Blitz antindrangheta in Emilia Romagna contro la cosca Grande Aracri

Sedici arresti tra i quali il boss e due figli: a Brescello la notte scorsa è scattata un'imponente retata con più di trecento agenti sul campo. È la ndrangheta emiliana, nella quale regnava ormai incontrastata la famiglia Grande Aracri, originaria di Cutro ma ormai perfettamente integrata nel nord Italia.

"I servizi offerti dalla Ndrangheta - qui parliamo di economia praticamente - hanno fatto comodo a tanti - spiega il giornalista Giovanni Tizian - Cioè, i servizi vuol dire il trasporto delle merci, la manodopera, i prestiti di denaro, la liquidità, la fatturazione fasulla per chi voleva evadere, per quegli imprenditori emiliani che volevano evadere, i subappalti per la ricostruzione post-terremoto, i voti, i pacchetti di voti... ecco, tutti questi servizi hanno fatto comodo a più di qualcuno. E quindi quando parliamo di silenzio intendiamo anche un silenzio che è dettato dalla complicità" Tra gli arrestati anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso, ritenuto organico alla rete criminale le cui attività erano da anni estese a diverse regioni del Nord Italia e anche all'estero. Nel 2017 veniva avviato un progetto per la costruzione di 350 appartamenti a Bruxelles, ma erano fiorenti anche le attività in Germania. Ma la liquidità per la famiglia veniva anche, secondo l'accusa, dalle estorsioni, dalla droga, dal controllo dei villaggi turistici in Calabria. Il raid della scorsa notte è la prosecuzione dell'operazione Aemilia del 2015.


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