Presentato alla Rocca dei Rettori il libro di Frediano Sessi "Elio, l'ultimo dei Giusti"

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Molto partecipata stamani, presso la Sala Consiliare della Rocca dei Rettori, sede della Provincia di Benevento, la presentazione del libro di Frediano Sessi “Elio, l'ultimo dei Giusti. Una storia dimenticata di resistenza” (Marsilio Editore, 2017) in occasione delle manifestazioni per il “Giorno della Memoria”. 

Indetta dalla Provincia, nell’ambito delle iniziative del “Giorno della Memoria”, con il patrocinio della Prefettura, della Comunità Ebraica di Napoli, del Circolo Manfredi e della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo, l’illustrazione al pubblico dell’ultima fatica editoriale di Sessi è stata introdotta dalla giornalista Enza Nunziato. Sono stati soprattutto gli alunni del Liceo Scientifico “Rummo” e dell’Istituto Magistrale “Guacci” di Benevento ad animare la manifestazione con la loro presenza e la loro testimonianza.

Il nucleo centrale del libro, ha sottolineato la Nunziato, riguarda il coraggio di un uomo semplice e buono che non esitò a salvare uomini e donne da un pericolo imminente e concreto che ne minacciava la vita per un puro e semplice afflato umanitario, quello stesso che mancò a quei tanti milioni di individui europei che lasciarono consapevolmente morire nei campi di concentramento ebrei, rom, gay, altre minoranze perseguitati in nome dell’antisemitismo. Sessi narra, dunque, la storia di una persona come tante, Elio, che, tuttavia, ha dichiarato la Nunziato, merita di essere ricordato tra i “Giusti”, cioè tra coloro che hanno avuto il merito di aver salvato dallo sterminio loro consimili che non avevano altra colpa se non quella di non appartenere alla “razza superiore”. La Nunziato ha auspicato che i ragazzi del “Rummo” e del “Guacci” presenti in Aula presentino la candidatura di Elio quale “Giusto”.

Il Presidente Lidu, Luigi Diego Perifano ha detto che scopo principale dell'impegno intellettuale e culturale di Frediano Sessi, confermato nel suo ultimo libro, è quello di raccontare storie definite “minori” allo scopo di diffondere la conoscenza di vicende sconosciute ai più, ma ricche di valori universali e di insegnamenti che debbono animare la vita di tutti gli individui. Il palcoscenico degli umili e di chi soffre, ha rimarcato Perifano, insegna spesso agli uomini molto più che il palcoscenico dei grandi e di chi è ricco. Lo dimostra la vicenda storica rievocata dal docente di sociologica dell’Università di Brescia e che riguarda Elio, un contadino toscano, 21enne, disabile, con un livello di istruzione assai modesto. Il protagonista del libro di Sessi, che nel 1943, essendo stato riformato, lavorava nei campi quale bracciante: mentre divampa la lotta tra nazi-fascisti e partigiani nel nord Italia, salva, sia pur dopo un tentennamento, due partigiani da morte sicura, senza particolari ragioni se non quelle della spinta umanitaria e peraltro non avendo aderito ad alcuna formazione politica. Egli trasportò i feriti in una sorta di ospedale da campo partigiano, nascosto in una fitta boscaglia. Tradito da un conoscente, viene fatto prigioniero in un campo di concentramento nazista. Qui, Elio, pur avvertendo la precarietà assoluta della sua condizione (“Eravamo sempre con la morte alla gola”), da eroe per caso, diventa un uomo più consapevole e coraggioso, perché capisce quali siano i valori per i quali egli si è battuto: la liberà, la tolleranza, la dignità. Perifano ha, quindi, ripercorso, rileggendo passi del libro di Sessi, la maturazione politica di Elio durante la prigionia. Il presidente della Lidu ha quindi introdotto nel suo ragionamento alcuni fatti ed eventi di stretta attualità, parlando, ad esempio, della legge, appena approvata, in Polonia, che punisce chiunque accosti la persecuzione ebraica alla nazione polacca: Perifano ha voluto con ciò dimostrare che rievocare vicende del passato è sempre utile in quanto il veleno del “negazionismo” è sempre presente nella storia d’Europa.

Concludendo i lavori, Sessi ha sottolineato che la scelta umanitaria e coraggiosa di Elio non fu affatto automatica: era una persona assai umile, che pensava solo a come aiutare quello che restava della sua Famiglia in tempo di guerra, senza alcuna riflessione di natura politica. Picchiato e torturato dai nazi-fascisti per ottenere da lui la confessione sul supposto crimine, Elio non tradì mai. Anzi, egli giunse persino, una volta finita la guerra e nata la Repubblica italiana, a non denunciare a sua volta chi lo aveva tradito in tempo di guerra: “avrà avuto le sue ragioni”, disse per motivare questo suo rifiuto. Elio fu un uomo generoso, anche perché finì dimenticato da tutti, anche dai suoi compagni, o supposti tali, nonché dalla stessa Repubblica italiana che, accampando ragioni meramente burocratiche, non volle riconoscere il suo sacrificio, sebbene egli in definitiva avesse salvato da morte certa almeno una quarantina di italiani (i partigiani feriti e gli altri che si trovavano nell’Ospedale partigiano). In realtà, ha detto Sessi, il nostro Paese ha molto da farsi perdonare per l'indifferenza mostrata nei confronti degli stessi prigionieri militari italiani deportati: ma bisogna anche ricordare che nemmeno la virtù quotidiana dell'altruismo, virtù sublime di un uomo che vuole vivere da uomo, gode di grande considerazione. Eppure, ha ribattuto Sessi, si tratta di un tratto fondamentale della vita di relazione della società civile.



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