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18/7/2015 :: 10:52:19

Rapporto Migrantes-Caritas. Italia ultima per stranieri ospitati, ma fa comodo far credere il contrario

il tavolo dei relatori
il tavolo dei relatori

Presentato nella prima serata di ieri a Telese, nel parco delle Antiche Terme Jacobelli, in occasione della seconda edizione di “Telesia for Peoples” il XXIV ‘Rapporto Immigrazione 2014 – Caritas Migrantes’. Ha sciorinato numeri e dati mons. Giancarlo Perego, ha raccontato uno spaccato del vissuto sia economico che sociale, su di un argomento da molti un problema o una mera ‘emergenza’: il fenomeno dell’immigrazione. Sarebbero circa 232 milioni, gli uomini e le donne in viaggio per il mondo, in fuga per il mondo e dai propri stati di appartenenza per svariate ragioni, “guerre, persecuzioni, regimi dittatoriali, estrema povertà, cataclismi”. 

All'evento erano presenti monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, il Prefetto Mario Morcone, Capo Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, il vicepresidente della Regione CampaniaFulvio Bonavitacola, l’on. Nunzia De Girolamo, don Alfonso Calvano direttore regionale Fondazione Migrantes della Campania, il sindaco del centro termale Pasquale Carofano ed il vicario generale della diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’Goti mons. Antonio Di Meo. A coordinare i lavori, Mario Sechi ex direttore de Il Tempo, giornalista di Radio24 - Il Sole 24 Ore. Presenti anche il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, il Consigliere regionale Iannace, Il Prefetto ed il Questore di Benevento, i vertici militari e molte altre personalità politiche. Un parterre d'eccezione per un tema importante e scottante, che vede protagoniste non solo le province di frontiera della nostra penisola, ma l'intero paese.

Un fenomeno quello dell’immigrazione che ha contraddistinto da sempre la vita sul pianeta terrà. “Gli stranieri in Italia – ha spiegato mons. Perego – sono 4milioni 922mila (in Campania 203.823, ndr), 6.707 quelli che vivono nel Sannio, 1 a 10 è il rapporto se si considera che la provincia sannita ha perso per emigrazione circa 56mila unità”. Insomma, una risorsa. Perché molti di loro hanno ripopolato intere zone che sarebbero andate incontro ad una desertificazione senza precedenti. Ma sono tutti irregolari? Sbagliato, “la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammonterebbe al 10-15%”. Ma arrivano tutti in Italia? La risposta è no. Tra i Paesi europei, l’Italia è agli ultimi posti per numero di ospitalità degli stranieri, dietro di lei solo la Spagna. Inoltre, “Il numero totale di stranieri residenti nell’Unione Europea – si legge nel rapporto Migrantes – Caritas – al 1 gennaio 2013 è di 34,9 milioni di persone, pari all’8,4% del totale della popolazione”. Ad inizio 2014, “il totale dei permessi di soggiorno rilasciati ammontano a 3.874.726 (con una riduzione rispetto all’anno precedente del 2,9%) e di questi, il 49,2% riguardano donne. Considerando, invece, i motivi dei soli permessi di soggiorno a termine (1.695.119), si conferma la prevalenza dei motivi di lavoro (48,2%) e di famiglia (40,8%)”. Inoltre, “il 23,9% dei permessi riguarda soggetti cha hanno un’età fino ai 17 anni, tenendo conto che in questi sono compresi anche i minori non accompagnati. Le altre fasce d’età maggiormente numerose risultano quelle che vanno dai 35 ai 39 anni (11,7%) e dai 30 ai 34 (11,6%)”. 


Ma perché i migranti sono una risorsa? Stando alle parole di mons. Perego “le loro tasse hanno salvato il sistema pensionistico italiano, altrimenti avremmo rischiato di finire come la Grecia”. “Saldo positivio – commenta il direttore della Fondazione Migrantes – perché tra quello che i migranti versano nella casse statali e quello che ricevono in servizi sociali c’è un attivo pari ad 1 miliardo di euro”. Creano impresa, “+11% le aziende nate e gestite da migranti contro un netto –4% per quelle italiane producendo l’8,8% della ricchezza nazionale che ammonta a circa 123miliardi di euro”. Non proprio bruscolini.



Cambia inoltre anche il modo di concepire il matrimonio e la famiglia, la società generando vita, infatti, “nel 2013 sono state celebrate 26.080 nozze con almeno uno sposo straniero, il 13,4% del totale dei matrimoni”. Analizzando i microdati della Rcfl-Istat, emerge anche “che nel I semestre del 2014 vi sono 2.441.251 occupati stranieri (che costituiscono l’11% del totale degli occupati) di cui 1.627.725 non-Ue (66,7%) e 813.526 lavoratori comunitari (33,3%)”.

