Izzo: 'Mataluni riconobbe gli abusi e si impegnò a sanare. Il resto sono chiacchiere'

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"Riguardo a quanto ha asserito dal signor Vincenzo Mataluni, circa il pronunciamento del Tribunale di Benevento del 27 maggio scorso, c'è da dire che la questione dei due complessi industriali, purtroppo, non si riduce al mancato rispetto delle distanze dal Torrente Badia che è una precisa norma del Piano Territoriale Paesaggistico del Taburno, ma ad innumerevoli altri abusi, sia urbanistici che paesaggistici che lo stesso Mataluni ha riconosciuto, sottoscrivendo ufficilamente, nei due permessi di costruire in sanatoria, n. 29/2005 relativo all'Oleificio e 63/2008 relativo all'industria e al centro ricerche, l'esistenza degli abusi e l'impegno a rimuoverli". Ad affermarlo, l'ex sindaco di Montesarchio, Antonio Izzo che replica a stretto giro all'amministratore delegato che questa mattina aveva commentato il giudizio del Tribunale del capoluogo sannita sulle vicende che riguardano la sua azienda.
"Si tenga conto - ricorda Izzo - che il Comune di Montesarchio, anziché fare ordinanze di abbattimento a fronte di abusi acclarati, per andare incontro alle esigenze del Gruppo, ha emanato permessi a costruire in sanatoria, la cui efficacia era condizionata al ripristino della legalità urbanistica e paesaggistica violata.
Ne consegue che l'amministrazione da me guidata non è stata per nulla "astiosa", ma, anzi, è andata in contro alle esigenze di produzione delle Aziende Mataluni, affinché proseguissero nelle attività, con l'unica condizione che venisse ripristinata la legalità violata.
C'è da sottolineare che, però - chiarisce l'ex sindaco - il gruppo Mataluni, anziché rispettare il patto sottoscritto in calce ai permessi a costruire, ha commesso degli ulteriori abusi che sono stati sanzionati dai funzionari dell'ufficio tecnico comunale.
Per ciò che concerne, quindi, la pronuncia del Tribunale di Benevento, di cui non si conosce sulla base di quale controversia è stata emessa, c'è da sottolineare che in materia urbanistico-edilizia il giudice amministrativo ha per legge una competenza giurisdizionale esclusiva, nel senso che si pronuncia non solo sul piano della legittimità, ma anche nel merito. Ed è proprio quanto è accaduto nella specie, laddove il Tar Napoli ha emesso, pur non essendone tenuto - rileva Izzo - una sentenza di 112 pagine, entrando quindi nel merito della vicenda Mataluni, anche se avrebbe potuto dichiarare semplicemente inammissibili e irricevibili i ricorsi, perché tardivi o perché avverso provvedimenti amministrativi divenuti inoppugnabili.
Quindi, non è affatto vero che il Tar non sia entrato nel merito della vicenda con una sentenza di 112 pagine motivando ampiamente e congruamente sulle questioni sottoposte alla cognizione del giudice adito.
Il Consiglio di Stato, a sua volta, avendo ritenuto l'appello Mataluni "pletorico" ed avendo nel contempo ritenuto la motivazione del Tar ampiamente soddisfacente, ha rinviato ad essa ed ha respinto l'appello senza ripetere nuovamente tutta la motivazione del giudice di primo grado.
Questi - conclude l'ex primo cittadino - sono i fatti in punto di diritto. Il resto sono chiacchiere da salotto che lasciano il tempo che trovano. La statuizione del Tar, confermata dal Consiglio di Stato, deve trovare pienamente applicazione".



Articolo di Valle Caudina / Commenti