Omicidio Improta, svolta nelle indagini, 2 arresti. Policastro: "Modalità cammorristiche per un crimine efferato"

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Omicidio Improta: 2 arresti, conferenza stampa in ProcuraOmicidio Improta: 2 arresti, conferenza stampa in Procura

Svolta nelle indagini relative all'omicidio Improta. La Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto, dal GIP, l'arresto di due persone ritenute responsabili dell'efferato omicidio: il corpo di Valentino Improta, infatti, fu ritrovato carbonizzato nella sua auto, sul monte Taburno, lo scorso maggio.

I Carabinieri della Compagnia di Montesarchio e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Benevento, nei confronti di un 50enne e un 31enne di Tocco Caudio per l’omicidio premeditato e successiva soppressione e distruzione del cadavere di Valentino Improta, 26enne di Montesarchio. 

Complesse le indagini, coordinate dalla  Procura della Repubblica di Benevento che hanno fatto ricorso ad attività tecniche ed intercettazioni ambientali, supportate, parzialmente, anche da alcune deposizioni. Le indagini erano state avviate a seguito del rinvenimento di una Fiat Grande Punto completamente incendiata, in località Cepino di Tocco Caudio, un luogo isolato sul Monte Taburno, con all’interno il corpo completamente carbonizzato di Valentino Improta. Daglia accertamenti era poi emerso che l'uomo era stato prima colpito con due colpi di arma da fuoco, calibro 12, in corrispondenza della regione nucale e a distanza ravvicinata. 

Le attività investigative hanno permesso di risalire al movente dell’omicidio, costituito dal timore che la vittima potesse rivelare i complici della rapina pluriaggravata commessa il precedente 10 aprile, nel corso della quale aveva perso la vita Giovannandrea Parente. Per tale reato (omicidio preterintenzionale) e per altri relativi a furti e rapine commesse insieme agli attuali  arrestati, il 50enne era stato successivamente tratto in arresto.

Dalle indagini è emerso che Improta, agitato per essere l’unico destinatario dell’informazione di garanzia per tali delitti, aveva minacciato il suo complice 50enne di fare il suo nome come complice, nel caso in cui fosse stato arrestato, se non avesse non avesse ricevuto assistenza economica per sé e la sua famiglia, anche per sostenere le spese legali per la propria difesa. Nel timore che la vittima potesse collaborare con la giustizia per alleggerire la sua posizione processuale in ordine all’omicidio di Parente, il 50enne, in concorso con l’altro indagato 31enne, hanno quindi premeditato e ucciso Improta, simulando l’organizzazione di un furto di rame sul Taburno. La vittima, allettata dalla proposta, è quindi caduta nella trappola ordita dagli indagati. 

Lo scenario del delitto

Le indagini hanno fatto ricorso alle localizzazioni satellitari dei veicoli, ad attività tecniche di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che sostenute dagli accertamenti tecnici eseguiti dal RIS di Roma nonché dall’analisi dell’autovettura incendiata e dalla consulenza medico – legale.

I  fatti. La sera del 2 maggio 2018, la vittima, a bordo del veicolo di proprietà della madre, raggiunse i due arrestati che viaggiavano su altra autovettura, nei pressi del ristorante il Querceto di Tocco Caudio, intorno alle 22:00, dove si erano dati appuntamento per consumare il furto di rame.  I tre, dopo aver raggiunto la località Le Martine di Tocco Caudio, si divisero:  il 31enne restò a bordo della vettura in sosta in Contrada Le Martine, facendo da palo, mentre il 50enne salito a bordo della vettura di Improta, dopo averlo condotto in un luogo isolato della località Cepino del Monte Taburno e parcheggiata la vettura in una piazzola di sosta, sparò alla vittima con un fucile a canne mozze.

Per distruggere il cadavere l'assassino appiccò il fuoco all’autovettura, in modo da assicurarne la definitiva soppressione di eventuali tracce del reato. Infine, immettendosi sul sentiero/mulattiera posto sul lato opposto dell’area di sosta e percorrendolo a piedi per circa 30 minuti, raggiungese l’area agreste dove l’attendeva il suo complice, per poi darsi alla fuga.

Le indagini hanno inoltre evidenziato come il 50enne avesse già utilizzato in passato la stessa località montuosa-boschiva per commettere altri cruenti delitti, con la medesima arma utilizzata per l’omicidio.

I provvedimenti restrittivi sono stati rispettivamente Il 50enne è detenuto presso il centro penitenziario di Napoli Secondigliano, dove gli è stato notificato il provvedimento restrittivo per la rapina pluriaggravata e l’omicidio preterintenzionale di Giovannandrea Parente, mentre il 31enne è ristretto presso la Casa Circondariale di Benevento, dove gli è stato notificato il provvedimento per una rapina consumata nel 2017.

Nell’ambito dell’indagini, inoltre, altri due soggetti sono stati raggiunti rispettivamente da misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Bonea e obbligo di presentazione alla p.g. poichè ritenuti responsabili di favoreggiamento personale nei confronti dei due arrestati.

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