I migranti hanno anche salvato le scuole italiane. “Senza gli 802.705 studenti stranieri, sarebbero state chiuse 3500 scuole (il che avrebbe significato cancellazione delle annunciate assunzioni ndr)”, discorso che si ripercuote anche sull’università, “quella italiana attira il minor numero di studenti stranieri”. Duri anche i commenti sull’edilizia popolare “ferma – ha sentenziato mons. Perego – al piano Fanfani degli anni 50, con l’86% degli stranieri che vive in affitto” e sul populistico mito del nazionalismo che serve oggi più che mai solo a racimolare consenso politico”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Prefetto Morcone, Capo Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno secondo il quale non bisogna mai perdere di vista il fatto che “sono persone e non semplici numeri”.

Morcone, ha poi ribadito che il governo non cederà “al ricatto di una parte politica che ha fatto di questa storia, la sua speranza di rinascita nell’Italia repubblicana”. “Noi continueremo a fare quello che è giusto fare – ha aggiunto – mi dispiace” riferendosi poi ai fatti accaduti nelle scorse ore a Roma e Treviso.



Più netto il commento dell’on. Nunzia De Girolamo, “da cattolici, senza dubbio abbiamo l’esigenza dell’accoglienza, del sostegno, dell’integrazione, proprio la pietas umana rispetto alle persone che vengono qui con delle difficoltà. Ma abbiamo anche il dovere – continua – di controllare i flussi ed il dovere di non trasformare un fenomeno come quello dell’immigrazione in un dramma, perché oggi viviamo un dramma enorme con delle responsabilità che al 50% ha il governo Renzi e al 50% l’Europa, perché un po’ su tutte le cose sta girando la testa dall’altra parte e non credo che nei prossimi giorni ci darà grandi soluzioni”.

“Un problema dunque – sottolinea la De Girolamo – di cui dovrebbe farsi carico tutta l’Europa ed i Paesi che vi partecipano. Basta vedere come la Francia affronta, in maniera più netta l’emigrazione”. Responsabilità che Renzi non ha saputo affrontare, perché “abbiamo perso con la presidenza del semestre europeo una grande opportunità, dove potevamo affrontare il tema dell’immigrazione come tema centrale e porre dei paletti netti”. “L’Europa – commenta ironicamente – non ha più Mitterrand ma tantissimi che fanno il selfie e con i selfie non fermiamo l’immigrazione”. “Sarebbe bello – ha aggiunto – avere delle città che si integrano e che fanno dell’integrazione un’occasione di sviluppo, ma quello è un altro tipo d’immigrazione: controllata. Oggi qui abbiamo un problema anche di sicurezza, perché siamo anche in un Paese dove non si rispettano le regole”. Pungente il passaggio sui centri di accoglienza e i fondi elargiti alle cooperative, con chiaro riferimento all’inchiesta su “Roma Capitale”. “Non vorrei scoprire che tra 3 o 4 anni – ha concluso – scoprissimo, e siamo tutti responsabili nessun esente, che Mafia Capitale è in tutti gli Enti, le Regioni perché dietro l’immigrazione si nasconde un grande business”.

Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania commentando le parole della De Girolamo ha detto che “non scopriamo l’acqua calda”. L’intervento di Bonavitacola è partito da lontano, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. “Noi abbiamo perso questa identità, presi da contrapposizioni ideologiche ed economiche. Dobbiamo riappropriarci della persona come riferimento fondamentale delle nostre scelte" – ha affermato il vicepresidente della Regione, continuando – "esiste un problema di sicurezza, legato al fenomeno dell’immigrazione anche in Campania ma gli strumenti della repressione devono saper essere azionati in maniera appropriata, questo è il modo di dare sicurezza e favorire l’inclusione sociale, non bisogna essere razzisti ma far rispettare le regole”. 

È tornato poi a parlare anche mons. Perego che ha posto un altro problema relativo alle norme presenti nel paese, “una realtà va governata – ha puntualizzato – ma bisogna riflettere anche sugli strumenti che abbiamo”. Il riferimento è alla legge Bossi-Fini che “ha speso il 95% delle risorse per un pezzo di carta, ma quando uno esce dalla Questura non ha per due anni il medico di famiglia, nelle scuole non c’è mediazione culturale con il 17% di abbandono scolastico: anche questa è sicurezza”.



In conclusione, tanti i limiti riconosciuti, dalla mancanza di una politica comune dell’asilo, al coraggio mancato della politica di voler affrontare il tema dell’immigrazione legale, fino al “pericolo dell’invasione” che tenta di arrivare semplicemente alla “pancia degli elettori”. Un'Italia, dai due volti, quella che tende la mano, e quella del non sono razzista ma.. che nasconde una paura crescente del diverso, dell’altro creando differenze ulteriori a quelle già esistenti: etniche e razziali. In sostanza, bisognerebbe creare e basare l’accoglienza sul diritto alla cittadinanza ed alla mobilità.

Il flusso continuo, ha disfatto schemi e leggi. Re-distribuire i diritti, potrebbe dunque essere la chiave di volta per risolvere il “problema immigrazione”. Anche perché un’invasione non si assesta con un dato di presenze straniere pari all’8,1%. Un discorso che la Chiesa porta avanti con coraggio, dimostrando di essere più attenta alle esigenze delle persone che “ai numeri”. 

Michele Palmieri



:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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