Rapporto DIA, la mappa criminale del Sannio resta immutata: "Territorio comunque esposto"

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Nel Sannio, “non si sono registrati mutamenti di rilievo negli assetti delle organizzazioni criminali di stampo camorristico". 

“La camorra conferma il peculiare assetto organizzativo privo di un organismo sovraordinato all’intero sistema criminale, composto, invece, da una galassia di clan dal potere consolidato e da un sottobosco di gruppi, spesso tra loro in conflitto per la supremazia su un determinato territorio e per la gestione monopolistica delle attività illecite”.

È quanto emerge dall’analisi (1 semestre 2018) e dalla relazione del Dipartimento Investigativo Antimafia secondo cui, “l’azione investigativa, i conseguenti arresti e sequestri dei patrimoni illeciti e l’aumento esponenziale di collaboratori di giustizia hanno comportato, il depotenziamento di alcuni storici sodalizi”.

Questo, ha poi portato ad alcuni risultati: “alla scomparsa dei capi carismatici” e dunque ad vuoto di potere che è stato poi colmato da “familiari” o “esponenti di secondo piano” che “non sempre hanno mostrato pari capacità”. In altre parole: “L’assenza di una solidità gestionale è degenerata in lotte intestine, che hanno inciso sulla stabilità di un gran numero di organizzazioni camorristiche”. Ovviamente, tali conclusioni non valgono per tutti i “clan”. Altri, secondo la DIA: “hanno dimostrato, nel corso degli anni, una notevole capacità di riorganizzazione, nonostante le sentenze di condanna emesse nei confronti dei vertici e i contrasti con clan avversi”.

Per gli investigatori: “Il sistema criminale campano opera in tutti i settori d’interesse delle associazioni mafiose, con alleanze con gruppi operativi in altri territori, laddove queste si rivelino funzionali al raggiungimento dei propri scopi. Le intese sono frequenti per le attività connesse al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e alla contraffazione”.

Non solo droga. Affari anche su gioco, sanità e contraffazione

“Le organizzazioni campane – si legge nel rapporto – rappresentano, in molti casi, il terminale di ingenti partite di droga destinate ad essere immesse sulle piazze di spaccio locali ed in altre regioni. Il traffico di stupefacenti si avvale di solidi contatti internazionali, soprattutto in Europa (Germania, Belgio, Olanda, Spagna, queste ultime, da sempre, rifugio di latitanti campani) e Sud America, Paesi dove sono stabilmente insediate cellule dei clan che mantengono contatti diretti con i trafficanti locali”.

Diverse indagini testimoniano l’interesse di alcune organizzazioni camorristiche, casertane e napoletane, nella gestione delle slot machine e delle scommesse sportive online mentre la contraffazione torna di moda. “Si tratta – spiega la DIA – di attività dalle quali i clan traggono ingenti profitti sia direttamente, riuscendo a gestire tutta la filiera delle operazioni che attengono ai giochi, sia indirettamente, attraverso prestiti a tassi usurari a giocatori affetti da ludopatia. Quello del gioco è solo uno dei tanti settori dai quali si evince che le organizzazioni camorristiche non si limitano, in una logica parassitaria, a consumare reati vessando imprenditori, commercianti e comuni cittadini, ma si sono direttamente inserite nella gestione di attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso circuiti ufficiali. Un altro settore dove si ravvisa, sempre più di frequente, l’infiltrazione della criminalità organizzata è la sanità. Le evidenze investigative più ricorrenti, che danno riscontro anche a dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, riguardano le tangenti richieste alle ditte che erogano i servizi ospedalieri, soprattutto napoletani. Altro settore dal quale i sodalizi camorristici traggono profitti è la contraffazione, attività tornata in crescita nell’ultimo periodo”.

Legami con imprenditori e politica

Per la DIA: “È evidente che solo grazie alla rete di relazioni consolidate con esponenti della politica, delle istituzioni e delle professioni, i clan riescono ad aggiudicarsi importanti lavori pubblici, imponendone l’affidamento a ditte collegate o facendosi assegnare servizi di manovalanza nei sub-appalti”. L’attività svolta dai Gruppi Ispettivi Antimafia, finalizzata a verificare infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore degli appalti, anche attraverso imprese collegate, conferma: “il patologico interesse dei clan nella gestione dei rifiuti, nell’accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri, nella custodia e mantenimento dei cani randagi in canili attrezzati, nella fornitura del calcestruzzo, nel nolo a caldo(un contratto che prevede il noleggio non solo di un’attrezzatura, ma anche del personale addetto al suo utilizzo, ndr.), nella realizzazione di lavori edili in generale, nella realizzazione e successiva gestione di impianti sportivi, interessando a volte gruppi di società”.

La situazione nel Sannio

Nel corso del semestre secondo la DIA, nel Sannio, “non si sono registrati mutamenti di rilievo negli assetti delle organizzazioni criminali di stampo camorristico presenti nella provincia beneventana”.

“Il territorio appare – si legge – comunque, esposto a reati di criminalità comune, in particolare quelli contro il patrimonio, con un’incidenza maggiore delle rapine in danno degli esercizi commerciali ubicati nelle aree confinanti con la provincia di Caserta. Sul territorio provinciale operano i clan Sparandeo, Pagnozzi, Nizza (vicino agli Sparandeo), i Saturnino-Bisesto (vicini agli Sparandeo ed ai Pagnozzi) sono operativi nella valle Caudina, gli Iadanza-Panella sono presenti nella zona di Montesarchio e Bonea, mentre gli Esposito nella valle Telesina. A fattor comune, le menzionate organizzazioni avrebbero, quale primaria fonte di guadagno, i traffici di stupefacenti. Vale la pena di richiamare, in proposito, l’operazione conclusa, nel recente passato, dall’Arma dei carabinieri, con l’esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dalla DDA di Napoli. I soggetti raggiunti dal provvedimento, che disponevano anche di armi, avevano costituito un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio di denaro e al traffico internazionale di stupefacenti (cocaina, hashish e marjuana), che venivano poi rivenduti nei comuni di Benevento, Montesarchio, Caserta, Avellino e Napoli”.



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