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Quell’aureo silenzio



L’Istituto per le case popolari ha annunciato che potrà costruire 72 alloggi a edilizia agevolata tra Pacevecchia e Ponte delle Tavole. Il bando dovrebbe uscire a giorni e si può prevedere l’arrivo, nella sede di via Theodor Mommsen, di molte domande in più dell’offerta, date la fame di alloggi e le cifre astronomiche raggiunte dal mercato immobiliare nella modesta realtà economica locale: anche 4.000 euro al metro quadrato! La corsa a quelle case sarà affollata, nonostante, negli Anni Novanta, l’ultima, analoga realizzazione (di circa 600 alloggi dell’Iacp a Fontanelle, Pacevecchia e S. Maria degli Angeli) sia stata tutt’altro che memorabile: per il mancato rispetto dei tempi di consegna previsti e per la qualità del prodotto finale. Questi ultimi insediamenti sono subito diventati dormitori. File di casette monofamiliari in verticale, con un fazzoletto per giardino, poste nei pressi del Sabato o immediatamente a monte del luogo dove verranno realizzate le appena annunciate, a scendere, sulle falde marginali della collina di Pacevecchia. Questa zona in particolare (potenzialmente, tra le più belle e salubri di Benevento) è stata una di quelle “preferite” per gli insediamenti popolari dell’Iacp. Là e nell’area di Capodimonte, negli anni Settanta e Ottanta, sono stati creati due quartieri-ghetto che tali sono rimasti. Questi sono i fatti con i loro precedenti storici, ricordati nella speranza che, almeno nei modi e tempi di realizzazione degli alloggi, i nuovi amministratori dell’Iacp siano in forte discontinuità con il passato.

Cerchiamo, da anni, di tenere alta l’attenzione quando si annunciano delle nuove, consistenti edificazioni, perché, inesorabilmente, via via che sono state realizzate, hanno peggiorato la qualità urbanistica della città. Da ultimo, a giugno, l’abbiamo ribadito per i 400 nuovi alloggi al Rione Libertà, propagandati dalla Giunta Municipale. Si tratta, infatti, solo di “buone” intenzioni, dato che finora mancano i finanziamenti. Proviamo ad allarmare, perdurando il totale disinteresse su tali questioni, fondamentali per una comunità. I dirigenti dei partiti non ne parlano, pubblicamente, benché inondino gli organi d’informazione di dichiarazioni per lo più fatue o di mera polemica tra schieramenti. Ma aspettarsi atteggiamenti virtuosi da loro, di questi tempi, è per lo meno ingenuo. Gravissimo è che neanche ne parlino le altre espressioni della società, come le associazioni imprenditoriali, i sindacati e gli ordini professionali che, una volta, facevano sentire la loro voce, se non su casi specifici, almeno sulla pianificazione in generale, su un’idea di città. Oggi, dobbiamo purtroppo constatare che, ad esempio gli Ordini, sono assurti agli “onori” della cronaca cittadina solo per la mancata nomina di loro rappresentanti in una commissione consiliare del Comune. Ebbene, dobbiamo dedurre che si occupano solo dei profili strettamente professionali dei loro iscritti? Non credono di avere titoli per dire la loro su questo insediamento di case a Ponte delle Tavole? Non hanno nulla da far sapere - alla città - sul Piano Urbanistico Comunale e sul nuovo Piano Regolatore Generale che non arrivano benché siano stati annunciati con clamore dalla Giunta in carica? Non cerchiamo facili capri espiatori: se è vero che i politici, qui e altrove, lasciano a desiderare, la società che li esprime non è migliore, a cominciare dagli organismi in cui si riconoscono e organizzano le categorie. Perché c’è del metodo in questo silenzio.

Questi Piani sono degli importanti strumenti che dovranno stabilire cosa fare, nei prossimi anni, in urbanistica: se cioè bisognerà recuperare il patrimonio edilizio esistente, (come e dove) e/o se si dovrà espandere l’area edificata, (dove e come). Se a Benevento non si aprirà un dibattito pubblico prima della loro approvazione si deciderà privatissimamente, tra studi professionali legati a qualche partito, una volta contemperati gli interessi dei proprietari detentori della rendita fondiaria o immobiliare. Tutelati i potenti, si faranno i disegni! Cioè, si metteranno le carte al posto “giusto”. Quest’esito non è una previsione, sarà solo la prosecuzione di una storia “di fortune” che si ripete, uguale a se stessa, da decenni.
Il silenzio di cui parliamo, quindi, non dipende dalle pur gravi ignavia, sciatteria, superficialità o ignoranza del modus operandi in materia urbanistica. E’ un silenzio, diciamo così, d’attesa. Quella, più “innocente”, derivante dalla speranza del “si costruisca comunque, tutto farà brodo”. Forse “giustificata” dai dimagriti guadagni professionali, rispetto all’età d’oro del dopo terremoto e determinati dalle poche commesse e dalla concorrenza per l’aumentato numero di professionisti nel settore. Quella più interessata di chi sa di essere (o lo presume) prossimo al sancta sanctorum e punta a un pezzo di polpa o soltanto a delle appaganti briciole.

E’ una vicenda serissima. La passata Giunta di centrodestra riuscì a mediare su molti interessi, non sul Piano Urbanistico Comunale. Non è detto che ci riesca questa in carica. Ma se accadrà, se verrà improvvisamente alla luce, non ci si sorprenda… Il silenzio sarà stato ancora una volta d’oro.



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