La lettera di uno studente. Ingegneri, non bamboccioni: non lasciateci soli

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Continuando a dare ampio risalto alla protesta di docenti, ricercatori e studenti dell’Università degli Studi del Sannio che si oppongono alla manovra finanziaria del Governo e al disegno di legge Gelmini, pubblichiamo la lettera di uno studente della Facoltà di Ingegneria di Benevento, giunta da poco in redazione.

"Salve, mi chiamo Pierluigi Chiusolo e sono uno studente di Ingegneria dell'Università del sannio. Scrivo questa lettera con la speranza che qualcuno abbia a cuore la situazione in cui migliaia di studenti come me si trovano al momento: in rivolta contro un ddl che costituisce un grave attacco all'Università italiana, alla ricerca e alla didattica e, allo stesso tempo, costernati ed affranti dal silenzio dei media nazionali/regionali riguardo la nostra protesta.

Veniamo ai fatti. Il giorno 17 giugno è stato emanato un comunicato ufficiale dei docenti e dei ricercatore della nostra facoltà nel quale (cito testualmente), "preso atto delle iniziative di protesta dei colleghi delle Facoltà di Ingegneria delle Università “Parthenope” di Napoli e di Cassino, in relazione ai tagli
all'Università previsti dalla manovra finanziaria in discussione nel Parlamento Italiano, si proclama lo stato di agitazione e si decide di sospendere le sedute di esame di profitto e di laurea a partire da giovedì 17 giugno". A tale sospensione sono seguite delle assemblee organizzate dai ricercatori stessi. Una in particolare, tenutasi il giorno 23, è servita a noi studenti/aspiranti ingegneri non solo per comprendere meglio il decreto Gelmini in ogni suo punto - soprattutto i lati negativi, che sono molti, anche troppi - ma soprattutto per renderci uniti e solidali con i nostri docenti. Insomma, per farla breve, abbiamo deciso di prendere una posizione netta: abbiamo redatto a nostra volta un manifesto di protesta e indetto 3 assemblee (rispettivamente nelle facoltà di giurisprudenza, economia e scienze) volte a raccogliere quante più adesioni possibili tra il corpo docente e studentesco per poter quindi organizzare, in cooperazione con altre università, una protesta a larga scala.

Nel frattempo lo sciopero dei nostri professori si è protratto fino al 1° luglio, con buone possibilità che venga rinnovato (è stata poi decisa la sospensione del blocco degli esami NDR). Inoltre tale singolare protesta si è estesa all'università di Salerno e posizioni altrettanto forti sono state prese dalle Università di Bari, Torino, Roma, Sora (solo per citare quelle di cui sono a conoscenza) oltre ai già citati atenei di Benevento, Napoli e Cassino.

Quello che però notiamo noi studenti, ed è questo il nocciolo fondamentale della questione, è che tali fatti siano finora rimasti nell'ombra. Fatta eccezione per qualche quotidiano locale siamo avvolti dall'assoluto silenzio. Nessun giornale, nè rete televisiva si è accorta di noi. E' come se ci trovassimo di fronte a un "muro di gomma" e non riusciamo ad aprire un maledetto varco. Ci basta poco ma finora abbiamo ottenuto il nulla. Omertà: ecco cosa ci circonda! E se tale "riforma" - che poi riforma non è, ma sono solo tagli finanziari - dovesse essere approvata non resterà che l'Ignoranza.

Enrico Berlinguer nel 1976 parlava di "una crisi e una decadenza che si manifestano in ogni settore della vita sociale. È ciò che avviene nell'economia dove si assiste o a una caduta produttiva, o all'infla¬zione, o a tutti e due i fenomeni insieme (e quando si cerca di superare uno di questi due aspetti della crisi, si cade nell'altro, come ha sperimentato e sta sperimentando da anni l'Italia); è ciò che si manifesta nell'anarchia imperante nella vita delle città, è da ciò che si tocca con mano nella desolazione della vita in campagna; è infine ciò che emerge nel dissesto delle istituzioni culturali e dello Stato, nella disgregazione della vita sociale caratterizzata dalla penuria di attrezzature civili e dalla deficienza dei servizi pubblici e sociali, nella perdita del senso della moralità nella vita pubblica, nel dila¬gare della corruzione, che è dato oggi emergente in Italia, ma che non è una caratteristica solo italiana".

Parole pronunciate 34 anni fa che rappresentano ancora - ahimè! - la società odierna. Noi studenti siamo consci delle trasformazioni in atto nel nostro paese. Non siamo dei "bamboccioni" come si vuole far credere. Siamo giovani con una propria coscienza che cercano di perseguire il meglio per sè e per gli altri; che guardano al futuro con la speranza di potersi realizzare, avere un lavoro, costruire una famiglia, essere felici; vogliamo gridare a tutti la nostra frustrazione ed il nostro sgomento per un mondo lavorativo che ci tratta a pesci in faccia, una casta pervasa da nonnismo e clientelismo. Un mondo del quale entrerà a far parte anche l'Università italiana semmai tale "riforma" dovesse passare.  Un' università privata, in mano alle azienda, alla politica e con sempre più potere elargito ai cosiddetti baroni universitari: noi non lo vogliamo!

Noi giovani siamo il futuro di questo paese e cercheremo in tutti i modi di reclamare i nostri diritti e di farli rispettare. La cultura è un bene prezioso, universale, a prescindere da qualsiasi colore politico, e l'unico rapporto che essa deve avere col "Dio Denaro" è quello di essere finanziata da quest'ultimo. Non limitata, nè tantomeno "tagliata".

Aristotele parlava di cultura come vita. Epitteto diceva che "solo l'uomo colto è libero". La nostra stessa Costituzione, nell'articolo 9 afferma: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Ed è appellandomi alla Costituzione che chiedo a voi mezzi di informazione
di avere a cuore il futuro di noi giovani, il futuro dell'Italia stessa; di non lasciarci soli ad annegare nell'ignoranza e nell'omertà; di aiutarci affinchè questa battaglia diventi di tutti, non solo di noi studenti.
Noi ci stiamo provando, ma combattere da soli è dura. Tale problema deve avere una risonanza nazionale, non provinciale com'è stato finora. Il vostro supporto e la vostra attenzione sono fondamentali. E' un impegno semplice da mantenere: basterebbe venire in uno degli atenei sopra citati, parlare con
qualche studente e/o docente e porre sotto gli occhi dei vostri lettori che vogliamo cambiare le cose, che ci ribelliamo in massa alla futura decadenza degli studi".
Pierluigi Chiusolo



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