Incontro alla Camera di Commercio, la crisi colpisce i piccoli e le società con più di 10 anni

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Antonio Campese, presidente della Camera di Commercio di BeneventoAntonio Campese, presidente della Camera di Commercio di Benevento

NOSTRO SERVIZIO - Imprese, banche, professionisti, giudici delegati, Stato. Si sono confrontati questo pomeriggio a Benevento, al tavolo della Camera di Commercio in occasione di un incontro sul tema “La crisi dal punto di vista delle istituzioni e degli operatori del credito”.
A moderare i lavori, il vice presidente dell'Ente camerale sannita, Antonio Campese. Lungo ed articolato l'intervento di Michele Monteleone, presidente di Sezione civile del Tribunale di Benevento che ha accennato al decreto che dovrebbe sbloccare i pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, vista come "un'intuizione che ha sbloccato ingenti somme e cercato di pareggiare i conti con i redditi incagliati".
Presenti all'incontro anche Giovanni Di Luise, di Banca Sviluppo; Aurelio Pepe, di Banca della Campania; Giuseppe Parillo, di UBI Banca; Mauro Dinarelli, di Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio; e Sigismondo Fragassi Tenente Colonnello dei Carabinieri.
Al 31 marzo 2013 il trend può definirsi positivizzato: le istanze di fallimento, infatti, sono in notevole flessione. Si è passati dal 202 del 2011, ai 177 del 2012, fino a 29 nei primi tre mesi del 2013.
Diminuiscono anche le dichiarazioni di fallimento, punto al quale si arriva quando non è possibile muoversi in un altro senso.
In salita, invece, i concordati preventivi che consentono di bloccare le procedure esecutive individuali.
Dai dati emerge che le inammissibilità in provincia di Benevento sono oggettivamente poche.
Il questionario economico aziendale che ha prodotto i dati in questione ha coinvolto 18 regioni e il 75% del campione nazionale di imprese.
Di rilevante, e il Sannio rispetta il trend nazionale, è che in crisi si trovano soprattutto le società con più di 10 anni di vita, quelle, cioè, più strutturate. In pessime acque navigano soprattutto le aziende che producono beni individuali e l'edilizia.
In Italia, il 70% delle compagini societarie è detenuto da pacchetti familiari, mentre, di fatto, non esistono, o meglio, non operano, i fondi di investimento.
Quella sannita si caratterizza ancora per essere un imprenditoria debole, con la crisi che incide di più a danno dei 'piccoli' che si trovano costretti a ridurre i prezzi, abbassare i costi, concordare allungamenti all'incasso e ricorrere al credito a breve termine. In questo modo, secondo le banche, si rischia di peggiorare una situazione già complessa. Di qui, l'esigenza di ricreare un rapporto banca/imprenditore più consulenziale e collaborativo.
La realtà, però, racconta altro: aumentano i protesti, le insolvenze, i fallimenti aziendali. La ricetta ideale sarebbe quella che prevede l'uso della buona volontà dell'imprenditore e della disponibilità degli istituti di credito. Le banche, però, non intendono rinunciare al principio che "il denaro va venduto a chi lo merita".

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