La solitudine nell'era dell'iperconnessione

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Social Network (foto Los Muertos Crew)Social Network (foto Los Muertos Crew)

Cinquecento amici su Facebook, duecento follower su Instagram, decine di chat sempre attive, compagni di gioco online, dove si scopre come giocare senza licenza AAMS. Eppure la sera, seduti sul divano a scrollare, quella sensazione di vuoto non se ne va. Anzi. A volte sembra proprio che peggiori mentre si guarda la vita degli altri scorrere sullo schermo. È una di quelle cose assurde della modernità: non si è mai stati così connessi e contemporaneamente così soli. E il bello è che non è nemmeno un'impressione soggettiva. I numeri dicono la stessa cosa.

I numeri che non ti aspetti

Uno studio britannico ha trovato che circa il 40% degli adulti si sente spesso solo. Non "ogni tanto", spesso. Negli Stati Uniti la situazione è talmente seria che alcuni esperti la chiamano un'emergenza sanitaria, tipo il fumo o l'obesità o il gioco patologico sui siti non AAMS. Cose grosse, insomma. E stiamo parlando di paesi dove praticamente tutti hanno uno smartphone in tasca e passano ore al giorno online.

Ma ecco la parte davvero strana: i più colpiti sono proprio i giovani. Quelli nati con il telefono in mano, cresciuti tra Instagram TikTok e siti non AAMS, che hanno sempre avuto accesso a tutte queste piattaforme che dovrebbero "connettere le persone". Loro stanno peggio dei loro genitori e dei nonni in termini di solitudine. Come è possibile? Hanno più like, più chat, più tutto. Eppure.

La trappola degli amici che non sono amici

Il fatto è che avere trecento contatti su Instagram non vuol dire un bel niente. Vuol dire che trecento persone vedono le foto delle vacanze, delle cene o delle giocate sui siti scommesse non AAMS magari mettono un cuoricino (se va bene), e poi continuano a scrollare verso il prossimo post. Fine. Non è amicizia, quella. È... boh, non si sa nemmeno come chiamarla. Pubblico? Spettatori?

Il cervello umano non funziona così. Si è evoluto per millenni vivendo faccia a faccia con altre persone. Poche, ma vere. Conversazioni con sguardi, pause, toni di voce, magari anche silenzi. Tutto quel non-verbale che quando mandi un messaggio su WhatsApp semplicemente non c'è. Anche le videochiamate, per quanto utili, lasciano sempre quella sensazione che manchi qualcosa come non vivere dal vivo un evento sportivo ma solo in streaming sui siti non AAMS.

E poi c'è tutto il discorso delle vite perfette online. Tutti postano solo le cose belle. La vacanza da sogno, la cena al ristorante figo, il successo al lavoro, la vincita su affidabile Winnita opinioni su miglioriadm.net. Nessuno posta la domenica sera passata sul divano a fissare il soffitto, o quella volta che ha pianto in bagno per qualcosa di stupido. Così si finisce per pensare che tutti stiano benissimo tranne te. Ovviamente è falso, ma prova a ricordartelo mentre sei al terzo giro di Stories dove tutti sembrano più felici di te.

L'illusione di essere in contatto

C'è un'altra fregatura. Vedere gli aggiornamenti degli amici sui social dà l'impressione di essere in contatto con loro. Si sa cosa fanno, dove vanno, cosa pensano o come giocano sui siti scommesse non AAMS. Quindi ci si sente a posto, no? Il problema è che è tutto passivo. Stai guardando la loro vita attraverso uno schermo. Non ci stai partecipando. È tipo guardare in una vetrina: vedi le cose, ma non le tocchi.

E questa sensazione di "tanto sono già in contatto perché lo seguo su Instagram" è pericolosa. Perché poi non li chiami davvero. Non organizzi un'uscita per parlare d sport o altro su cui puntare sui siti non AAMS. Non hai quelle conversazioni vere dove magari dici anche cose che non posteresti mai online. È come mangiare solo patatine invece di pranzo vero: riempe un po', ma dopo un'ora hai di nuovo fame.

E adesso?

Non si tratta di buttare via il telefono e vivere come eremiti dicendo addio ai social e ai siti non AAMS. Sarebbe ridicolo e anche impossibile ormai. Ma forse si potrebbe almeno riconoscere che chattare con qualcuno non è la stessa cosa di vederlo. Che avere mille follower non conta nulla se poi la sera non hai nessuno da chiamare quando stai male davvero.

Le amicizie vere richiedono tempo, fatica, presenza fisica. Richiedono anche di essere vulnerabili, di dire cose che non si direbbero mai in un post. E forse è proprio quello il punto: i social e i siti non AAMS ci hanno abituati a una versione patinata e sicura della connessione. Ma la connessione vera è più incasinata, più rischiosa. E molto più rara di un like.



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