Zingaretti a Benevento: "Troppi anni di lacerazioni, lavorare per una cultura del noi" - FOTO

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A Benevento il tour in vista delle Primarie del PD il candidato alla segreteria Nicola Zingaretti. 

Era atteso nel pomeriggio, a Benevento, il governatore della Regione Lazio per la sua prima manifestazione pubblica in Campania dopo la formalizzazione della candidatura alla segreteria del Partito Democratico. L'incontro con la "Piazza Grande" sannita si sta svolgendo in questi minuti presso l'Hotel President. Tra i presenti, Antonio Iavarone segretario dei Giovani Democratici, il consigliere comunale del capoluogo Raffaele Del Vecchio ed il presidente del PD sannita, Rossano Insogna. 

Zingaretti ha subito voluto 'rompere' lo schema classico degli interventi e parlato a primo acchitto delle novità, della spontaneità e dalle domande che devono unire il Partito Democratico. "Ci sono delle domande che abbiamo dentro l'anima e che non dobbiamo avere paura di porci: serviamo ancora? Siamo noi a poter risolvere i tanti problemi? C'è lo spazio per una grande forza nazionale? Qual'è questo spazio, cosa fare per occuparlo e con quale missione. Io sono candidato ad un appuntamento del PD ma non abbiamo simboli di partito e non è un imbroglio ma una pratica diversa. Noi non dobbiamo rinchiuderci tra di noi per capire cosa abbiamo fatto ma usciamo dai circoli e chiediamoci: perché non ci hanno votato? Dove abbiamo sbagliato? Cosa dobbiamo cambiare?". 

Parla in maniera schietta Zingaretti e lo fa in maniera precisa e disegnando i tempi principali del suo programma: dare risponte alle domande dei cittadini, contrasto alla povertà, giovani e lavoro. Trova però, anche il tempo di infilare qualche stoccata: "La cultura del noi invece che l'ossessione dell'io è liberante. Dobbiamo organizzare una comunità che si senta protagonista di una ricerca di collettività. Noi in questi dieci anni, abbiamo litigato troppo e discusso poco, questa è stata la tragedia". 

La grande questione per Zingaretti, quindi, non sono i nomi, le persone, ma mostrare una pratica nuova, diversa. L'imperativo è andare da chi non ha più votato PD, per comprenderne le ragioni, per comprenderne il perchè e capire quindi cosa si deve cambiare. Questo è il senso di Piazza Grande".

Zingaretti ribatte sul concetto di umiltà, invitando il partito a ritrovarla così come chiede apertura verso gli altri. Ritiene infatti necessaria la collaborazione con gli "altri", perchè "da soli non si va da nessuna parte". Un rapporto con gli altri fatto di "una cultura politica comune". Piazza Grande come inizio di un metodo. Non bisogna avere paura delle diversità abbandonando l'ossessione di aver sempre ragione mentre qualcuno ha sempre torto non è più possibile perchè poi alla prova delle urne si perde.

Autocritica ed introspezione per trovare nuovi stimoli per ripresentarsi agli elettori, ma impossibile non affrontare anche i temi caldi della politica e dare quindi un giudizio sulla manovra, cartina di tornasole dell'azione di ogni governo. Quella della coalizione giallo-verde "è inesistente" - sentenzia - "presentata a settembre, a dicembre ancora non se ne conoscono i contenuti".

Impietoso il giudizio di Zingaretti sul Governo che giudica dannoso. Al bisogno di infrastrutture del Paese si risponde invece con il blocco di tutte le opere. Così come all'annuncio dell'abolizione della povertà ne è seguito l'aumento: maggiore indebitamento, aumento del costo dei mutui, sfiducia nella sottoscrizione del debito pubblico; la ripresa che c'erà è stata affossata e l'occupazione cala di nuovo è la sintesi di Zingaretti che punta nel cambiamento del PD come unica via di salvezza del Paese.



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