L'Analisi dei flussi elettorali e le ragioni del voto: vincenti i temi assistenzialismo e sicurezza?

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Luigi Di Maio, candidato premier del M5SLuigi Di Maio, candidato premier del M5S

Studenti, precari e disoccupati scelgono il Movimento 5 Stelle. Un voto, quello del 4 marzo, che non è semplice sintomo di protesta ma voglia reale di cambiamento.

Potrebbe apparire semplicistica e forse triste, la lettura data sull’exploit elettorale del Movimento 5 Stelle. È banale e riduttivo archiviare il tutto sotto la frase: “i grllini al Sud hanno vinto perché vige l’idea dell’assistenzialismo e perché hanno promesso il reddito di cittadinanza". I grillini, infatti, ne parlano da anni. Se usiamo poi la cartina di tornasole del Referendum per la Riforma Costituzionale, nonostante gli 80 euro, la sconfitta di Renzi al Sud fu sonante. Allo stesso modo, può apparire dozzinale anche la lettura data sull’affermazione al Nord del centrodestra (Lega in primis) sintetizzando tutto sotto le voci: “prima gli italiani” e “flat tax”.

Analizzando i flussi, infatti, è facile notare come a votare i 5 Stelle siano stati soprattutto i giovani (18-30 anni al 44%, 31-44 anni al 40%), percentuale che scende con l’avanzare dell’età (45-64 al 30% e oltre i 65 anni al 19%). Diversamente la Lega che invece cresce più con l’avanzare dell’età (13% tra i 10-30 anni, 17% tra i 31-44 anni, 19% tra i 45-64 anni e 18% tra gli over 65). Il PD, tra i giovani scivola al 15% risale nell’età 45-64 anni e sfiora il 30% (27% ad essere precisi) tra gli elettori con oltre 65 anni.

Se il Movimento 5 Stelle sfonda tra i giovani (30% dei laureati, 37% dei diplomati e 24% licenza media/elementare) e non tra i pensionati un motivo ci sarà. Se si fa un confronto tra temi e voti è facile evincere che i grillini sono stati scelti dalla categoria dei rassegnati (33%) e pessimisti (42%) ma anche da chi crede che la preoccupazione maggiore sia la mancanza di lavoro il 35% (21% per elettori PD e 14% per elettori Lega) reddito basso il 31%(17% PD e 18% FI) e tassazione eccessiva il 31% (15% PD e 18% FI). A preoccupare invece l’elettore della Lega è invece la sicurezza e l’immigrazione che tocca il 41%(14% per elettori PD e 11% per elettori FI) mentre al 20% la tassazione (18% per elettori di FI e 15% per elettori PD).

Analizzando anche il voto per titolo di studio viene fuori un quadro chiaro: il 30% dei laureati ha scelto il M5S (22% il PD, 13% Lega, 10% FI). Stesso discorso per i diplomati (37% M5S, 17% PD, 18% Lega, 13% FI) e coloro che invece hanno la licenza media o elementare (24% M5S, 19% PD, 22% Lega, 24% FI). Anche si analizza il dato elettorale rispetto alle categorie lavorative è possibile ancora notare la trasversalità del voto. Ha votato M5S il 50% dei disoccupati, il 20% dei pensionati, il 31% delle casalinghe, il 33% dei lavoratori autonomi, il 32% dei dipendenti pubblici, il 34% dei dipendenti privati, il 39% dei precari ed il 49% degli studenti. Media altissima se si considera che solo l’8% dei disoccupati ha votato PD(16% Lega e 10% FI) e solo il 7% degli studenti ha votato FI(14% PD, 12% Lega) o che solo l’11% dei precari ha votato FI(19% Lega e 14% PD).

Insomma, il Movimento 5 Stelle (ma anche la Lega che del Sud parla in maniera spicciola) ha saputo non solo rosicchiare voti alle forze sistemiche - incapaci di leggere il paese reale - ma spogliarsi della veste di forza antisistema trasformandosi in un partito, forse interclassista, capace di raccogliere anche ‘anime diverse’ e dunque non solo il ‘terrone in cerca di assistenzialismo’. Mi spiego meglio: non esiste più il M5S del "tutti a casa" o meglio non è più quello. Di fatto il M5S appare come il nuovo partito centro, ovvero quel luogo in cui è possibile riunire - in stile DC - anche un elettorato di diversa estrazione. Detto questo, il fulcro della questione è ben altro e si gioca tutto sul dualismo tra statalismo-antistatalismo così come per la vecchia cara DC. Il M5S è dunque un partito capace di ‘accogliere’ i borghesi ‘anticasta’ che puntano il dito contro il politico che di fatto si fa sintesi di corruzione e malfunzionamento dell’apparato statale, il benestante ‘oppresso’ dal gettito fiscale e l’arrabbiato disoccupato in cerca di reddito e speranza. Altro che delegittimazione, un capolavoro. Forse, oggi, sarebbe necessario tornare a ragionare in termini di programma e di rapporti nonchè del peso specifico del Sud che di fatto, si è trasformato sempre più in voto di 'opposizione' e rivendicazione.

Michele Palmieri - Carmen Chiara Camarca


*fonte dei dati statistici: Tecnè



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