Borsa Italiana. Anno record per le piccole e medie imprese del Belpaese

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Per l’AIM Italia quello appena trascorso è stato un anno da incorniciare.

Il mercato di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese italiane ha fatto registrare una raccolta da 1,26 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 500% rispetto al 2016 e ventiquattro nuove imprese quotate. A mettere insieme tutti questi numeri ci ha pensato l’Osservatorio AIM Italia di IR Top Consulting, partner Equity Markets di Borsa italiana. Anche se di poco, questa tendenza ha superato il picco dei 22 ingressi messo a segno nel 2015.

Pensato prettamente per le PMI più dinamiche e competitive del Paese, l’AIM offre loro la possibilità di accedere in modo diretto agli investitori interessati proprio a questa tipologia di imprese. E' stato concepito per offrire un percorso flessibile in grado di garantire un certo livello di tutela agli investitori. Si tratta di un mezzo alternativo al più classico canale bancario che contribuisce sempre più alla raccolta di capitale per lo sviluppo delle imprese che contraddistinguono il sistema economico italiano.

La formula vincente di questo successo? In una sola parola PIR. Sì perché tutto questo si deve soprattutto all’immissione nel mercato dei Piani Individuali di Risparmio che hanno giocato un ruolo strategico nella crescita del mercato e che sono stati capaci di indirizzare l’interesse dei nuovi investitori, incrementando la liquidità dell’AIM con una performance azionaria 6 volte superiore rispetto alla media del 2016.

Grazie ai PIR, nel complesso il listino ha toccato 95 società e se si esamina la tipologia di imprese quotate, il settore che va per la maggiore è quello della finanza, a cui fanno seguito quello delle energie rinnovabili e della tecnologia più in generale. Il podio spetta nell’ordine alla Lombardia seguita dal Lazio e dall’Emilia Romagna. Nel concreto queste PMI oggi danno lavoro a circa 18mila dipendenti (21% in più rispetto al 2015).

Il passo successivo è quello di monitorare costantemente l’evoluzione delle società e di mantenere un certo livello di informazione che consenta agli investitori di testare l’effettivo potenziale delle nuove imprese quotate. L’ingresso e la successiva diffusione dei PIR oltre ad aver attirato l’interesse verso una fetta di mercato storicamente trascurata, ha prodotti incrementi significativi negli investimenti a lungo termine come fondi pensione, casse di previdenza e assicurazioni precedentemente assenti.

I Piani Individuali di Risparmio hanno inoltre migliorato gli scambi in termini di volumi e ridotto quel gap tra performance azionarie e performance aziendali. Per questi motivi lo sviluppo del mercato deve andare nella direzione della selettività e non potrà che essere sostenuto e rafforzato proprio dai PIR che oggi rappresentano una concreta opportunità di crescita e sviluppo. 

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