e diventare parte integrante dello spettacolo. Questo spiega il successo della televisione che, tra l’altro, personalmente, non preferisco. Il teatro deve evolversi e uscire dal “laboratorio”, dal quale comunque proviene la mia formazione.
Il suo ultimo spettacolo “Nella noce la Strega. Incantesimo da camera” è una sintesi di tutto ciò?
Lo spettacolo parte da un lavoro di ricerca, ma pure da una passione ereditata. Ho voluto motivare questo mio interesse e inserirlo in una cornice narrativa, rivoluzionando il concetto stesso di stregoneria, ormai, pregno di intellettualismi e concepito nella sua accezione esclusivamente negativa. La magia è praticata attraverso la preghiera ma anche altro: è rito al quale le persone possono partecipare. Ciò che avviene in scena è la rappresentazione della banalità diffusa e dell’elemento magico del rituale. La componente scenica originale è data dalla trasposizione, mediante una telecamera, dei volti delle attrici all’interno di una pseudo-finestra costruita da me e posizionata ad un lato della scena. A completare il tutto l’introduzione di burattini che rappresentano due bigotte in chiesa, l’inquisitore e la strega, e infine bambini che ascoltano una delle tante leggende diffuse sull’argomento trattato. Nel mio spettacolo le streghe diventano un “pretesto narrativo e scenico”. Racchiude in sé un’essenza di verità e alimenta la suggestione collettiva mediante altri espedienti creativi che contribuiscono a coinvolgere lo spettatore: le attrici accolgono le persone, lasciano loro biglietti su cui scrivere i propri desideri, fanno mangiare loro noci, bere infusi di erbe e usare unguenti realizzati da me medesima e da una delle attrici, esperta enologa. Ecco perché “Incantesimo da Camera”: perché lo spettacolo avviene per e tra la gente all’interno di un locale. “Nella noce la Strega”, poi, conclude una corona di spettacoli di questo tipo. Il primo è stato “Fragole allo Strega”, inizialmente rappresentato al locale “La Taranta”, nel quale noi attrici facevamo assaggiare ai presenti lo Strega. Successivamente, con l’arrivo di Alessandra Racchi abbiamo dato vita ad una produzione propria di “Strega al rogo” che ha riscosso successo.
Dunque i suoi spettacoli nascono da una combustione di frammentati generi?
I miei spettacoli - anche i precedenti, come “La Gioconda nella giostra” e il “Corpo sospeso”, presentati a Benevento Città Spettacolo lo scorso anno - nascono da un tipo particolare di teatro, ovviamente, già esistito, al quale si aggiunge il mio desiderio di esorcizzare il mezzo televisivo assommandolo a tutti gli elementi teatrali possibili. Il risultato non è scontato e per nulla banale.
“Nella noce la Strega” verrà riproposto il 18 e 19 maggio a Roma, nel locale “El Sur” al quartiere San Lorenzo, alle 22.
Vera Forte



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