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10/3/2017 :: 9:10:54

Mastella si confronta sui temi della coesione nell'incontro di Cives

Cives ospita Clemente Mastella che si cimenta sul tema della coesione
Cives ospita Clemente Mastella che si cimenta sul tema della coesione

Chi sperava di fare esercizio di ottimismo e di fiducia, ieri sera, nell’atmosfera classica di Cives - laboratorio al bene comune, sarà rimasto perplesso. Sarà che parlare di coesione, in questo momento storico, appare azzardato se non anacronistico, ma al consueto appuntamento quindicinale dal vaso di Pandora è scappata via anche la speranza.

Almeno questa è l’impressione che si è avuta dall’intervento del sindaco Mastella. Non più confortante è stato l’intervento di Don Mario Iadanza, direttore dell’Ufficio Cultura e Beni culturali della Diocesi della città. Ettore Rossi, direttore di CIVES, ha introdotto i lavori riconducendo la società attuale alla divisione in tre macro gruppi, secondo la classificazione che ne fa il sociologo Ricolfi. Al primo appartengono le persone che in qualche modo sono garantite: sono i dipendenti delle grandi aziende. Il secondo gruppo è già a rischio: vi fanno parte i lavoratori senza fisso reddito, quelli delle piccole imprese, per intenderci. Infine ci sono i “neet”, per lo più giovani, che non sono in un percorso di studi o di formazione, né lavorativo. Vivono in una sorta di limbo sociale, da cui è difficile venir fuori.

Poi ha messo palla al centro chiamando in causa il primo cittadino di Benevento: coesione è parola di ampio respiro che si connota di molteplici dimensioni. La società cittadina beneventana vive un momento di vulnerabilità. Si chiede al sindaco di intervenire, di operare per la coesione o inclusione sociale. Occorre intervenire tanto sul piano strutturale che su quello culturale.

Mastella riconosce che le classi medie sono ormai scomparse ovunque e la forbice della differenza sociale si vieppiù aperta: o si è ricchi o estremamente poveri. Comincia con l’elencare gli ingredienti di base per poter porre in essere strategie di inclusione: occorrono parti sociali pronte a cooperare ed un fondo di energie culturali da cittadini pronti al cambiamento, “Invece, mi trovo in solitudine su entrambi i fronti”, dichiara con un velo di amarezza. “Parte della città di Benevento si sta dimostrando riottosa alla svolta culturale”, aggiunge e ricorda l’impegno per lo smantellamento dei parcheggi abusivi, per l’assegnazione delle case popolari ai veri bisognosi. Tutti caduti nel vuoto. “Sono prigioniero politico di ciò che non ho fatto io e che è precedente alla mia amministrazione”.

Cita anche una delle vicende amministrative più disastrose: la mensa scolastica. “Sono iscritti duecento bambini ma solo novanta pagano regolarmente il ticket”. Poi aggancia uno dei motivi per cui la mensa non decolla “Come si fa a caricare sulla comunità le spese di chi non paga per il servizio reso?”, si interroga retoricamente. Anche sulla Sanità Mastella lamenta di non poter essere più incisivo. “Avevo in mente l’istituzione della “badante di prossimità”, figura semiprofessionale, in grado di regalare un po’ di respiro a quanti sono impegnati l’intera giornata nella cura di un proprio caro, al punto di vedere azzerata la propria esistenza”. Ma il progetto è ancora sulla carta.

Sulla questione migranti ritorna ad essere ironicamente incisivo. “Non vedo molti buoni samaritani in giro. Eppure la città pullula di centri di accoglienza per migranti”. Lamenta la facilità con cui è stato concesso di attivare centri di accoglienza. “Sono diventati tutti gestori. Sono stati accolti migranti in misura maggiore rispetto alla capacità reale e prima o poi mi aspetto che la città esploda come città razzista, non perché Benevento lo sia, ma per le conseguenze di un eccesso di presenze, non facilmente gestibili”.  Sul reddito di cittadinanza si dice favorevole, ma ancora torna sul tasto dolente della scarsa manifestazione di dignità e di onestà. “Temo che nelle nostre zone i 400 euro possano incentivare la pigrizia”. 

Don Mario Iadanza riprende il tema migranti e parla senza mezzi termini di ipocrisia, quale tratto che ci globalizza. Cita le banche responsabili di accogliere i petrodollari, gli stessi con cui si finanziano le armi e le guerre nei luoghi di provenienza di chi è costretto a lasciare il proprio paese di origine. Denuncia l’accoglienza facile della richiesta di costruire nuove moschee con l’imposizione di imam radicali. Della democrazia annuncia la morte imminente. “Il panorama geopolitico è inquietante” - dice - “e le istituzioni sono sempre più deboli per reagire”. Di Benevento ha una visione addirittura apocalittica. C’è un avvitamento generale della città su se stessa. Poi si volge a parlare del sistema viario: “paradossalmente era più facile viaggiare nel ‘700”. Si riferisce alla frana che da circa sei anni preclude la viabilità in direzione Campobasso.

Ci pensa Filiberto Parente, direttore regionale per le ACLI, a riportare positività tra i presenti. Trova ancora possibile parlare di welfare di comunità, a patto che le istituzioni e il privato sociale o di servizi trovino sinergie collaborative. “La società ha bisogno di una politica forte, che sappia guardare lontano, al di là della beghe locali o momentanee”, afferma. Sul tema dei migranti ha anche lui una ricetta vincente: trasformare il “potenziale pericolo” in risorsa, partendo da politiche di integrazione che riportino le persone sulla via per riguadagnare dignità. L’inclusione passa, secondo il direttore delle ACLI, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, in primis e magari, nell’impiego dei neocittadini nella cura dei beni territoriali e conclude affermando che “Alla politica non si chiedono buoni samaritani, ma politici che si attivino con competenza e trasparenza”.

La conclusione ad Ettore Rossi, che strappa al titolare di Palazzo Mosti la promessa di un dialogo per pensare ad un “regolamento per l’amministrazione condivisa”, con cui consentire ai cittadini di prendere in carico strutture pubbliche dismesse, ove condurre iniziative di solidarietà.

Sonia Caputo



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