Omicidio Nizza. I dettagli dell'arresto: "Movente era controllo dello spaccio" - FOTO

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Omicidio NizzaOmicidio Nizza

L'uomo è già in carcere dallo scorso luglio. Era finito in manette nell'ambito dell'Operazione Forever. 

“Parliamo di una vera e propria esecuzione avvenuta in centro città”. Così, Aldo Policastro procuratore della Repubblica di Benevento che stamani nel corso di una conferenza stampa ha reso noto, insieme al sostituto procuratore Giovanni Conzo, il questore Giuseppe Bellassai, il capo della Squadra Mobile, Emanuele Fattori ed il sostituto commissario Rosario Pascarella, i dettagli dell’operazione che ha portato all’arresto di Nicola Fallarino, 35enne di Benevento, in merito all’omicidio di Cosimo Nizza avvenuto nell’aprile del 2009.

Il procuratore con un passaggio che va anche oltre l'evento specifico tiene a precisare che: "la criminalità tocca i gangli vitali della città, attività criminale da non sottovalutare e da non enfatizzare ma da tenere attentamente sotto controllo". Dichiarazioni che tentano di fare il punto sull'ambiente criminale sannita. Policastro, infatti, cita Policastro cita, gli omicidi Improta e Parrella, il racket delle viti (importante se si considera che il 2019 per il Sannio rappresenta l'anno della Città Europea del Vino) e le condanne che hanno colpito il clan Sparandeo senza dimenticare i colpi inflitti allo spaccio di stupefacenti e al lavoro che spetta alle Forze dell'Ordine ed alla stessa Procura su quello che potrebbe accadere sul piano della 'riorganizzazione' delle piazze. 

I fatti

Come si ricorderà, Nizza – costretto alla sedia a rotelle dopo un’incidente stradale – si trovava nei pressi della propria abitazione di via Bonazzi, al Rione Libertà, quando il 27 aprile del 2009 venne avvicinato da due sicari a bordo di uno scooterone che esplosero, al suo indirizzo, tre colpi d’arma da fuoco. I proiettili calibro 7e65 colpirono Nizza alla alla testa: nuca, testa e poco sopra l'orecchio. Fallarino, stamani oggetto dell'esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, per i reati di omicidio aggravato in concorso e porto abusivo di armi, era già in carcere, a Secondigliano dallo scorso luglio. Il 35enne era stato arrestato nell’ambito dell’Operazione “Forever” con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Per il procuratore capo Policastro, quello di oggi è un “risultato dovuto alla tenacia e all’intelligenza investigativa del dott. Fattori. Una indagine sulla quale abbiamo creduto fortemente ed alla quale si sono aggiunti nuovi elementi anche dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Indagine sulla quale gli uomini della Mobile, che hanno lavorato bene, hanno avuto l’umiltà di confrontarsi anche con le altre attività svolte in passato anche valorizzandole”. Questo risultato, ha aggiunto Policastro: “è frutto di un lavoro di sinergia e di un impegno pesante sul piano investigativo ed a cui la Procura si sta dedicando con impegno verso un territorio che chiede risposte”.

I complimenti alla Squadra mobile, sono giunti anche dal questore Giuseppe Bellassai, per “i risultati notevoli negli ultimi anni. Questi fatti – spiega – sono lontani 10 anni ma danno dimostrazione di una realtà che non è ferma e capace di partorire omicidi efferati come nel 2009. Non si nasce criminali o camorristi, lo si diventa e si acquisiscono alcune capacità nel tempo e per questo è importante il lavoro svolto dalla Procura e dalle Forze dell’Ordine per lo stoppare sul nascere queste attività ed evitare che poi assumano un rilievo diverso”.

Per il sostituto procuratore Giovanni Conzo: “Si tratta di un delitto efferato, parliamo dell’omicidio – con un colpo al cranio – di un uomo che stava sulla sedia a rotelle. Questo omicidio dimostra che il soggetto individuato e gravemente indiziato dei fatti, avesse una elevata capacità criminale. Lo stesso Gip – ha aggiunto il sostituto procuratore – riteneva quanto accaduto come ‘un segreto di pulcinella’ propanando la voce su quanto accaduto, l’indagato, voleva far capire il proprio peso criminale e prendere il vertice nello spaccio di droga”.

Le indagini, inizialmente svolte con esito infruttuoso da parte della Direzione Distrettuale Antimafia, sono state riprese e approfondite, a partire dal 2017, dalla Procura della Repubblica di Benevento, attraverso la valorizzazione di nuovi elementi emersi dalle indagini della Squadra Mobile sannita.

“Questa attività – spiega Emanuele Fattori capo della Mobile – nasce nel 2017 su nostra iniziativa e va ad esplorare aspetti non perseguiti in passato nell’inchiesta poi archiviata dalla DDA. Abbiamo giovato di alcuni elementi utilizzati solo dopo l’arresto di Fallarino avvenuto il luglio scorso. Sul posto abbiamo fatto venire anche personale specializzato della Polizia Scientifica anche per supportare l’idea reale che ci eravamo fatti sull’omicidio. Un punto di partenza dal quale siamo andati avanti e corroborando anche alcune intercettazioni. Il personaggio più vicino a Fallarino – aggiunge Fattori – si è lasciato sfuggire delle esternazioni sull’omicidio, esternazioni raccolte in una intercettazione, che ricostruiscono anche la dinamica dei fatti rafforzando gli elementi ipotizzati”.  “Altre intercettazioni – ha proseguito il capo della Mobile – hanno fatto capire come Fallarino aveva tentato di costruirsi un alibi, poi sconfessati, dopo le voci di un suo coinvolgimento nei fatti”.

Rotuttra della pax criminale

A concludere gli interventi ci ha pensato il sostituto commissario Rosario Pascarella che ha voluto poi sottolineare come la vicenda, si svolga su due binari: "la sete e l'ascesa criminale di Fallarino che voleva controllare le piazze di spaccio ed il comportamento di Cosimo Nizza che dopo l'incidente stradale aveva perso lucidità e controllo". La pax criminale dunque si rompe: "Nizza non voleva più sottostare ad alcuni diktat in merito alla spartizione delle piazze di spaccio e su questa vicenda ha poi trovato terreno fertile proprio Fallarino che poi è divenuto il capo di una vera e propria associazione a delinquere". 

Le indagini nel dettaglio

Il lavoro della Polizia di Stato si è svolto a partire da “un’accurata selezione ed analisi eseguita dagli investigatori della Squadra Mobile, supportati dal Servizio Centrale Operativo e dal Servizio Polizia Scientifica (Unita di Analisi del Crimine Violento), ed integrato ed arricchito da molteplici elementi emersi da intercettazioni ambientali eseguite in altri procedimenti, dallo stesso Ufficio investigativo della Questura sannita, nonché da nuove attività tecniche e da importanti rivelazioni emergenti dalle audizioni di alcuni testimoni e di un importante collaboratore di giustizia”.

“Particolare rilevanza hanno avuto alcune intercettazioni ambientali ed in particolare quella in cui uno dei componenti del sodalizio criminale dedito allo spaccio di stupefacenti, di cui l’odierno indagato era a capo, ricostruiva minuziosamente la dinamica dell’evento omicidiario ed i momenti precedenti l’azione, in maniera perfettamente collimante con le rivelazioni rese dal collaboratore di giustizia. Le intercettazioni consentivano anche di far emergere l’ostentata sicurezza dell’indagato di potersi sottrarre alle indagini in quanto l’arma del delitto non poteva essere rinvenuta, in quanto distrutta e un alibi se lo era precostituito, nell’ipotesi in cui le attenzioni investigative si fossero concentrate su di lui ma intercettazioni e dichiarazioni hanno consentito di smontarlo. Importanti elementi sono stati altresì desunti dalle dichiarazioni di un testimone circa alcune esternazioni fatte dallo stesso indagato alludenti alla sua responsabilità nell’azione delittuosa”.

Il movente

“Diverse dichiarazioni, con più precisione quelle del collaboratore di giustizia, hanno consentito di ricostruire il movente, alla base dell’omicidio vi era una lotta per l’accaparramento della piazza di spaccio e per garantirsi l’esclusiva nella vendita di una determinata tipologia di droga(eroina, ndr). L’evento scatenante è stato comunque l’esplosione di alcuni colpi di pistola e fucile contro la saracinesca di un esercizio commerciale gestito dall’indagato, avvenuta 3 giorni prima dell’omicidio e riconducibile all’azione della vittima”.

Lavoro prosegue

Le indagini proseguono per la completa identificazione del secondo autore materiale dell’omicidio (con Policastro che ha sottolineato come non ci fossero ancora, gli elementi sufficienti per ottenere un'ordinanza di custodia cautelare) e di eventuali altri interessati. Il lavoro degli investigatori, in questo caso, vuole stabilire se oltre agli 'esecutori' ci sia anche la complicità di altri soggetti interessati all'omicidio e potrebbero aver dato un contributo (soggetti che gravitano sempre nell'ambito del commercio di stupefacenti). Insomma, valutare se si è trattato di un omicidio ed i un'azione 'solitaria' o 'concertata'. 



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